Riparte senza Sorfri il processo Calabresi di R. I.

Barbara Balzerani: «Chiedo scusa a chi abbiamo fatto soffrire» L'ex leader di Lotta continua diserta l'aula Riparte senza Se!ri il processo Calabresi Il giudice ricostruisce le fasi del delitto ma i legali degli imputati contestano MILANO. Una lunga relazione, nella quale sono state sottolineate le testimonianze di vari pentiti sulla esistenza di una struttura armata di «Lotta continua», ha aperto ieri la seconda udienza della ripetizione del processo di appello per l'omicidio del commissario Luigi Calabresi. La prima udienza, il 25 ottobre, era servita solo per rendere nota la rinuncia al processo del presidente della seconda sezione della Corte d'assise d'appello di Milano, Saverio Bagnato, motivata con la pubblicazione di alcuni articoli su un esposto presentato contro di lui al Csm da un avvocato della difesa per un'altra vicenda. Degli imputati si è presentato in aula solo Giorgio Pietrostefani, indicato insieme al fondatore di «Lotta continua», Adriano Sofri, quale mandante del delitto, e condannato come lui e Ovidio Bompressi, presunto esecutore materiale, a 22 anni in primo e seconuo grado con una sentenza poi annullata dalla Cassazione. Assente anche il pentito Leonardo Marino, condannato a 11 anni, che nei giorni scorsi è stato operato due volte per un'ernia del disco. In tribunale c'era invece, come sempre, la vedova del commissario Calabresi, Gemma Capra, insieme al figlio Paolo e all'attuale marito Tonino Milite. Per oggi sono attese le conclusione del giudice a latere Ferdinando Pincioni. Diverse le valutazioni espresse sinora dagli avvocati: se per i legali di parte civile della famiglia Calabresi è «esauriente» e «coglie lo scenario in cui è avvenuto il delitto», per il difensore di Sofri «ripercorre la sentenza di secondo grado perché, malgrado la Cassazione, ripropone le voci riferite dai pentiti, e così può condizionare la giuria popolare». Più pacato il giudizio del legale di Bompressi: «Prima di esprimermi voglio vedere come presenterà la sentenza della Cassazione per spiegare ai giurati perché sono stati chiamati a rifare il processo, in quanto non vorrei che fossero usati due pesi e due misure. Due elementi mi hanno colpito: nella puntigliosa ricostruzione delle indagini non è stata neppure citata la pista Gianni Nardi e Gudrun Kiess (che attribuiva all'estremista di destra l'omicidio Calabresi, ndr). Inoltre, sono state riproposte le dichiarazioni dei pentiti come se la Cassazione non avesse detto nulla, senza rilevare che riportano voci sentite da altri e che non indicano nulla di preciso», [r. i.]

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