«Sugli sciacalli indaghi Santamaria» di Nico Orengo

«Sugli sciacalli indaghi Santamaria» «Sugli sciacalli indaghi Santamaria» Mastroianni: storia ideale per Frutterò &Lucentini PERCHE' prendersela con Macario? Non si può che essergli grati per le sue tante donnine che ci han fatto sognare». E' tornato Santamaria in città all'indomani dello scandalo dei cimiteri e del vile commercio dei «predacadaveri». La sua faccia è ancora quella di Marcello Mastroianni, con le orme che una vita può lasciare in vent'anni. Ieri era per «La donna della Domenica», oggi per «A che punto è la notte», sempre da un romanzo di Frutterò & Lucentini, prodotto da «Rai 2» con la regia di Nanni Loy. Primo set alla Falcherà, dentro una luce rossa di foglie e di sole, su un prato inondato di neve artificiale. «Mi avevano assicurato - dice Mastroianni -, quando in estate avevamo fatto i sopralluoghi, che a Novembre avremmo avuto il freddo, la nebbia, il gelo. E invece...». Mentre guarda fuori dalla roulotte cercando «il tempo grigio» del romanzo, Mastroianni pensa al suo personaggio, Santamaria, che gli ritorna addosso. «Ha il segno degli anni, dei mici, ha qualche dolore alla cervicale, qualche bronchitella, un po' di sciatica. Forse ò più disincantato. Ma ò rimasto una persona perbene. Certo è un po' frustrato, non ha fatto carriera. Ma se gli avessero detto di andare ad indagare al cimitero ci sarebbe andato». Ha letto della lunga catena di cadaveri derubati di anelli, catenine, denti d'oro. Dice: «Già i nazisti si comportavano così. Sento dire, ho letto, che in questa città ci sono maghi, sette. Anche quest'affare sui cimiteri potrebbe incuriosire Frutterò &• Lucentini, potrebbero ricamarci una storia. I cimiteri a me mettono malinconia. Quant'é che non vado a trovare mia madre... ma sono luoghi anche per possibili ironie. Ricordo una epigrafe: "All'arte andasti incontro/moristi in uno scontro"». A sinistra Marcello Mastrioanni ieri a Torino per le riprese del nuovo film dove recita la parte del commissario Santamaria, a destra l'attore sul set de «La donna della domenica» con Jacqueline Bisset Frutterò & Lucentini (a destra) autori del libro «A che punto è la notte» dal quale è stato tratto un film che ha per protagonista Marcello Mastroianni Come si comporterebbe Santamaria in un cimitero? «Sarebbe sopraffatto dal clima sinistro, funereo del luogo. Guarderebbe le tombe monumentali chiedendosi se lì dentro dormono persone perbene o paraculi e imbroglioni. Ricordo una volta che ero a Montelepre mentre Rosi girava il suo bandito Giuliano. Eravamo in un cimitero con tombe imponenti e orrende, che copri¬ vano, magari, picciotti e uomini di lupara. Anni fa recitavo a Parigi, al teatro di Montparnasse, il mio camerino dava sul cimitero. Era rassicurante, pensavo che se non fossero arrivati applausi avrei però evitato fischi e pernacchie». Fuori, sul set di finta neve, viene portata una carcassa d'auto coperta di neve. «Sì, sì - aggiunge Mastroianni, fumando «Sembra di essere a Capri. Qui ci vuole il tempo grigio. E così era la Torino di quando ero piccolo, quando i miei, famiglia di falegnami, arrivarono a Torino. Stavamo in via Nicola Fabrizi, quattordici in una casa popolare, con scale A, B, C. Allora faceva sempre freddo. Facevamo il presepe sul balcone con la neve vera e per aprire le finestre mio zio Corrado accendeva una candela e faceva sciogliere il ghiaccio dei battenti. Adesso c'è troppo sole». Erano previsti tre mesi di lavorazione per «A che punto è la notte», che si ridurranno a uno perché molti «interni» verranno girati a Roma. «Mi dispiace - dice Mastroianni - perché mi piace lavorare fuori casa. E mi piace Torino anche se finisco per avere poco tempo per frequentarla. Si lavora anche di notte. Ci ho vissuto dai tre ai dieci anni, un affetto mi è rimasto». Intanto qualche difficoltà è già sorta: la difficoltà di trovare i permessi per girare in quella che dovrebbe essere la chiesa del sulfureo don Pezza. Anche a Roma non si è trovato un parroco disposto a cedere la sua. «E' un sacerdote scomodo che spaventa le gerarchie ecclesiali», dice l'attore, ricordando che mentre, con Monicelli, giravano «La Donna della Domenica», Frutterò & Lucentini stavano scrivendo «A che punto è la notte». «Spero - aggiunge - che stiano scrivendo un nuovo Santamaria. Ma vorrei che fosse almeno promosso questore. Perché non gli si dica che è un cretino. E che ci pensino a questa storia del cimitero. Altro che tombaroli d'Etruria erano questi...». Intanto pensa al suo personaggio, dice: «L'ho nella memoria», al visionario don Pezza, assassinato da una bomba al termine di una predica teatrale, ai quattro giorni e alle quattro notti che Santamaria, come un cane da tartufi, passerà in una Torino di cascinali abbandonati, capannoni industriali, periferie, massicciate della ferrovia, condominii popolari, in una caccia al colpevole mozzafiato. «Mi piace prendere il personaggio per i capelli - dice - senza nessun trucco da Actor's Studio. Risolvere le difficoltà con un guizzo. Attori siamo e dobbiamo fingere. Non siamo mica americani che la fan tanto lunga quando devono interpretare un personaggio e si mettono in carrozzella e si chiudono in un ospedale psichiatrico... Via». Poi, sotto il sole, ha un brivido come seguisse un suo pensiero. Dice con ironia amarognola: «Io quando sarò morto farò scrivere sulla mia lapide: Non ci sono, chiamate l'avvocatessa Cau». Nico Orengo

Luoghi citati: Capri, Montelepre, Parigi, Roma, Torino