La Thatcher forza Italia copia la mia rivoluzione

Il feeling con Eltsin, l'ammirazione per Cossiga e Spadolini, l'antipatia per Andreotti Il feeling con Eltsin, l'ammirazione per Cossiga e Spadolini, l'antipatia per Andreotti La Thatcher: forza Italia copia la mia rivoluzione Li STOCCATE DELLA LADY DB FERRO E W certamente stata uno dei primi ministri più rilevanti nella storia d'Inghilterra. Ed ora, in un libro appena uscito, Margaret Thatcher spiega e giustifica la ragione del suo successo: la sua visione conservatrice, talvolta spinta all'eccesso, mai disposta al compromesso, sempre pronta ad accettare le sfide. E lo fa descrivendo, in ordine cronologico, tutti gli atti del suo regno, con una ricchezza di particolari che, soprattutto quando parla del suo Paese, potrà apparire eccessiva al lettore non inglese. Ma il libro, «Gli anni di Downing Street», pubblicato dalla Sperling&Kupfer, è di grande interesse, e rivela un capo di governo che a differenza di altri leaders non si accontentava di stabilire le direttive generali della sua politica, ma curava i dettagli di ogni operazione, dalla stesura dei suoi discorsi alle questioni di protocollo. Lady Thatcher arriva al colloquio consapevole che il nostro interesse è rivolto anche ai suoi giudizi sull'Italia, ma cerca di evitare l'argomento e parla della sua ammirazione per Reagan, dell'affetto per Jimmy Carter, di certe incomprensioni con Bush, dell'amicizia per Gorbaciov, e della stima per Eltsin. E quando parla, con una intensità che non sempre appare spontanea, è molto difficile interromperla. Riesco a farle notare che nel suo libro non è molto tenera nei confronti della politica e dei politici italiani: di Andreotti per esempio, in uno di quei veloci bozzetti di personaggi che sono fra le pagine migliori delle sue memorie, scrive che «aveva una reale avversione per i principi, anzi la profonda convinzione che un uomo di principi fosse condannato ad essere ridicolo». Non ha veramente voglia di entrare nei dettagli del terremoto italiano, ma ammette che con Andreotti non c'erano rapporti di amicizia: «Io ho riferito, ho scritto, quello che ho visto. Quando ho incontrato dei politici italiani di qualità, come Cossiga o Spadolini, ho fatto loro tutti i complimenti possibili. Andreotti l'ho trovato al primo incontro internazionale a cui ho partecipato, il vertice dei G 7 a Tokyo, e all'ultimo, a Roma. E' insolito per un politico rimanere in campo per così tanto tempo». Ma quel tempo coincide con il periodo in cui lei è stata primo ministro. «Sì, ma lui era già in politica dal '45. Solo i grandi possono durare così a lungo. Winston Churchill lo ha fatto, ma c'era veramente bisogno di lui». Rimane il fatto che l'Italia, nel libro, resta alla periferia dei grandi incontri, delle grandi decisioni, non se ne parla mai come protagonista di una iniziativa, di una riunione. La risposta della Thatcher non è strettamente collegata alla domanda. «Gli inglesi amano l'Italia, amano venirci. Gli italiani sono intraprendenti, hanno un incredibile talento, per esempio per il design, e nemmeno un cattivo governo è riuscito a rovinarlo. Il popolo italiano ha detto ai suoi politici che devono rimettere le cose a posto, e loro non pensino di cavarsela, devono farlo. In Inghilterra siamo fortunati di avere una burocrazia non corrotta, una amministrazione ben gestita a livello nazionale e locale, dei giudici che una volta nominati non possono essere rimossi dai politici. Ma anche noi rischiavamo di essere rovinati dal governo socialista: troppe tasse, troppi regolamenti». Mi permetta di insistere sull'Italia: è stata più sorpresa dall'ammontare delle frodi o dalla volontà dimostrata di rimettere le cose a posto? «Sono stata colpita quando la gente ha votato per il referendum elettorale contro il consiglio dei politici, e sono anche impressionata dai magistrati di Milano che hanno deciso di far emergere la verità». E lei che è specialista in campagne elettorali, se ne dovesse fare una in Italia, su quali temi la imposterebbe? «Gli italiani hanno molto spirito di iniziativa, e perché il governo debba mantenere così tante industrie nazionalizzate rimane per me un mistero: i privati potrebbero farle funzionare molto meglio. Il governo non deve mettersi in affari, non è il suo ruolo, non sa come farlo, non sa come condurre un'azienda, e quando lo fa è per motivi politici, non per il successo di quell'azienda. Compito del governo è semplicemente di garantire un genuino sistema di leggi all'interno del quale l'impresa possa operare. Non è il governo che conferisce potere alla gente, ma è il po- polo che con il suo voto conferisce il potere al governo, e per un limitato periodo di tempo». Cambiamo argomento. Come risponde a chi l'accusa di essere presuntuosa, vendicativa... «So che c'erano membri del mio governo che la pensava¬ no così, ma poi sono rimasti con me per molto tempo, vuol dire che non dovevano trovare questo mio carattere così insopportabile: sono rimasti anche molto a lungo». Il suo ex ministro degli Esteri, Geoffrey Howe, ha scritto che