Caro critico, lascia i testi e premi i tasti di Giorgio Calcagno

Caro critico, lascia i testi e premi i tasti Zanichelli lancia la biblioteca elettronica: la letteratura italiana passata al setaccio Caro critico, lascia i testi e premi i tasti Gli ultras del computer: Tasso citò Armida quarantasette volte ~7\F] RITICO letterario, atten| < to. Se non ti affretti a B imparare le sofisticherie 1 i del computer rischi di fiI nire nel cimitero degli elefanti. Ti stanno riducendo la letteratura a un Cd-Rom, da decrittare sul video, le informazioni non sono più da cercare nei testi ma nei tasti. Chi non si aggiorna è perduto. Fino a ieri i bricoleur dell'informatica si erano divertiti a fare le loro scorribande in pochi classici, per stabilire quelle concordanze che un tempo gli studiosi ricostruivano faticosamente a mano, scheda dopo scheda. E c'è già chi ha ridotto a un dischetto di pochi centime- tri la Divina Commedia, per gli ultras del software. Ma adesso è in arrivo il grande ordigno di Pape Satàn, la macchina mondiale destinata a rivoluzionare gli studi. Si chiama, innocentemente, Liz. Non fidatevi delle apparenze. Dietro quel nome da diva hollywoodiana si nasconde una biblioteca di 362 volu¬ mi, inghiottiti dall'ordinatore elettronico e pronti a essere triturati dall'alchimista filologo, per i suoi calembour critici. Liz vuol dire Letteratura italiana Zanichelli, è la prima biblioteca creata per non essere letta, ma compulsata elettronicamente. Per costruirla non è bastato l'esperto letterario. Pa¬ squale Stoppelli. C'è voluto un ricercatore di «linguistica computazionale» (sì, proprio così, poveri eredi di Benedetto Croce), Eugenio Picchi del Cnr. Una nota dell'editore ci avverte che «tutto il corpus canonico della letteratura italiana è scrutinato». E il lettore (ma ha ancora senso questa parola?) potrà divertirsi a interrogare tanto un'opera singola, quanto un autore nel suo complesso; se poi vuole proprio godere, potrà rivolgere la sua domanda all'intera letteratura. Fra i giochi possibili ce ne sono alcuni che subito ci stuzzicano, come la ricerca delle liste di frequenza, gli indici dei luo¬ ghi, i prefissi, i suffissi, le stringhe dei caratteri. Altri che, sulle prime, ci turbano, come «la possibilità di generare incipitari o excipitari»; o, più preoccupante ancora, la ricerca delle «cooccorenze». Nessuna paura: una nota chiarisce che sono soltanto le «famiglie di parole». I testi messi in sistema sono quasi tutti quelli che un bravo studente di lettere dovrebbe conoscere, anche se nessuno ha avuto il tempo di leggerli. Si va da San Francesco alla Coscien za di Zeno, in un elenco che fa generoso spazio anche a curiose opere di minori, come le Novelle purretane di Sabbadino degli Arienti e i Sonetti di Giacomo Lubrano, il Bertoldo e Bertoldino del Croce e la Dissimulazione onesta di Torquato Accetto. Solo nel Novecento la scelta - e non si capisce perché - si restringe. Oltre Svevo, ci sono soltanto Gozzano, Tozzi e Corazzini. Niente Pirandello, niente D'Annunzio, e tutti gli altri. Forse li hanno riservati per una Liz 2. I primi assaggi sono suggestivi. Gli agenti della computazionale hanno interrogato la Gerusalemme liberata per sapere in quanti luoghi appare Armida e ne hanno trovati 47. Poi hanno chiesto all'intero corpus che cosa pensano gli scrittori italiani di Seneca e sono venute fuori 65 citazioni, soprattutto di Dante, Tasso e Traiano Boccalini. Gli è andata meno bene con la domanda sul «sogno d'amore». Fino a metà Ottocento l'espressione non esiste; il primo a usarla è Giovanni Prati, in un sonetto; seguito da Praga, Verga, Pascoli e Svevo. Va assai meglio con la parola «fantasia», per la quale è stato interpellato Leopardi: dal solo Zibaldone è uscita 52 volte. Attendiamo Liz, attendiamo di giocare anche noi. Chissà in quale modo, questa macchina, ci aiuterà a ritrovare la parola poesia. Giorgio Calcagno Scoperte da tecnocrate: ecco chi inventò il «sogno d'amore»

Luoghi citati: Gerusalemme, Gozzano, Praga