Un terremoto scuole il Paese

6. Nelle grandi città sono in testa i candidati della sinistra, avanza la destra Un terremoto scuole il Paese Adesso le elezioni sembrano meno lontane ROMA. Occhetto ha vinto la sua scommessa e il pds rimane l'unico dei partiti non di protesta a contrastare missini e leghisti. I candidati delle Uste di sinistra si affermano ovunque al primo posto con largo vantaggio. Siamo di fronte ad un terremoto che divide in due gli umori degli italiani. Da una parte si riversa sulle liste missine a Roma e Napoli la protesta contro la vecchia politica. Dall'altra si trovano solo le alleanze di sinistra e progressiste a fronteggiare la destra missina al centro-sud e la Lega al Nord. In tutte e sei le maggiori città sulle quali si hanno gli exit poli, sono in testa, con ampio vantaggio, i candidati delle alleanze di sinistra. A Palermo, addirittura, Leoluca Orlando è già sindaco al primo turno con una maggioranza da plebiscito. L'altro fatto significativo è che la Lega di Bossi viene fermata bruscamente nel suo tentativo di scendere verso il mare, per aprirsi la via al Sud. Bossi teneva soprattutto a conquist°-e Genova, città industriale, scossa dalla crisi economica. Gli serviva per completare quella che aveva definito «la spina del drago», l'asse che da Varese, passando per Milano e Pavia doveva estendere il consenso alla Lega. Ma a Genova il candidato progressista Sansa sopravanza di una ventina di punti quello della Lega, Mariconda, e pare quindi in buona posizione per vincere al ballottaggio. Dall'esame dei voti dati alle liste per eleggere i consiglieri comunali risulta, infine, che risultano premiati dagli elettori tre partiti che non sono mai stati al governo. A Roma e Napoli U movimento sociale diventa il primo partito sbranando letteralmente la de e il psi. Si poteva prevedere il successo dei candidati missini, piazzatisi al secondo posto per il ballottaggio. Ma hanno fatto un salto avanti del 15-20 per cento anche le liste missine, e questo non era messo in conto. Si è sfaldato l'elettorato di quello che fu il quadripartito ed oggi si stenta a ritrovare pezzi visibili in giro per le città. A Roma e Napoli i candidati di questo fronte che ha governato l'Italia per 40 anni raccolgono un misero 10 per cento. Qualcosa di più prendono nelle città del Nord, ma sono ovunque fuori dal duello del ballottaggio. Nella de i conti saranno fatti domani stesso, nella riunione del gruppo democristiano alla Camera dei deputati. I più pessimisti tra i de avevano ipotizzato una discesa sino al 15 per cento. La de a Roma e Napoli sta, invece, sul 10 per cento o meno. Di fatto, in quello che fu il centro della politica italiana si apre un enorme cratere vuoto. Proprio per questo Mario Segni, annunciando che presenterà propri candidati alle prossime elezioni, dice che se «si vogliono evitare drammatici estremismi, occorre creare una nuova forza che si rivolga sia a laici che a cattolici». Questo risultato del primo turno, molto probabilmente spingerà i democristiani alla resa dei conti interna spingendo Martinazzoli alle dimissioni. Crescono anche i voti del pds che, con Occhetto, è stato lo stratega delle numerose e vincenti alleanze di sinistra e progressiste. A Genova il pds è il primo partito con un guadagno del 10 per cento almeno, dimostrando di saper conquistare un largo consenso non solo per il candidato messo in campo. A Venezia è il secondo dopo la Lega. A Roma e Napoli il secondo dopo i missini. Per Occhetto vanno bene tutte le alleanze che ha sperimentato superando ovunque il 40 per cento dei voti per i suoi candidati. Va bene a Genova dove accanto a pds, Rete, verdi, c'è anche Segni. Va bene a Venezia dove al posto di Segni c'è Rifondazione comunista. Va bene a Trieste dove c'è anche la de di sinistra che si troverà a sfidare, pare, il candidato dell'altra de che si è schierata con i missini. E a Napoli il candidato Bassolino, l'unico targato pds, è anche il più votato, a parte Orlando. L'Italia pare divisa tra sinistra e destra con nulla in mezzo. Anche Rifondazione comunista si afferma bene, con candidati che prendono più voti di quelli della de a Roma e Napoli. Vanno molto bene anche le Uste dei Verdi. Ora si attende il ballottaggio del 5 dicembre, ma già questi risultati avvicineranno le elezioni anticipate perché offrono a Scalfaro l'argomento decisivo per andare al voto: c'è un abisso tra gli equilibri politici che emergono oggi e quelli di appena un anno fa. Non è proprio aria di nuovi governi e Ciampi pare destinato a essere l'ultimo presidente del Consiglio di questa breve legislatura. Alberto Rapisarda COSI'I VOTANTI NAPOLI 67,0 ALESSANDRIA 84,9 PALERMO 73,3 BENEVENTO 87,1 PESARO 82,0 CALTANISSETTA 77,0 SALERNO 81,6 CASERTA 80,1 TARANTO 78,8 CHIETI 83,8 TRIESTE 77,8 COSENZA 77,3 VENEZIA 82,9 LASPEZIA 79,7 GENOVA 78,0 LATIN A 83,9 LASPEZIA 77,8 LODI 87,9 VARESE 84,3 MACE RATA 82,9 OXSwl^^^^^^^^ ROMA 78,3 TRENTINO ALTO ADIGE 88,6 Occhetto ha vinto la sua scommessa Segni: all'Italia serve una forza che si rivolga a laici e cattolici A destra il presidente del Consiglio Carlo Azeglio Ciampi e (sotto) il capo dello Stato Oscar Luigi Scalfaro