Occhetto «Da oggi in Italia cambia tatto» di Francesco Grignetti

«Lo scontro ormai è tra destra e sinistra. Spero che i moderati sapranno scegliere bene» «Lo scontro ormai è tra destra e sinistra. Spero che i moderati sapranno scegliere bene» Occhetto: «Da oggi in Italia cambia tatto» II leader pds assapora il trionfo: il centro è spappolato ROMA. Vittoria meravigliosa, risultato splendido, dato eccezionalissimo. Achille Occhetto non ha parole per esprimere il suo entusiasmo. Ha aspettato fino alle 22,45 nel suo studio. Ha guardato gli exit-poli della televisione. Li ha confrontati. E alla fine è sceso nel salone di Botteghe Oscure per lanciare il suo urlo: «E' una vittorin meravigliosa del pds. Siamo il primo partito d'Italia». Gli ridono gli occhi, ad Occhietto, mentre arrivano i giornalisti a chiedergli un primo commento. I voti sono arrivati copiosi alla Quercia. La de, poi, è addirittura scomparsa dal panorama politico. A Palermo, Orlando ce l'ha fatta persino al primo turno. A Roma, invece, soltanto per colpa di un Renato Nicolini «disubbidiente», lo schieramento con il pds ha mancato di un soffio l'affermazione piena. Si rabbuia un attimo: «Io l'avevo detto che se la sinistra si univa subito, aveva già il sindaco». Quindi una valutazione politica: la destra ò l'unica antagonista dello schieramento progressista. «Ma c'è un dato eccezionalissimo: la Lega è stata fermata al Nord. Non vince a Genova, né a Trieste, né a Venezia. E poi, certo, abbiamo un'avanzata a Roma e Napoli del msi. Ma è compensata dalle splendide vittorie di Orlando, di Rutelli e di Bassolino». E ora? «Da oggi cambia tutta la politica italiana. Cambia fondamentalmente al centro, dove le forze moderate dovranno dividersi tra quelle che vogliono governare con la sinistra o con la destra». Era stata una lunga giornata, quella di Achille Occhetto. Sabato era andato, come di consueto, in campagna. Non più la vecchia Capalbio, da dove lo hanno sfrattato, ma un casale in una zona dove anche Rutelli aveva provveduto a prenderne uno in affitto l'estate scorsa per stare più vicino al suo grande elettore e preparare le mosse dell'assalto al Campidoglio. Per il segretario del pds è un'abitudine ormai, e anche una forma di scaramanzia, questa «fuga» in campagna nei giorni elettorali. In questi casi, scappa via con Aureliana, la senatrice Alberici, sua moglie. Stacca i telefoni. E aspetta. Lascia che la giornata del voto trascorra con le sue paure e i suoi veleni. Alle diciotto, Occhetto era già in macchina pronto a rientrare a Roma. E due ore dopo, cappotto blu abbottonato fino ai baffi, è arrivato solitario al seggio 2978, in via della Rondinella, alle 20,30. Ha imboccato con passo sicuro il corridoio che porta all'aula dove è il suo seggio. E quando è riemerso, aveva voglia di parlare. Sentiva vicina l'affermazione dei «suoi» candidati a sindaco. «Ormai c'è una nuova classe dirigente al centro dello scontro politico». Lo ha detto a voce alta, e mentre parlava, si guardava intorno compiaciuto rispondendo con un cenno del capo ai saluti dei militanti pds e dei curiosi che gli si affollano intorno. In fondo, questa leva di politici vincenti è opera sua. «Emerge quello che vado dicendo da quindici giorni. Il centro è spappolato. Il problema, ormai, sarà chi vince tra destra e sinistra. Spero che tutti i moderati sapranno scegliere bene in questo scontro». La vecchia aborrita immarcescibile de, insomma, non esiste più. Non merita nemmeno una citazione. Il centro è morto e sepolto. Ma non sarà che l'onorevole Occhetto adesso ricalca il pensiero di Umberto Bossi, che da tempo va dicendo più o meno le stesse cose? Ve la dovete vedere tra voi due contendenti, pds contro Lega? Lui si è fermato un attimo: «Beh, potrebbero essere anche tre. Nel Sud, Bossi non c'è proprio». C'è il msi. Allora, pericolo fascista? «Sì, potrebbe esserci. Vediamo come va il primo turno e poi valutiamo come reagisce l'opinione pubblica. Comunque sono due destre diverse, che nascono da situazioni diverse. Il msi, nel mezzogiorno, oltre alle componenti tradizionali della destra fascista, anche inquietanti, rappresenta quel voto di protesta che si è verificato in altri momenti storici. Ma è destinato a passare». Ali!, ha sospirato il manipolo di militanti che lo attorniava, è un fenomeno effimero questo msi che straripa. Effimero? «Penso che sia una protesta che poi non si consolida». Di più non ho detto, perché doveva correre a Botteghe Oscure per aspettare i risultati insieme al suo staff. «Ma sono fiducioso. Mi sembra che tutti i nostri candidati, sia quelli direttamente del pds, sia quelli di coalizioni di cui facciamo parte, andranno al ballottaggio». E mentre parlava, il segretario del pds teneva le mani in tasca. Chissà se era uno scongiuro o se stringeva uno di quegli exit poli parziali che hanno cominciato a circolare in serata e che davano vincenti, anche se di pochissimo, gli uomini della sinistra in tutti i capoluoghi. E' entrato a capofitto nell'auto e ha lanciato un ultimo sguardo al cielo. Pioveva. Ma per fortuna la gente è andata a votare lo stesso. L'affluenza è stata regolare. Sì, perché anche il maltempo aveva fatto paura. Ci ha anche scherzato su, il segretario del pds, qualche sera fa, al termine del comizio di chiusura per la campagna elettorale di Roma. «Vedrete - ha detto ai cinquecento fedelissimi che lo avevano ascoltato sotto un diluvio a piazza San Giovanni - per il bel tempo dobbiamo aspettare fino a dopo le elezioni». Francesco Grignetti