Addio all'ambasciatrice di cultura

Ha diffuso nelle città scrittori efilosofi E' morta Irma Antonetto, fondatrice dell'Associazione culturale italiana Addio all'ambasciatrice di cultura Ha diffuso nelle città scrittori efilosofi TORINO. E' morta ieri mattina Irma Antonetto, la creatrice dell'Associazione culturale italiana. Aveva 73 anni. Attiva fino a tutto settembre, era stata operata m. mese fa per un tumore alle ovaie, si era ripresa; ma nei giorni scorsi era stata ricoverata alle Molinette per disturbi al fegato. E' morta serenamente alle 8 del mattino. Il grande pubblico forse non sa chi fosse Irma Antonetto. Ma tutti i personaggi che il grande pubblico conosce lo sapevano. E' stata, dal 1946, la più straordinaria animatrice di dibattiti culturali nel nostro Paese. E' stata, fino a oggi, i «Venerdì letterari» di Torino, i «Sabati» di Firenze, i «Lunedì» di Milano, i «Martedì» di Roma, i «Mercoledì» di Bari. E' la persona che ha fatto conoscere agli italiani più scrittori, filosofi, scienziati di ogni parte del mondo. Era nata a San Mauro, nel 1920, si era laureata in Lettere, aveva subito vinto il concorso per la cattedra. Ma lei sapeva che non avrebbe mai insegnato. Fin dagli anni della guerra, ci confidò un giorno, aveva concepito un sogno: incontrare persone di ogni Paese, per confrontare idee e conoscenze. In quel mondo lacerato, pensava che la cultura potesse unire. Era un compito difficile, in quegli anni più arduo. La ragazza con la zazzeretta bionda, uscita dalle lezioni di Pastonchi, non di- sarmò. Si insediò in un bugigattolo senza luce, dove portò un lume a petrolio e una macchina da scrivere presa in affitto. Ma era già in via Po 39, la sede di sempre; e con lei lavorava già la sorella maggiore Regina, che l'avrebbe sostenuta, come il braccio la mente, per un quarantennio. Su quella macchina da scrivere la giovane professoressa cominciò a battere lettere agli amici, per chiedere aiuto, sotto forma di iscrizione all'Aci. L'associazione non esisteva ancora, ma gli aiuti, singolarmente, arrivarono. Irma potè affittare, nello stesso palazzo, un alloggio con una grande sala, e dare il via alla sua prima stagione, nel 1947.1 conferenzie¬ ri invitati erano i personaggi più importanti di Torino e dovevano venire tutti rigorosamente gratis. Dogliotti, Cavallari Murat, Levi Montalcini, Mollino... Vennero. L'anno dopo quella fragile donna dal sorriso d'acciaio aveva già conquistato il teatro Carignano. Fra i sostenitori era riuscita ad agganciare le grandi aziende e le banche, le sue lettere ora andavano a tutti gli indirizzi d'Italia, sempre più spesso all'estero. Nel 1948, sul palcoscenico torinese arrivò André Maurois, primo di una lunghissima serie. E, dopo Torino, altre città chiesero di ospitare le conferenze: Genova, Roma, Milano, Firenze, Napoli, poi sostituita da Bari. Per alcuni anni gli oratori dell'Aci andarono anche a New York. I nomi erano tutti di alto richiamo, i teatri si riempivano. Vennero Camus e René Clair, Ehrenburg e Cocteau, Olivecrona e Sabin, Huxley e Ionesco, Galbraith e Liberman, Richard Wright e Spock, Ungaretti e Montale. Il capolavoro di Irma Antonetto fu l'invito a Evtuscenko, nel 1965. Il poeta russo, che allora passava per «arrabbiato», si era visto togliere il passaporto da Krusciov, e nessuno era riuscito a snidarlo dall'Unione Sovietica. Ci riuscì lei, non volle mai far sapere come. E Evtuscenko, per venire a Torino, riebbe il passaporto. L'altro grande colpo fu Marcu¬ se, portato nella città della lotta universitaria, proprio l'anno della contestazione generale. Per lui si dovettero aprire le porte dell'Alfieri, non bastò. Mentre la folla degli esclusi premeva fuori dal teatro, l'uomo del Grande Rifiuto gridava il suo «Freedom now» sul palcoscenico, togliendosi la giacca per dare più forza al suo slogan. La platea si divideva vociando, nessuno badava a quella donna in prima fila che, con pochi cenni del capo, teneva la regia dello spettacolo. L'ha tenuta fino all'inizio della nuova stagione, da lei preparata. Sempre nascosta, sconosciuta agli stessi vicini di poltrona. E' mancata per la prima volta ve- nerdì scorso. Sul palcoscenico dell'Alfieri c'era, puntuale al suo richiamo, uno degli oratori più attesi, l'albanese Ismail Kadaré, che prima della conferenza era stato a trovarla in ospedale. Martedì mattina gli amici le daranno l'ultimo saluto, alle 9 nella cappella di via Santena, alle 10 nella chiesa di sant'Anna a San Mauro. Ma le conferenze da lei preparate continuano. Venerdì è atteso lo scrittore Giuseppe Cassieri, per un tema che a lei stava molto a cuore, la coesistenza fra ebrei, cristiani e musulmani. Cercheremo di non guardare, in prima fila, quel posto vuoto. Giorgio Calcagno Organizzava a Torino i Venerdì letterari Riuscì a realizzare dibattiti pubblici con i nomi più famosi da Camus a Montale Irma Antonetto (a destra) e sotto tra Leonardo Sciascia (a sinistra) e Cesare Brandi