Moretti e Lenin fantasmi ai Festival di Lietta Tornabuoni

Ritratto d'attore cattivo Il regista è atteso. E in un film la mummia già abolita da Eltsin Moretti e Lenin, fantasmi ai Festival Storie di ex attori in un club cinese: applausi TORINO. Un fantasma percorre il festival: è il fantasma di Nanni Moretti. Arrivato per un'anteprima segretissima di «Caro Diario», certo andrà a salutare i suoi amici di Cinema Giovani, ma come saluterà? Sarà laconico o dirà qualcosa, sarà benevolo oppure scontroso con gli spettatori soprattutto ragazzi che lo amano, lo invidiano, lo promuovono guru, ne aspettano il nuovo film con felice impazienza? Un cadavere visita il festival: è il cadavere di Lenin. Arriva la notizia che lo zar Eltsin ha decretato d'autorità a Mosca chiusura e sparizione del Mausoleo di Lenin con il suo contenuto; e insieme arriva a Cinema Giovani il cortometraggio russo in cui il destino del corpo mummificato di Lenin risulta ancora un argomento di discussioni, interventi e proposte di scienziati, stalinisti, maghi, filosofi. Con ingenuità neodemocratica o con tempismo opportunista, l'auto¬ re Vitali] Manskij, 30 anni, nato a Lvov, in «Telo Lenina» (Il corpo di Lenin) affronta in trentotto minuti la questione del simbolo più alto della storia comunista e di quella tomba visitata e onorata in questo secolo da milioni di persone dell'ex Urss e del mondo; l'attore che impersona Lenin morto si chiama Vladimir Zakhanov. Un ricordo fa ridere il festival: è il ricordo di Rocky. Aki Kaurismàki, il geniale finlandese, 36 anni, ha odiato a morte Stallone-Rocky, con tale empito furente che nel suo cortometraggio «Rocky VI» (otto minuti, in un bianco e nero così desolato che al confronto Cinico Tv pare il Mulino Bianco) lo fa apparire mingherlino, con gambe-bacchette e braccia-fiammiferi, accompagnato da due manager delinquenti e da una cicciona bionda in giacca d'oro. E lo fa continuamente mettere al tappeto in un baleno all'inizio di ogni ripresa dell'incontro di pugilato dall'avversario russo clamorosamente vincitore, un gigante dalle fosche e folte sopracciglia nere, certo Igor, fortissimo, sentimentale e persino capace di suonare la balalaika coi guantoni indosso. Un film cinese fa applaudire il festival, viene accolto con entusiasmo e calore vittoriosi: è «Zhao Le» (Passatempo), prodotto da Hong Kong e dalla Repubblica popolare di Cina, diretto da Ning Ying, una elegante pechinese di 34 anni che ha studiato cinema al Centro Sperimentale a Roma ed ha assistito Bernardo Bertolucci durante la lavorazione de «L'ultimo imperatore». E' un piccolo film, che può sembrare soltanto una affettuosa narrazione di vita quotidiana oppure può essere visto come un apologo analogo a «Prova d'orchestra» di Fellini. Nella capitale cinese in cui si sommano i segni della tradizio¬ ne e d'una modernità acerba ma vorace, la vecchia cultura dei doveri gerarchizzati, delle regole severe, della ripetizione impeccabile, si scontra con la nuova cultura individualista, duttile, innovativa. Il terreno dello scontro è un club dove ex attori, musicisti e dipendenti dell'Opera di Pechino, vecchi e ormai in pensione, si riuniscono per replicare come passatempo il lavoro che hanno fatto tutta la vita: recitare, cantare, suonare, esibirsi. Nel club degli anziani, intorno a uno di loro autoproclamatosi capo, si riformano comandante e comandati, gerarchie e divieti, autoritarismi burocratici e capricci artistici: ma il senso delle proporzioni dato dall'età e dall'esperienza fa sì che i conflitti non si esasperino e che la tolleranza prevalga, in una conclusione che proprio vuole essere ottimista. Lietta Tornabuoni

Luoghi citati: Cina, Hong Kong, Mosca, Pechino, Roma, Torino, Urss