De Gregori «Ma che burla questo Sanremo pulito» di Si. Ro.

Il cantautore obietta, polemico: «Dire che oggi è trasparente significa ammettere che prima non lo era» Il cantautore obietta, polemico: «Dire che oggi è trasparente significa ammettere che prima non lo era» «Le persone al comando sono sempre le stesse» De Gregori: «Ma che burla questo Sanremo pulito» «Il Principe» a Milano in un concerto con gli amici del Folkstudio «No, vorrei che me lo spiegassero, questo mistero». Francesco De Gregori è molto calmo. Quando è calmo parla scandendo le parole, e ti guarda negli occhi come se si aspettasse da te le risposte. Ma risposte non ce n'è, e De Gregori ripete le domande. «Per anni ho detto e scritto contro Sanremo. Dicevo che era una cosa indegna. E passavo per il solito estremista. Adesso Bando e Maffucci vengono a raccontarci che finalmente il Festival sarà trasparente». Magnifico. Non è una buona notizia? No, il Principe non sembra convinto che sia buona. Ha dichiarato in ogni possibile sede ed occasione che il Festival era il frutto di un patto scellerato fra la Rai e le case discografiche che rinunciavano alla fatidica «trasparenza» pur di restare nel giro. Con ricadute assortite e tutte alquanto losche, compresi gli appoggi dei politici a questo o quel cantante. Adesso che si celebrano le magnifiche sorti e progressive del Festival così pulito che più pulito non si può, Francesco De Gregori vorrebbe capire. «Il Festival trasparente? Benissimo. Ma se la mettono così, significa che prima tanto trasparente non era. Significa che qualcosa non andava. E chi lo faceva, allora, il Festival? Maffucci». Mario Maffucci è il capo struttura di Raiuno per il Festival. «Lo è quest'anno, e lo era gli anni passati. E c'era pure Baudo. Ecco perché vorrei che mi spiegassero. Che vuol dire, adesso il Festival è pulito? Che prima non lo era. Però loro sono gli stessi. C'erano prima, ci sono adesso. Sempre loro. Come la mettiamo?». La mettiamo che Sanremo vive un delicato travaglio del passaggio dal vecchio al vecchio? «Non so - finge di schermirsi il Principe. - So solo che mi son sentito dire di tutto: compre- MILANO DAL NOSTRO INVIATO so che ce l'avevo con i giovani che vanno al Festival». Non è così? «Ma no, quando mai? Un conto è il sistema, la manifestazione. Un altro la gente che ci partecipa. Da Sanremo sono passati ragazzi molto bravi». La nuova pupilla di De Gregori si chiama Angela Baraldi, è andata al Festival eppure il Principe l'ha voluta con sé nell'ultimo tour. Francesco De Gregori è a Milano per un impegno d'onore. Un concerto specialissimo, al teatro Nazionale. Lui, e gli altri: Ivan Della Mea, Fausto Amodei, Claudio Lolli, gli antichi reprobi e le nuove pasionarie, la Teresa De Sio e una ragazzina sparuta che si chiama Laura Polimeno e ha una voce incredibile, e i nobili John Renboum e Ramblin' Jack Elliott. Li ha chiamati Giancarlo Cesaroni, il piccolo padre del Folkstudio romano, il locale dove si coltivò la magnifica illusione delle canzoni che potevano cambiare il mondo. Il mondo è cambiato, ma non si sa se in meglio, e comunque non come si sperava allora: e intanto il Folkstudio annaspa, e Cesaroni per non lasciarlo morire organizza concerti in giro, con quelli che furono e restano i figli suoi. E' una sera dulcamara. Sarà quest'aria fredda che ti morde le Francesco De Gregori «contro» Il FesNella foto a destra Pippo Baudo ossa, il buio di uno scontento inverno a Milano, o saranno i ricordi di altre stagioni e altri eroismi, la musica dell'Internazionale che viene dal sipario ancora chiuso e arriva a ima platea semivuota. Come una volta, quando la celebrità era un'ipotesi, il successo una puttana, e la rivoluzione quasi una certezza. Sarà tutto questo, o il piacere di stare fra compagni di strada perduti e ritrovati mille volte: così, stasera il Principe senza corona e senza scorta va per strade e bar di piccola e brava gente. E parla delle cose della vita con la naturale malagrazia di un ragazzaccio, e gode a sbertucciare l'establishment, «m'han tanto criticato perché ho fatto un disco dal vivo, e in paga io ne faccio un altro. Subito subito». Pestifero. De Gregori è «il figlio più importante e famoso»: lo dicono quelli del Folkstudio presentandolo allo scelto pubblico. Però l'altra sera non è servito neppure il suo nome a smuovere una Milano tanto cambiata da non riconoscersi più. E per una volta il Principe condivide la sorte dei suoi amici d'un tempo lontano, si ritrova a spiare le poltrone vuote, a bearsi dell'applauso dei «pochi ma buoni». Un'esperienza quotidiana per gli altri, per i Della Mea e i Lolli e gli Amodei che non sono scesi a patti mai, con niente e con nessuno. tival Lui, il Principe, è in pace con la coscienza sua. «Ho nuotato al margine», si giudica, senza rinnegarsi. E va in scena baldanzoso, improvvisa vecchie canzoni alla chitarra, «Mannaggia la musica» e l'omaggio a Jannacci con «Sfiorisci bel fiore» e un'«Alice» sguaiata che sembra Vasco. Fa disperare il buon Guido Guglielminetti, suo bassista e direttore musicale che frigge, sul palco. Il ragazzaccio stona e sbanda e si diverte, e Guglielminetti pare un can pastore affannato a tener insieme il gregge di note in fuga disordinata. C'è Luigi Grechi, il fratello. E Francesco e Luigi duettano con «Il bandito e il campione», e sono piccoli gioielli grezzi. E' una sera di gioielli grezzi e puri. Fa bene ritrovarsi fra gente a posto, gente che non ha mai detto una preghierina ipocrita per vendere i dischi; e può cantare a gola e cuore spiegati, come canta Della Mea, «crescerà mai cosa sana / dalla Lega e dal potere di democrazia puttana?». Ah, saperlo. Forse lo sa la ragazza che prima del concerto, al bar, s'avvicina a De Gregori e gli fa «Francesco resisti, sei l'ultimo baluardo che ci è rimasto». Lui la guarda serio. E forse si domanda che cosa veda la ragazza, nel buio oltre il limite della notte. Gabriele Ferraris «Sfido il signor De Grsgori a dimostrare che io abbia mai partecipato ai lavori della commissione che selezionava le canzoni di Sanremo». Neanche l'anno scorso? «Per carità. Come si sa, il festival di Sanremo dell'anno scorso era organizzato da Adriano Aragozzini e dalla Publispei di Bixio e Ravera. La commissione selezionatrice, poi, era in mano alla Rai». Quindi le insinuazioni di De Gregori non la toccano affatto? «De Gregori è un cantautore famoso, libero di scegliere se venire o non venire a Sanremo. Ma non deve permettersi di mettere in dubbio che quest'anno la selezione sia stata fatta in maniera assolutamente limpida. Lo garantisco io». Scusi Baudo, ma se lei insiste tanto nel dire che quest'anno non ci sono state pastette, vuol dire che in passato le risulta che queste pastette c'erano? «Io non lo so». Ma in cuor suo non ha mai provato imbarazzo a presentare un festival da molti considerato «truccato»? «Quello che avevo nel cuore non lo dico». [si. ro.]