Don Mazzi alla guerra nella tv dei professori di Stefania Miretti

«Occhi di serpente» di Abel Ferrara con Harvey Keitel «Domenica In? Canzoni, giochi e mutandine» Don Mazzi alla guerra nella tv dei professori MILANO. «Ho mandato ai Professori della Rai un fax terribile, perché quando ci vuole, ci vuole. Signori, ho scritto, non ci siamo capiti, oppure ci siamo presi in giro. Tanti saluti, e buonasera». Don Mazzi è contrariato. Dice che «"Domenica in" sarebbe dovuto essere un programma di intrattenimento, informazione, tematiche sociali, e invece sono rimaste solo canzonette, giochini, e le mutandine della Fiordaliso». Dice che «quel vento di professionalità che sembrava soffiare sulla televisione di Stato è improvvisamente caduto». Minaccia: «Io non sono abituato a perdere. Vado coi perdenti, è vero. Ma per vincere». Don Mazzi, cominciamo dal fax. Le hanno risposto? «Sì, pregandomi di restare». E lei si è fatto convincere? «Ma io, a parte la sfuriata, non ho nessuna intenzione di andarmene! Voglio combattere la mia battaglia». Ma, padre, proprio a «Domenica in» la deve combattere, la sua battaglia? C'è posto, là dentro, per un sacerdote? «Se c'è un posto sul marciapiede, deve essercene anche uno a "Domenica in". Vede, io, che sono un religioso, ho un problema: parlo regolarmente con i disperati, ma non riesco più ad arrivare ai normali. Quelli di "Beautiful", quelli della partita di calcio, quegli italiani lì, dove sono? E come faccio a raggiungerli? Andando in televisione la domenica pomeriggio». E però la televisione taglia i suoi interventi. «Tagli, discussioni, problemi. Quando ho portato in trasmissione un travestito, sono stato richiamato dal Vaticano. Ora, per la puntata di domenica prossima avevo invitato Marco Barbone (ndr: condannato per l'assassinio del giornalista Walter Tobagi), un ragazzo che frequento da tanti anni, e che non ha mai parlato della sua storia con nessuno. La reazione? Apriti cielo!». Lo credo bene, padre. Marco Barbone a «Domenica in»... «Ma io voglio portarci anche Renato Curdo. Se ogni tanto non ne combino qualcuna, che senso ha la mia presenza? Io sono lì per ricordare che gli italiani non sono così scemi come pensano gli autori e i dirigenti della Rai. Sono lì per disturbare: e mi devono spiegare perché si possono disturbare gli spettatori del lunedì e del martedì, ma non quelli della domenica». Ma non vi eravate accordati prima di cominciare, con i «professori» della Rai? «Naturalmente, sì. Ma tra il dire e il fare, come si sa... Si vede che ci sono dei paletti, delle porte che anche loro, nuovi del mestiere, faticano ad aprire. Alla fine, contano i capetti, i funzionarietti, le ragazzine che scrivono i testi e si spaventano per un nonnulla». Con Giurato però ha un buon rapporto. O no? «Un rapporto superficiale». E con la Venier? «Mara è una brava ragazza, che dignitosamente si porta a casa il suo programmino. Ma la trasmissione, l'ha vista? Una valigia piena di cianfrusaglie. Fare un contenitore non significa riempire tre ore e mezzo ammucchiando persone su persone. Ci vuole un'idea di base, un filo conduttore, qualcosa...». Non le capita mai di pensare che una certa vacuità sia propria del mezzo televisivo? «Sì, ma è un pensiero che cerco di rimuovere. Vorrebbe dire che gli italiani hanno in casa il bussolotto che distrugge le loro intelligenze. Fuori lo smog, dentro la tv... Mah, se questa è civiltà, allora guardi, aveva proprio ragione Pasolini». Stefania Miretti Don Antonio Mazzi: «Avevo invitato in trasmissione Marco Barbone Apriti cielo! Ma io son I) anche per disturbare»

Persone citate: Don Antonio Mazzi, Giurato, Marco Barbone, Pasolini, Renato Curdo, Venier, Walter Tobagi

Luoghi citati: Milano