Doretta Graneris è in semilibertà

Il 13 novembre 75 con il fidanzato aveva ucciso padre, madre, il fratellino di 13 anni e i nonni Il 13 novembre 75 con il fidanzato aveva ucciso padre, madre, il fratellino di 13 anni e i nonni Do retta Graneris è in semilibertà «Parlano i miei anni di carcere» Di giorno lavora presso il Gruppo Abele di notte dorme dalle suore si è adeguata. Noi pure, anche se, devo confessarlo, il peso collegiale della decisione si è avvertito. Non credo che negli ultimi venti-trent'anni vi sia stato un altro simile eccidio». Il magistrato prende carta e penna: «Faccio due conti. Guardate che nel maggio del 1996 la Graneris potrà ottenere anche la liberazione condizionale, quella definitiva. Sempre in base alla legge». Ieri sera Doretta è tornata incarcere a far le valigie. La mattina si era presentata di buon'ora al tribunale di via Bologna, per sfuggire ai fotografi che l'hanno poi sorpresa nell'aula di udienza. Il suo avvocato aveva escogitato uno strategemma: approffittare della confusione per la contemporanea presenza di un altro celebre protagonista delle cronache giudiziarie, Adriano Zampini, per farla sgattaiolare nella stanza senza che nessuno se ne avvedesse. Quando è uscita dall'aula, è cominciata la vana ricerca di intervistarla. «La Graneris non vuol saperne di parlarvi. Posso dirvi io qualcosa di questi anni», ha spiegato cortesamente l'avvocato, mentre la sua cliente se ne stava chiusa in una vicina stanza per sfuggire all'ultima telecamera. «Posso dirvi che in carcere si è iscritta ad Architettura è che ha sostenuto 22 esami. Ha ha sempre lavorato, facendo di tutto: la spesina, la portavitto, il cucito. E ancora la lavanderia, dieci anni di infermeria, corsi professionali di ogni genere: informatica, maglieria, espressione corporea». E' sempre stata molto attiva, ma chiusa nel suo silenzio. Non aveva quasi aperto bocca neppure nei tre processi della sua vita, tutti conclusisi con la medesima sentenza: ergastolo, come per il fidanzato di allora, Guido Badini, di quattro anni più vecchio di lei. Lo scapestrato che l'aveva trascinata alla strage dell'intera famiglia: padre, madre, il fratello di 13 anni, i nonni. Li avevano sorpresi riuniti davanti alla tv. La sera fra il 13 e il 14 novembre del 1975: la coppia irruppe nella villetta alla periferia di Vercelli, seguita dai balordi che aveva reclutato in un circolo neofascista di Novara. Un mucchio selvaggio che esplose diciannove colpi contro la famiglia Graneris. Per l'eredità sulla quale voleva mettere le mani Badini? Non si è mai saputo. Doretta era già allora una ragazzina introversa: si definiva un peso per i suoi. Il terzo uomo della strage, Tony D'Elia, l'accusò di aver ucciso a bruciapelo, lei personalmente, la mamma e la nonna. Per cinque anni avvocati e periti di parte tentarono di sostenere, nei vari processi, che la ragazza, allora appena diciottenne, aveva agito in stato di seminfermità mentale. Prevalse sempre il parere contrario degli psichiatri nominati dai giudici. E così Doretta, «sana di mente», si è trascinata negli anni il mistero e il peso di quella strage. Alberto Gaino fllllil o, con addensamenti temporanei sulle zone interti da Nord-Est. Visibilità: buona. AEROPORTO DI CASELLE TEMPERATURE MASSIMA 13,8 MINIMA -1 PRESSIONE (ore 20) 1022 hPa RECORD del mese ultimi 50 anni MASSIMA 23,7 7 novembre 1979 MINIMA -8,2 28 novembre 1989 UN ANNO FA MASSIMA 9,3 MINIMA 4,7 4,7 MERCURIO: a 126 milioni di km o 8 minuti-luce dalla Terra; distanza in aumento. VENERE: