Zampini non tornerà in carcere

L'ex faccendiere abiterà dalla madre a Verona e lavorerà presso una immobiliare L'ex faccendiere abiterà dalla madre a Verona e lavorerà presso una immobiliare Zampini non tornerà in carcere Igiudici concedono l'affidamento ai servizi sociali Adriano Zampini ha ottenuto l'affidamento in prova al servizio sociale e non tornerà in carcere. Il faccendiere, protagonista dello scandalo tangenti che neh'83 fece crollare le giunte rosse in Comune e in Regione, doveva scontare ancora 8 mesi e 21 giorni di reclusione, la pena residua per l'ultima sentenza divenuta definitiva: una storia di ricettazione di titoli azionari che gli era costata una condanna ad un anno e sette mesi di carcere. «Avevo fiducia nel tribunale ha commentato Zampini subito dopo il verdetto - e i giudici mi hanno compreso. Ora tornerò a casa, nel Veneto, potrò riprendere una vita normale». Un ritorno alle origini. «Farò il geometra in una società immobiliare di Verona. Tanti anni fa avevo incominciato proprio nello studio di un architetto, non dovrei avere problemi». La decisione del tribunale di sorveglianza, arrivata poco dopo le 17, non è stata una sorpresa. In mattinata Zampini, assistito dall'avvocato Accatino, Dopo la denuncia dell' Is Adriano Zampini doveva scontare un residuo di pena di 8 mesi e ventun giorni per l'ultima sentenza diventata definitiva aveva risposto alle domande del presidente Pietro Fornace sul suo lavoro, sui suoi programmi. Al termine della breve udienza anche il sostituto procuratore generale Bonansea aveva espresso parere favorevole. Ora Zampini andrà ad abitare a casa della madre, a San Martino Buonalbergo, alla periferia di Verona e dovrà rispettare il programma fissato dal servizio sociale. Ha detto ieri: «Lascerò Torino, ma non per sempre. Non ho alcuna intenzione di rinunciare a quei due miliardi di tangenti che ho dato ai vari politici. In qualche modo cercherò di recuperarli». Di Torino non conserverà un buon ricordo: «Dopo la storia del marzo '83 ero diventato come un appestato. Nessuno voleva più avere a che fare con me. O meglio, in molti erano convinti di poter approfittare della mia situazione per spillarmi denaro o truffarmi. Avevo collaborato con la magistratura e questo nessuno me lo perdonava. Peccato! Ho sbagliato a non seguire il consiglio che mi tituto accademico sulle tinture e gli shampoo avevano dato i giudici allora. "Torna dalle tue parti, lascia perdere Torino, ormai sei bruciato". Con dieci anni di ritardo seguirò quel consiglio». Ma perché è rimasto a Torino? «Non so, forse ho voluto dimostrare che non avevo paura. Forse mi ero illuso di poter riprendere un'attività pulita. E' andata male. Ero abituato a trattare con i politici, dopo lo scandalo pensavo di poter riprendere gli affari con i privati. E' andata male, ci ho rimesso denaro, ho perso contratti». Dopo la condanna a un anno e tre mesi per lo scandalo dell'83 che scardinò le giunte di sinistra e portò sul banco degli imputati i fratelli Enzo e Nanni Biffi Gentili, vicesindaco e vicesegretario del psi, gli assessori socialisti Libertino Scicolone, Gian Luigi Testa e Claudio Simonelli, i de Claudio Artusi e Beppe Gatti, il comunista Giancarlo Quagliotti, Zampini aveva avuto un'altra disavventura: tre anni e tre mesi di carcere per un millantato credito, corruzione e bancarotta, [n. pie.] Incontro con assessori di Comune e Provincia

Luoghi citati: Buonalbergo, Torino, Veneto, Verona