Le femministe contro Cossutta di Maurizio Tropeano

Le femministe contro Cossutta Un gruppo di donne di Rifondazione comunista contesta la dirigenza Le femministe contro Cossutta «Basta coi politici di mestiere, partito aperto» LA RIVOLTA ROSA Ri IFONDAZIONE comunista: speriamo sia femmi^na. Ecco lo slogan con cui un gruppo di donne comuniste darà battaglia al secondo congresso del partito in programma da gennaio. Il nome del loro gruppo - «differenza/comunismo» - non risponde certo ai canoni della semplicità della comunicazionne ma nelle dodici pagine del loro documento c'è la storia della rivolta rosa contro la nomenklatura comunista. Nel mirino non ci sono solo i burocrati maschi ma anche le dirigenti donne: «Lo scontro tra il vecchio e nuovo in Rifondazione comunista ha proprio un limite intrinseco: il voler ridurre la politica... ai richiami ideologici senza rimettere in discussione il senso e il come della politica». Ma chi sono i vecchi e i nuovi in Rifondazione? Il gruppo non fa nomi ma è implicito il riferimento al presidente del partito, Armando Cossutta, e a Ersilia Sai- vato, capogruppo dei senatori come rappresentanti del vecchio modo di far politica. «Noi critichiamo - dice il documento - la politica intesa come mestiere, ricerca ed esercizio di potere, come mera costruzione di una pretesa rappresentanza politica e istituzionale delle classi subalterne». E non è finita. Le donne di «Differenza/Comunismo» attaccano i burocrati rossi, quelli che vogliono risolvere i problemi del partito «in chiave organizzativa, serrando i ranghi degli assetti interni e risolvendo a colpi di maggioranza o attraverso patteggiamenti dietro le quinte tra le componenti i problemi delle differenze politiche». Come non leggere in queste parole una critica pesante all'operazione voluta da Armando Cossutta e dal defunto Lucio Libertini che ha portato al siluramento dell'ex segretario Sergio Garavini. Ma chi sono le donne di «Differenza/Comunismo»? Dopo la sconfitte al congresso dell'anno scorso - il partito non riconosce ufficialmente nessuna forma organizzata «solo al femminile» sono nati grupppi di discussione in tutta Italia: da Torino a Milano; da Venezia alla Toscana, da Bologna al Sud. Poi è nato il centro nazionale «Differenza/Comunismo». «La nostra • spiega l'onorevole Maria Grazia Sestero - è una ricerca che vuole rivisitare tutta la politica anche Rifondazione comunista a partire dall'esperienza femminile». L'obiettivo? Il documento delle «ribelli» critica duramente la forma di partito che Cossutta e compagni hanno creato. Alle donne di «differenza/comunismo» non piace infatti quella «vocazione alla recinzione autoritaria di una forma partito già definita e strutturata» che «seleziona scelte e contenuti sulla base della forza dei numeri di cui gode la maggioranza di turno». Ma che cosa vogliono le «ribelli»? Per loro il partito deve essere «aperto, flessibile, sperimentale» e accrescere «quella caratteristica di luogo di incontro e di sperimentazione». E per questo sono pronte a dai battaglia «anche perché - dicono - nonostante le critiche Rifondazione comunista ci sta a cuore». Ma avvertono: «C'è il rischio che vinca la furbizia politicista di ceti politici che si riciclano». Maurizio Tropeano Il presidente del partito della Rifondazione comunista Armando Cossutta

Persone citate: Armando Cossutta, Cossutta, Lucio Libertini, Maria Grazia Sestero, Sergio Garavini

Luoghi citati: Bologna, Italia, Milano, Torino, Toscana, Venezia