Parrucchieri sul piede di guerra

Parrucchieri sul piede di guerra Parrucchieri sul piede di guerra «Nessuno ci ha mai detto che siamo fuorilegge» «Per aprire un negozio ogni parrucchiere deve passare al vagliodi Comune e Usi tramite il Servizio d'Igiene di via San Domenico. L'ha fatto anche mio marito, illudendosi di lavorare in regola finché nella nostra scuola di acconciatori sono piombati 2 esperti del settore Igiene e Sicurezza di via Lombroso. E sono iniziati i guai». Grazia Unali riassume a buon diritto l'allarme e la protesta dei parrucchieri torinesi, sul piede di guerra dopo la denuncia pubblicizzata ieri dell'Istituto Accademico «Iapt»: le leggi di settore sono diffusamente ignorate e disattese, chi non si adegua corre grossi rischi. La signora Unali lo ha verificato sulla propria pelle, ma cova la rivincita. «Ci hanno contestato di scaricare nel lavandino l'acqua dei contenitori in cui prepariamo le tinte, suggerendo una cisterna estema che il regolamento condominiale ci vieta». E non basta: «Non va più bene neanche il nostro bel pavimento in legno trattato con vernice ignifuga, tutelato dalle Belle Arti e approvato dalla Usi in precedenza». Tra le altie accuse cui suo marito dovrà rispondere in pretura, accantonata quella legata all'acqua delle tinture: una presenza eccessiva di tubetti di tinta già parzialmente adoperati, un'alta percentuale di ammoniaca nell'aria e il troppo rumore. La signora Unali non ha perso tempo. Si è fatta installare un sistema di aspirazione tra i più aggiornati, ha scoperto leggi per cui i tubetti semipieni di tintura costituirebbero un'illegalità limitata al settore industriale, ha attuato la richiesta «rivelazione acustica» affidandosi ad una ditta specializzata e facendo andare al massimo per un giorno intero tutti i phon disponibili. Riassume: «I rilievi ottenuti a nostre spese testimoniano che in questa scuola, dove tra l'altro i minori di 16 anni si impratichi¬ scono maneggiando acqua e zucchero anziché tinture, non solo l'inquinamento dell'acqua ma anche quello acustico rientrano nei limiti previsti. Lo dimostreremo in sede legale». Ma c'è qualcosa che la signora Grazia intende precisare subito: «A parte qualche incomprensibile bollettino, di queste norme così cavillose nessuno ci ha mai informato. Fuorilegge non siamo noi parrucchieri, ma i tanti abusivi che ci fanno concorrenza esercitando a domicilio. Oppure le ditte che riempiono i supermercati di sedicenti tinture ecologiche a base di ingredienti chimici elencati in caratteri impercettibili. Le fa eco una collega, anonima «per legittima difesa»: «A me hanno ingiunto di sistemare in taniche l'acqua di risciacquo delle tinture. Litri e litri per ogni cliente. Cosa ne sapevo prima di essere beccata? Proprio niente come qualsiasi collega». [L r.]