il suo periodo alla guida del governo è stato un trionfo conclusosi in tragedia, nella tragedia degli errori dei suoi ultimi anni. «Non credo che si sia concluso in tragedia nel senso che vuol dire lui. E' finito con un coltello lanciato nella mia schiena da parte di una persona capace di farlo, ma il col- tello lanciato a me ha finito per assassinare lui, per compromettere la sua reputazione, non la mia. D'altra parte, questa è la politica, non c'è ragione di innervosirsi, e io non mi sono lamentata: la gente ha le sue ambizioni». Forse oggi lei si sente un po' come Gorbaciov, cioè {iiù popolare ed amata al' estero che non nel suo Paese? «A dire il vero, essendo reduce da un giro di promozione del libro in tutta l'Inghilterra, ho avuto proprio l'impressione contraria: dappertutto sale stracolme di gente plaudente e felice di incontrarmi». Un altro posto dove non la amano molto è Bruxelles. L'accusano di aver sempre voluto un'Europa solo commerciale. «Ma cosa c'è di male nel commercio? E' la linfa della prosperità! E coloro che vogliono di più di un'Europa commerciale sbagliano. Sognano di fare gli Stati Uniti, ma le condizioni sono diverse, qui abbiamo 12 Paesi diversi, quattro dei quali sono stati fascisti nel corso della mia esistenza, con 11 lingue diverse, storie e tradizioni diverse. I pellegrini erano andati in America per diventare americani e lavorare in quel Paese, parlando una sola lingua, la nostra, l'inglese». Malgrado le sue riserve, crede che l'Europa finirà per raggiungere una vera unione? «No, perché sarebbe contro la storia. Negli ultimi cento anni abbiamo assistito alla rottura dei grandi imperi, imperi di conquista, di commercio e di ideologia, e non sarà certo la Comunità europea a invertire questa tendenza. A Bruxelles si trovano d'accordo solo sul fare nulla, guardi la Bosnia. Ci vogliono delle nazioni-Stato per risolvere que- sto tipo di problemi, sono delle nazioni-Stato che si sono mosse per bloccare Saddam Hussein». Lei ha lottato contro Saddam Hussein, ma anche contro il comunismo. Quali sentimenti le ha ispirato la sua caduta? «E' stata una delle più grandi soddisfazioni della mia vita». Ma anche lei, come il Papa in una recente intervista, scorge dei "semi di verità" nel comunismo? Per la prima volta Lady Thatcher, che non aspetta mai la fine della domanda per cominciare a rispondere, fa pesare una lunga pausa. «Io non riesco a trovare aspetti positivi in una ideologia che ha come obbiettivo di privare la gente della libertà e non concede né dignità umana né prosperità. Il comunismo è semplicemente il credo di pseudo intellettuali, per il potere di pseudo intellettuali al di sopra del popolo. Una delle più grandi tragedie che sia capitata al mondo». E' vero che sta pensando di collaborare con il governo Major? «Non credo proprio. Una volta che si cede la responsabilità, il bastone del potere al proprio successore, lui vuole esercitarlo in proprio, ed è giusto che sia così». E' stato difficile per lei riadattarsi alla vita privata? «Non ho avuto il tempo di pensarci. Ho mille cose da fare, e mi tengo sempre in contatto con la politica, che per me significa tradurre idee in azione per influenzare il futuro, e sarà sempre il mio interesse principale». E come ha influito sui suoi successi ed insuccessi il fatto di essere un primo ministro donna? «Non ho la più pallida idea di cosa significhi essere un primo ministro uomo, ma non credo abbia significato molto: quello che conta è la propria personalità, non il sesso». E per finire quel soprannome, quel "Lady di ferro", trova che le si confaccia? «Lo coniarono i russi, una volta che feci un discorso su quanto terribile fosse il sistema comunista, e come fosse necessario avere una forte difesa per contenerlo. Per loro aveva un significato negativo, ma a me non dispiaceva: il ferro è forte, e io dovevo essere sempre forte». Jas Gawronski «Non tornerò al governo Chi ha ceduto lo scettro del potere dovrebbe lasciare spazio ai successori» «Il Papa sbaglia, non c'erano semi di verità nel comunismo la sua caduta è stata per me una delle gioie più grandi» «Non credo nell'Europa della politica ma solo del commercio Siamo dodici Paesi troppo diversi» Lcativa, di una riunioposta della Thatcher strettamente collegata omanda. «Gli inglesi l'Italia, amano venirtaliani sono intrapren hanno un incredibile , per esempio per il de nemmeno un cattivo o è riuscito a rovinaropolo italiano ha detto politici che devono rie le cose a posto, e loro nsino di cavarsela, dearlo. In Inghilterra siatunati di avere una bua non corrotta, una istrazione ben gestita lo nazionale e locale, dici che una volta no non possono essere ridai politici. Ma anche chiavamo di essere rodal governo socialista: tasse, troppi regola. permetta di insistere Italia: è stata più presa dall'ammontare e frodi o dalla volontà ostrata di rimettere Margaret Thatcher vista da Loredano In alto a sinistra Mikhail Gorbaciov Margaret Thatcher vista da Loredano In alto a sinistra Mikhail Gorbaciov A sinistra Andreotti, sopra John Major sotto Giovanni Paolo II