Gli allievi di Gropius architetti dello sguardo e la loro paradossale coerenza di sperimentatori

Il Bauhaus a Venezia Il Bauhaus a Venezia Gli allievi di Gropius, architetti dello sguardo e la loro paradossale coerenza di sperimentatori A~l TTENZIONE: La fotografa al Bauhaus, segnala il titolo dell'interessante mostra curata da Paolo I Costantini, al Museo Fortuny di Venezia (sino al 19 dicembre). Non la «Fotografia del Bauhaus», che farebbe pensare ad una vera e propria scuola. Tutti i saggi del catalogo Marsilio, infatti, si premurano di sostenere che il Bauhaus, la scuola razionalistica (arte come industria) fondata da Gropius nel ' 19, non si preoccupò di esprimere una propria unitaria corrente di arte fotografica, tenendo conto anche che il primo insegnamento specifico della materia, professato da Peterhans, risale al solo 1929. D'accordo: ma se si pensa al ruolo di Moholy-Nagy, ai suoi imprescindibili testi teorici, alla stessa attività degli allievi che è sostanza di questa mostra così ben concertata, ci si convincerà che una paradossale coerenza esisteva tra questi involontari sperimentatori di amatorialità fotografica. Nonostante che fin troppo riconoscibile sia la lezione delle avanguardie storiche, dal dadaismo al costruttivismo russo di El Lissitzky (e magari anche di Eisenstein), al surrealismo del déplacement degli oggetti e della ricostruzione sarcastica dell'universo. a fotografare con gli occhi pieni di Corot e di Rembrandt, con gli occhi dei musei». Questi giovani Bauhausler, che usavano spesso la fotografia per documentare il loro lavoro di designer o di architetti, esaltati dalla vita collettiva e da un'euforia quasi goliardica, che trapela anche da questi fogli, certo non concepiscono la fotografia come immagine bella o decorativa. Ma come supplemento d'indagine, come goloso esperimento, come congegno per "guardare" meglio. Deformazioni ed artifici, per raggiungere una paradossale oggettività, quella stessa che Hindemith cercava nella sua musica. Visioni dal basso, dettagli radenti, prospettive sghembe e jazz, la spersonalizzazione del corpo, come un manichino di Schlemmer: soluzioni che raggiungono anche l'Italia, di pionieri quali Franco Grignani e Luigi Veronesi, come dimostra la mostra milanese alla Galleria Fonte d'Abisso, curata da Giuliana Scimè, catalogo Mazzotta, Bauhaus e Razionalismo, tra Schawinsky e Lux Feininger. [m. vali.] Prospettive da jazz Scriveva Rodcenko: «Tutto già visto e rivisto. Ci hanno educati a vedere con i canoni del tempo della nonna. Bisogna invece stimolare la gente a cambiare. Ed ecco invece che loro continuano

Luoghi citati: El Lissitzky, Italia, Venezia