« Per Natale il Papa sarà a Gerusalemme»

« Da Israele indiscrezioni senza conferma, ma lo storico accordo con il Vaticano è cosa fatta « Per Natale il Papa sarà a Gerusalemme» 7/ viaggio potrebbe slittare a gennaio Pronto l'appartamento per ospitarlo CITTA' DEL VATICANO. Fra Vaticano e Israele, dopo decenni di diffidenza e polemiche, la pace è a portata di mano: nei giorni scorsi la «Commissione Mista» ha concluso i suoi lavori, aprendo la strada alla firma di un accordo di base. E anche se le voci di una visita del Papa a Gerusalemme a Natale non trovano nessuna conferma, anzi vengono smentite da fonti della Chiesa locale, l'intesa che sarà firmata nelle prossime settimane spiana al Pontefice la via per la Terrasanta. E' terminato nei giorni scorsi il percorso aperto un anno e mezzo fa (nel luglio 1992) dall'incontro di due «Delegazioni Plenipotenziarie»; sono stati stabiliti i «principi», e il dossier è stato consegnato a chi deve decidere chi deve firmare, quando e dove il primo storico accordo fra lo Stato ebraico e la Santa Sede. All'inizio non vi sarà un riconoscimento diplomatico pieno con la nomina di ambasciatore e nunzio; si preferirà la formula già adottata in passato dal Vaticano per gli Stati Uniti e per il Messico; a rappresentare il governo israeliano oltre il Portone di Bronzo sarà un «inviato personale» del capo dello Stato. Dopo la firma verranno insediate «commissioni» particolari per studiare l'applicazione pratica dei singoli principi dell'«agreement». E' difficile che la firma possa avere luogo prima della fine dell'anno; ma è molto probabile che la cerimonia sia fissata per l'inizio del 1994. «Non è una cosa a lunga scadenza» ci è stato detto da fonti diplomatiche. Le «commissioni» dovranno occuparsi di problemi molto pratici: Scuole, Luoghi Santi, Ente Giuridico Chiesa, e così via. Una volta che si avrà un quadro chiaro del modo in cui i singoli principi verranno recepiti e applicati sarà possibile procedere alla seconda tappa di questo avvicinamento tanto importante quanto faticoso. Il «via libera» definitivo è stato dato - una ventina di giorni fa - da Giovanni Paolo II in persona, nel corso di un vero e proprio «vertice» svoltosi in Vaticano. Vi hanno partecipato oltre al segretario di Stato, Angelo Sodano, il «ministro degli Esteri» del Papa, Jean-Louis Tauran, il delegato apostolico in Terrasanta, mons. Andrea Corderò Lanza di Montezemolo, e il sottosegretario per i Rapporti con gli Stati, mons. Claudio Celli, che firmerà il documento, insieme con il viceministro degli Esteri israeliano. «Aspettiamo il Papa a Gerusalemme, sarà accolto come il Capo della Chiesa più importante del mondo, sarà un evento storico» ha dichiarato ieri Miriam Ziv, responsabile dei rapporti con il Vaticano all'ambasciata di Israele. «Ma non c'è ancora nulla di definito», ha aggiunto. Giovanni Paolo II - secondo indiscrezioni di ottima fonte avrebbe desiderato recarsi a Nazareth il 26 dicembre. Ma era troppo presto, e ha nominato come suo inviato il card. Lopez Trujillo. Voci insistenti lo vogliono in Terrasanta il 4 gennaio, a trent'anni esatti di distanza dallo storico pellegrinaggio compiuto da Paolo VI. Un'altra «scuola di pensiero» vaticana invece ipotizza un progetto ben più ambizioso, da collocare però in primavera: Damasco, il Libano, Gaza, Gerico, Gerusalemme (con annessi e connessi) e - perché no? - Il Cairo. Quello egiziano è forse l'invito più antico (dal tempo di Sadat!) giunto al Papa dai Paesi della regione. Comunque - dicono a Gerusalemme - è già pronta la stanza per Papa Wojtyla: è la n. 158 del Pontificio Istituto Notre Dame, una ex-cappèlla. Marco Tosarti