In tivù con le caldarroste

In tivù, con le caldarroste In tivù, con le caldarroste D'Onofrio «dignitoso», Rosy Bindi spossata LA RIVOLUZIONE IN DIRETTA LA prima notte elettorale senza De ha avuto due parentesi tragicomiche, surreali. A un certo punto, sul Tg3, subito dopo la prima proiezione Doxa, è comparso l'onorevole de Francesco D'Onofrio, un tempo potente politico romano, con in mano un cartoccio di caldarroste. Aveva scommesso che se il suo partito fosse cceso sotto una certa percentuale, sarebbe andato a vendere castagne al Pantheon. «In fondo, il castagnaro è un mestiere dignitoso» continuava a ripetere, con un sorriso strano. L'altra immagine del collasso de era una Rosy Bindi spossata, ospite di «Milano, Italia». La vergine non più guerriera, molestata dal pimpante onorevole missino Larussa, ha provato per un po' a controbattere, invocando la protezione di Riotta, poi ha cercato di blandire l'implacabile avversario («vabbè che avete dovuto tacere per 40 anni, ma non era col- pa mia...»), infine si è schiantata sulla seggiola, arresa alla storia. Ci volevano le elezioni perchè in televisione si tornasse a parlare di qualcosa di concreto. In fondo a una domenica di antico cazzeggio pippobaudesco, con vecchi nani e nuove ballerine, i soliti mezzibusti esibizionisti, l'eterno rito pallonaro, è arrivato il boato elettorale. Crollo di un potere, annuncio di un altro, avanzata missina al sud, leghista al nord, pidiessina ovunque. I risultati degli exit polis sono così impressionanti che subito li fanno sparire come un gioco di prestigio. Per oltre un'ora i grafici della seconda Repubblica non appaiono per lasciare il posto alle chiacchiere allarmate di tutti. Sfilano in maggioranza i politici e gli opinionisti di ieri per l'ultima rimpiatriata televisiva. Ma è già pronto l'inchino ai nuovi, da Bossi a Fini, da Rutelli alla Mussolini. Soltanto Curzi e Augias, all'esordio su TeleMontecarlo in una edizione di vera Babele, insistono ad animare il salotto «buono» d'una volta. Per chi ama le classifiche, il Tg5 di Mentana è apparso an¬ cora il più agile e ben fatto. Soprattutto quando ha anticipato con il duello in diretta tra Fini e Rutelli il leil motiv delle prossime settimane. Mentana si può permettere libertà di manovra perchè è quello che rischia meno. Si pensi ai direttori e dirigenti Rai nominati dalla sinistra democristiana, un'area che oggi nel Paese conta meno adepti degli «amici del calcetto». Emilio Fede prende invece un'altra strada, quella di invitare e far sedere alla sua destra il professor Giuliano Urbani, l'ideologo del partito di Berlu¬ sconi. E' una mossa a sorpresa, quasi un lancio in diretta del nuovo prodotto, «il partito del buon governo», destinato nelle speranze a raccogliere i resti del centro. Urbani si addentra in una lunga arringa contro il Pds statalista e a favore del liberismo e del governo degli imprenditori. Il sindaco Formentini, trattato malissimo da Fede («adesso che non c'è Bossi, vuole dire qualcosa?»), prende la palla al balzo e commenta: «Sono perfettamente d'accordo con Urbani, è per questo che la gente vota Lega». L'ideologo, perplesso: «Mah, veramente, io non volevo dire proprio questo...». Sugli altri canali «ex comunisti e neo fascisti», come diceva con astio la Bindi, festeggiavano la vittoria. Occhetto: «C'è stata una meravigliosa vittoria del Pds» e poi «una stupenda affermazione di Rutelli a Roma», «una splendida avanzata a Napoli». Fini dell'Msi: «E' stata una giornata storica e magnifica, siamo il primo partito a Roma e a Napoli». Il secondo turno, a questo punto, può sembrare inutile. Ma per fortuna, Scalfari e Mieli assicurano che si farà comunque e forse è il caso di aspettare l'esito del ballottaggio a Roma, Napoli, Genova, Venezia e Trieste, dove non si riesce a capire chi se la vedrà con Illy. I dati continuano a non comparire. Fede seguita a sfottere Formentini («Guardi che Bossi non torna, se voleva dire qualcos'altro che prima non poteva...»), Urbani si è accorto che «è sparito il centro» e infatti compare subito la Raffai, Pannella cerca di parlare sempre di Radio Radicale (stoppato da Fini: «guarda che stasera di radio Radicale non frega niente a nessuno»), a mezzanotte si aggiunge alla compagnia Liguori che ci spiega tutto. L'espressione di D'Onofrio, svanita come il sogno della De del Sud, riaffiora sul Tgl. Ora ha finito anche le caldarroste, [amai.] Curzi e Augias su Telemontecarlo animano il «salotto buono» Sempre agile il TG5 di Mentana Emilio Fede maltratta Formentini a i o A destra Enrico Mentana e (sopra) Sandro Curzi a Telemontecarlo