Augias addio alla Rai

Farà «Babele» e un settimanale di giornalismo a 360 gradi Farà «Babele» e un settimanale di giornalismo a 360 gradi Augios: addio alla Rai Un contratto di due anni a Tmc Skoda Favorh IX 1.3 «d«L. 11.590.000 Skoda favorii GLX 15 «. ROMA. Corrado Augias ha rotto con la Rai e ha firmato un contratto di due anni con Telemontecarlo. Qui realizzerà «Babele» - programma dedicato ai libri che fino all'anno scorso andava in onda su Raitre - e «Domino», un settimanale del venerdì sera, due ore di giornalismo a 360 gradi. «Sarà la versione televisiva di "Panorama" o dell'"Espresso"». In Rai Augias prendeva sui 300 milioni l'anno e l'accordo con Tmc, per la parte economica, non dovrebbe discostarsi molto da questa cifra. La rottura con il vertice di viale Mazzini non è perciò di natura economica, ma politica o culturale o di idee. Il direttore di Raitre, Angelo Guglielmi, aveva infatti deciso di collocare «Babele» a mezzanotte e non di domenica. Ad Augias, stupito, avrebbe spiegato che la domenica c'è già «Cielito lindo», trasmissione considerata intoccabile, e che negli altri giorni della settimana la fascia oraria desiderata da Augias era occupata da «Milano, Italia», altro punto di forza della rete. Quando la settimana scorsa il vice di Guglielmi, Balassone, ha comunicato ad Augias le conclusioni della rete, questi ha risposto: «E' una decisione dirimente». I retroscena non sono poi troppo difficili da spiegare. Corrado Augias, 58 anni, aveva ricominciato a lavorare in Rai nel 1987 con un programma di buon successo, intitolato «Telefono giallo», casi di cronaca nera ricostruiti in studio con tanto di testimoni. «Babele» nacque invece il 6 aprile del 1990, praticamente contro la volontà di Guglielmi, che a una trasmissione sui libri in televisione lui, letterato finissimo - non ha mai creduto. Augias, per realizzarla, minacciò di non riprendere «Telefono giallo» e questo piccolo mercato, tutto interno a Raitre, andò avanti per un paio di stagioni. A poco a poco, però, le caratteristiche di «Telefono giallo» vennero trasferite sul «Chi l'ha visto?» della Raffai e nella trattativa tra il conduttore e il suo direttore venne perciò a mancare uno degli elementi in gioco. Certo, la collocazione a mezzanotte suonava abbastanza umiliante per il programma: al suo debutto andava in onda alle 22,30 e faceva sì e no come dicono alcuni, «a pesci in faccia») la loro autonomia. Qualche contatto tra Raiuno e Augias, nei giorni scorsi, c'era anche stato, soprattutto per l'intermediazione di Demetrio Volcic: discenti e Delai avevano pensato di affidare ad Augias la serata culturale del martedì, sperando in un'idea che ne risollevasse l'audience. Ma la trattativa deve essere rimasta nel vago, mentre quelli di Telemontecarlo hanno agito da fulmini: il contratto è stato firmato ieri. Non si può naturalmente descrivere la felicità di Sandro Curzi, esule anche lui da Raitre su Tmc. Curzi aveva già progettato, ai tempi in cui dirigeva il Tg3, di lasciare un minuto ad Augias, durante il tg, per presentare un libro. E' possibile che questa idea venga ripresa nel Tg7 che «Kojak» sta preparando per Telemontecarlo e che vedremo a partire da domenica prossima (messa in onda alle 19,30, due studi collegati, ospiti in trasmissione, redazione visibile). Curzi progetta di mettere in campo Augias già domenica, per guidare la serata elettorale. Ma, per farlo, ci vuole il permesso di Locatelli, che forse lo accorderà. Augias, subito dopo la firma con Tmc, ha solo commentato: «Ho partecipato a due altre avventure professionali in passato: "Repubblica" e Raitre. Piccole cose che poi sono diventate grandi. Speriamo che la storia si ripeta». Nella foto Corrado Augias Ha lasciato la Rai non per motivi di natura economica ma per questioni di politica culturale 600 mila spettatori di media. L'anno scorso, allo stesso orario, ma la domenica, aveva totalizzato una media di un milione di spettatori. Si racconta che quando Elvira Sellerio, l'editore seduto in consiglio d'amministrazione, ha saputo dello spostamento a mezzanotte ha esclamato: «Mi pare quasi un affronto. Arrivo io e "Babele" viene declassata». Secondo un'interpretazione piuttosto dietrologica ma forse non del tutto infondata, Guglielmi avrebbe deciso di umiliare «Babele» per ribadire la propria autonomia dai «professori» che guidano la Rai. Sarebbe insomma un atto della lotta in corso tra il vertice di viale Mazzini, che vorrebbe accentrare tutto, e i direttori di rete, che difendono a denti stretti (o, Giorgio Dell'Arti

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