«Fate morire Cristina»

Sarzana, drammatico appello del padre alla Usi che da Natale non lo assisterà più Sarzana, drammatico appello del padre alla Usi che da Natale non lo assisterà più «Fate morire Cristina» La ragazza è in coma da 12 anni SARZANA DAL NOSTRO INVIATO Per Cristina Magrini, 27 anni, la vita si è fermata un giorno d'autunno di dodici anni fa, quando fu travolta da un'auto all'uscita da scuola. Era il 17 novembre 1981 quando la bella quindicenne fu ricoverata in stato d'incoscienza all'ospedale. Immobile su un lettino, lo sguardo fisso nel vuoto. Ai genitori angosciati i medici non avevano potuto offrire che poche, rassegnate frasi di circostanza. Ma per Romano Magrini e sua moglie Maria Franca quel giorno incominciò una battaglia disperata per sconfiggere il buio in cui era precipitata la loro figliola. Senza darsi per vinti hanno lottato, aiutati anche dalla solidarietà degli abitanti del piccolo paese vicino a Bologna dove vivevano prima di trasferirsi a Sarzana: Cristina è stata portata negli Stati Uniti, in centri specializzati, per dieci anni la mamma l'ha vegliata giorno e notte, parlandole di continuo per stimolare la sua sensibilità e indurla a svegliarsi. L'ha fatto fino all'ultimo giorno di vita: due anni fa la donna è morta, stroncata da un male incurabile, e il padre è rimasto solo a combattere questa battaglia contro il destino. All'improvviso ieri Romano Magrini è parso voler cedere: dopo aver ricevuto una lettera della Usi con la quale veniva in- formato che a Natale sarebbe cessata l'assistenza prestata sinora alla figlia, il padre ha chiesto al presidio sanitario una pillola «per farla morire e mettere così fine alle sue sofferenze». Dopo tanti anni trascorsi correndo da un ospedale all'altro, dopo tante dimostrazioni di solidarietà da parte delle gente, sconosciuti che si sono alternati giorno e notte al capezzale di Cristina per aiutare la madre in quella terapia, chiamata «pattering», (picchiettio), che consiste nell'attrarre l'attenzione del malato in coma con ogni mezzo per tentare di risvegliarlo dallo stato di incoscienza vigile, sembrava impossibile credere che il padre volesse rinunciare, anzi che volesse addirittura far morire la propria figlia. «E' stata una provocazione; sono dodici anni che vado avanti così, posso continuare ancora. Non ho nessuna intenzione di liberarmi di mia figlia: per amor di Dio, sono felice di averla, non ho mai avuto un pensiero simile, pensi che se si prende il raffreddore io sto già male. Però dopo questo ennesimo sgarbo non ce l'ho più fatta a stare zitto. La mia è stata una provocazione, dopo tanti anni passati a subire in silenzio». Romano Magrini parla con voce pacata, l'ira è sbollita, è rimasta soltanto l'indignazione e la tristezza. «Da quando mia moglie è morta io sono solo: prima ci pensava lei ad accudire Cristina, a lavarla, vestirla: per una forma di pudore comprensibile non voleva che facessi io queste cose. Adesso devo pensare a tutto io: è vero, al mattino vengono due assistenti del Comune ad aiutarmi, ma per il resto della giornata rimaniamo soli. A mezzogiorno viene un dipendente dell'Usi per darle da mangiare: è un momento molto delicato, ci vuole molta pazienza perché Cristina reagisce con molta lentezza e fa fatica ad inghiottire il cibo». Qualche gi' aio fa, arriva la lettera dell'Ubi in cui si annuncia che per le festività natalizie, causa la mancan¬ za di personale, l'assistenza non poteva più essere garantita. «Ma quello che mi ha mandato in bestia è stata una frase alla fine: cogliamo l'occasione per augurarle buone feste. Mi sono sentito preso in giro e allora ho scritto quel biglietto con la richiesta provocatoria di una pillola per aiutare Cristina a morire». Quegli auguri di «buone feste» sono state la goccia che ha fatto traboccare il vaso della pazienza. «Sono anni che chiedo a tutti di indicarmi qualche struttura dove potrebbe essere ricoverata Cristina se io mi ammalassi. Io non sono eterno: se muoio, chi si prenderà cura di mia figlia? Cristina ha bisogno di assistenza continua, deve avere sempre qualcuno vicino che le parli, la interessi, tenga sveglia la sua attenzione. Se ha avuto dei piccoli miglioramenti è stato proprio per questo: mia moglie ed io non l'abbiamo mai lasciata sola, abbiamo avuto la solidarietà di decine di persone, persino i marinai in servizio di leva a La Spezia si sono alternati accanto al suo letto per parlarle, per aiutarla. Ma se io mi ammalo chi si prenderà cura di lei in questo Paese dove per le vacanze di Natale non si trova un infermiere disponibile. E poi mi agurano buone feste...». Francesco Fornarì Cristina Magrini, la ragazza di Sarzana in coma da 12 anni dopo l'incidente nel quale rimase coinvolta in provincia di Bologna

Persone citate: Cristina Magrini, Maria Franca, Romano Magrini

Luoghi citati: Bologna, La Spezia, Sarzana, Stati Uniti