Gabriel e i concerti diventano un set tv di Gabriele Ferraris

La rockstar per tremila fan a Modena La rockstar per tremila fan a Modena Gabriel, e i concerti diventano un set tv L'intero show costruito per il video con effetti Disney land di dubbio gusto MODENA DAL NOSTRO INVIATO Lo show sta finendo. Peter Gabriel e la sua ciurma cantano «In Your Eyes». Il palasport di Modena s'illumina di mille fiammelle. Commovente visione. Peccato che ormai i fumatori siano minoranza, e dunque prima dello show gentili signorine si siano premurate di distribuire in giro un'adeguata fornitura d'accendini; e che, al momento giusto, Gabriel in persona abbia ingiunto in incerto italiano «e ora acendete i vostri acendini». Sembra un concerto. C'è la rockstar celebre, c'è il pubblico pagante, ci sono le luci e le canzoni. Ma non è un concerto. E' un set cinematografico. S'ha da fare il film della tournée di Peter Gabriel. I produttori hanno scelto le due date modenesi per le riprese. E le vibrazioni del concerto - emozione, spontaneità, partecipazione - devono cedere alle esigenze di regia. Per la data d'esordio, decisa all'ultimo momento, è arrivata poca gente. Palasport mezzo vuoto, brutto scenario per un video. Cosi Peter Gabriel sale sul palco e spiega: «Dovete aiutarmi. Abbiamo un problema: per motivi di sicurezza abbiamo dovuto limitare l'accesso a tremila persone». Vabbé, beviamoci anche questa. E aggiunge: «Le persone sulla balconata alla mia sinistra vengano qui sotto o si spostino sulla balconata di destra». Onde dare l'idea del tutto esaurito, chiaro? Alcuni eseguono, diligenti. Altri, avendo pagato il biglietto, ritengono di non doversi pure prestare al ruolo di comparse gratuite, e restano dove sono. Gabriel ci rimane male. L'intero show - quasi tre ore - è costruito a beneficio delle 15 telecamere scatenate. Come un videoclip. E' rock illustrato, il top del kitsch: Gabriel attacca «Come talk to me» (Parla con me) uscendo da una cabina telefonica; intona «Across the ri- Peter Gabriel ver» (Attraverso il fiume) trasportato su un tapis roulant, mentre finge di spingere una barca con una lunga pertica; attacca «Shaking the tree» (Scuotere l'albero) ed ecco che, da una delle mille botole che rendono il palcoscenico simile a un baraccone del lunapark, salta fuori bel bello un albero con foghe e rami. E' il solito effetto Disneyland, d'accordo: ormai in un concerto rock si vede di tutto, meglio se di cattivo gusto. Ma è inquietante la sudditanza all'idea di «musica da vedere». Il clip nacque per mostrare in tivù la rockstar in concerto. Un surrogato dell'emozione di uno spettacolo dal vivo. Oggi, invece, è lo spettacolo dal vivo a inseguire il videoclip, diventato «la canzone» neU'immaginario collettivo. E deve riprodurne scenari, situazioni, oggetti, atmosfere. Mentre Gabriel recita in un concerto per homevideo, e noi, il pubblico, faccia- mo il pubblico in un home-video, l'angoscia cresce: forse l'intera nostra vita è un lungo clip che soltanto la Grande Consolatrice potrà interrompere. Certo, si potrà obiettare che trattasi di spettacolo multimediale. O teatro dei burattini. Dipende. La bilancia pende verso il teatro dei burattini nel finale, quando i musicisti ad uno ad uno entrano in una valigia e scompaiono attraverso le solite botole. Chissà: il buon Peter era fidanzato con Claudia Schiffer, ma lei gli ha preferito il celebre illusionista David Copperfield e il Mago Gabriel vorrà dimostrare che i trucchetti li sa fare pure lui. Effetto Grande Barnum. Tutti in piedi con il pugno alzato per la conclusiva «Biko». Ma è possibile emozionarsi, dopo tanta sofisticazione? Gabriele Ferraris La tournée: domani al Palaghiaccio di Marino, il 20 a Firenze, il 22 al Forum di Assago. Peter Gabriel

Luoghi citati: Assago, Firenze, Modena