si trova nella costellazione della Bilancia, a Sud-Est di Mercurio. MARTE: brilla di colore arancione quasi 2 volte più della Polare. GIOVE: sorge in direzione Est-Sud Est 2 ore e 10 minuti prima del Sole SATURNO: ci presenta un globo ampio quanto una moneta da 500 lire a 335 m. IL FENOMENO: alle ore 19 di questa sera Plutone viene a trovarsi in congiunzione col Sole i i m Doretta Graneris (qui a fianco e, nella foto a destra, con il suo avvocato) ha 36 anni e da tempo lavora al Gruppo Abele breve dichiarazione, che riassume questi ultimi diciotto anni, la sua voglia di scomparire, il suo desiderio di tornare a vivere nell'anonimato. Eccola. «Questa semilibertà è per me un passo avanti in un lungo percorso, iniziato oltre 18 anni fa, di progressivo reinserimento nella vita sociale e di costruzione di un futuro. Senza l'opportunità che le misure alternative al carcere offrono, ogni possibilità di dimostrare il proprio cambiamento, la propria sofferta maturazione, non sarebbe possibile, ed io credo in questa possibilità che la riforma penitenziaria offre a chi è detenuto. «L'occasione di lavoro, di nuovi rapporto sociali e personali, che ho avuto all'interno del Gruppo Abele in questi ul- timi quattro anni di lavoro esterno, è stata importante per ricapirmi, per ritrovare la serenità e la forza di uscire dalla sofferenza. Il passato, le sue tragedie e le mie responsabilità, sono sempre presenti nella mia memoria e nella mia coscienza, e parlare di un percorso verso una nuova vita non ha e non ha mai voluto dire rimuoverlo, dimenticarlo. Ma oggi io sono un'altra persona, e desidero che il mio presente e il mio futuro possano testimoniare questo cambiamento. «Ho sempre chiesto il silenzio, attorno al mio presente e ali* mia persona, un silenzio che sia sinonimo di rispetto non solo per me, ma anche per gli altri. Anche oggi, rinnovo la mia richiesta di sempre: essere dimenticata». Guido Badini te nelle serre, tra le piante. La sera, rientra nella sua cella, singola, al carcere di massima sicurezza. Rita N. racconta: «Ci siamo conosciuti a Boario, prima che succedesse quella terribile cosa. Quando ho saputo che era detenuto qui a Brescia mi sono messa subito in contatto con lui. Non stava certo bene, l'avevano abbandonato tutti. Non riceveva neppure un biglietto. Guido è un uomo sensibile, di buoni sentimenti. Non mi sento di giudicare quello che ha fatto. Cerco sempre di non parlarne, se non lo fa lui». ralmente muniti tutti degli opportuni permessi). Tutto ciò a scapito della gran parte dei dipendenti comunali di piazza San Giovanni, che quotidianamente affrontano veri e propri "safari" tra taglieggiatori abusivi e i nostri stessi colleghi vigili, che spesso ci gratificano con salatissime contravvenzioni. Ci sembra quantomeno irriverente ricordarsi dei dipendenti comunali nel momento in cui non si può più usufruire dei propri parcheggi! ! ! «Dov'erano quei ventisette dipendenti regionali quando potevano tranquillamente parcheggiare? Noi non abbiamo mai avuto neanche la scusa dei percorsi archeologici». Seguono 59 firme Una lettrice ci scrive: «Ho sentito, dico sentito, perché seguo più le radio che la televisione, questo spot pubblicitario: "Il modo più comodo per fare le cose è farle fare agli altri". «Vi sembra educativo per i giovani? Per di più, secondo la mia opinione, non è neanche spiritoso. «Vorrei sapere cosa ne pensano i lettori di Specchio dei tempi». Laura Bacchetta

Luoghi citati: Boario, Brescia, Novara, Sud-est Di Mercurio, Vercelli