il pericolo demografico e le zitelle di Giurisprudenza

//pericolo demografico e le zitelle di Giurisprudenza LETTERE AL GIORNALE //pericolo demografico e le zitelle di Giurisprudenza La contraccezione e la Chiesa La Chiesa è nuovamente avversa alla contraccezione, questa volta in relazione alla politica dell'Unicef sul controllo delle nascite e sulla diffusione degli anticoncezionali nel Terzo Mondo. Già al convegno di Rio de Janeiro, dedicato all'ambiente, la Chiesa è riuscita ad interferire, impedendo che fosse focalizzato il più grave ed il più attuale dei rischi che gravano sul nostro futuro: l'esplosione demografica. A questa hanno seguito altre «brillanti» iniziative: la «Veritatis splendor», che rilancia, accentuandola, l'inammissibilità del dissenso, di una morale e di un'etica personali, non provenienti dall'insegnamento «infallibile» del Papa - significativo è che la contraccezione sia considerata «un atto intrinsecamente cattivo» -, l'affermazione, sempre del Papa, che esista un legame tra il calo demografico e «l'allarmante fenomeno di non poche coppie nelle quali l'amore così facilmente inaridisce e muore»; e poi le nuove regole per i divorziati che debbono impegnarsi a «interrompere la loro reciproca vita sessuale e a trasformare il loro vincolo in amicizia». Ronni Bessi, Aosta L'università delle assistenti Una nuova piaga va diffondendosi nella Facoltà di Giurisprudenza: le assistenti donne. Questo virus colpisce esclusivamente le giovani che si presentano agli esami. Infatti, mentre le fanciulle impreparate cadono immediatamente sotto i colpi di questa malattia, i loro «colleghi» di sesso maschile, se dotati di una certa prestanza, alla quale sappiano aggiungere un'espressione da «cucciolotto indifeso», possono ottenere in dieci minuti quanto si raggiunge a seguito di mesi di intenso studio. Ma veniamo a quelle fanciulle che riescano ad abbinare cervello e preparazione alla piacevolezza di aspetto. Esse sono sicuramente le più colpite dal funesto morbo. In alcuni casi la malattia si manifesta sotto forma di valutazioni date al maglioncino fatto ai ferri dalla mamma che si indossa oppure al cerchietto di raso che trattiene i capelli. Sì, perché queste care zitelle non si degnano affatto di stare ad ascoltare seriamente quanto si sta dicendo. Naturalmente a meno che non si sia figlie di altri docenti universitari, di giudici, di avvocati di grido... Sono intelligente e studiosa. Ottimo. Sono anche bella. Mea culpa. Non sono figlia di un noto giurista. A morte. Infine, posso fornire referti psichiatrici in grado di confermare che non soffro affatto di mania di persecuzione: e, a garanzia della mia buona fede, posso esibire, a richiesta, il libretto universitario: nonostante tutto, sono perfettamente in corso, quanto al numero di esami ed alla media richiesta dalla Facoltà. Ma che nessuno mi venga mai più a dire che «ognuno è artefice della propria fortuna o sfortuna». Lettera firmata I trapianti sui vivi Ancora una volta sono chiamato in causa da colleghi provocatori che sembra siano anche interessati al mio «curriculum». Eccolo! Laureato con 110/110 presso l'Università di Roma nel 1943, consegue 4 specializzazioni: chirurgia generale, chirurgia app. digerente, chirurgia toracica, patologia generale. Consegue la libera docenza in patologia chirurgica e propedeutica clinica. Consegue l'idoneità in 16 concorsi nazionali ospedalieri e presta servizio quale primario chirurgo negli ospedali di Fondi e Civitacastellana, nonché di aiuto chirurgo di ruolo degli Ospedali Riuniti di Roma. Pubblica 35 lavori a stampa sulle più importanti riviste italiane, l'ultimo dei quali presentato al congresso internazionale di genetica e gemellologia, tenutosi in Roma ne) 1989. Consegue la «Full Registration» presso il Medicai Board di Sydney e l'affiliazione quale General Surgeon in 3 ospedali pubblici della stessa città. Queste le mie credenziali che ritengo siano sufficienti per entrare a pieno titolo in un dibattito che è aperto in tutto il mondo. E veniamo all'articolo della scuola di Harvard pubblicato su «Criticai Care Medicine» (20-1292). I severi nella punteggiatura (il proto aveva dimenticato una virgola), ma scarsamente critici colleghi Curtoni e Triolo, sembra¬ no peraltro non aver compreso esattamente il significato del citato lavoro, forse considerando l'inglese-americano di non facile traduzione. Provo a spiegarlo. Gli autori dimostrano con una accuratissima bibliografia (n. 87 citazioni) che è impossibile porre la diagnosi di «morte cerebrale» sulla base della completa distruzione del cervello, neanche con le più sofisticate tecniche moderne, compresi radionuclidi e angiografie anche se ripetute 4 volte. Pertanto concludono, si dovrà parlare non di «cessazione di tutte le funzioni dell'encefalo», ma di «perdita irreversibile della coscienza», cioè del rapporto del soggetto con se stesso e con l'ambiente che lo circonda. Pertanto se i colleghi hanno capacità di giudizio, ciò sta a significare: 1°) che i pazienti che si espiantano sono «vivi» e se non fossero tali non sarebbero utilmente trapiantabili i loro organi; 2°) che i pazienti dai quali si prelevano gli organi sono se mai, in «prognosi di morte», ma «in assoluto» non sono cadaveri; 3°) che la perdita della coscienza non avendo basi anatomo-patologiche (non esiste un centro della coscienza), può, ed accade, essere reversibile. Massimo Bondì L. D. in Pat. Chir. e Prop. Clin. Specialista in Patologia Generale Entusiasmo per Tele+3 Colgo l'invito della lettrice che ieri spezzava una lancia in favore della rete Tele + 3 e mi unisco al rammarico per il prossimo oscuramento di tale canale che ho scoperto da poco tempo e che seguo con entusiasmo per i suoi programmi culturalmente molto validi. Olga Felizio, Torino Il cinema e i suoi padri Che Cecchi Gori sia stato un grand'uomo lo ammetto, ma che sia stato il «padre del cinematografo italiano» ho i miei seri e motivati dubbi. All'inizio del secolo esisteva a Torino un bello stabilimento «Pathé» di proprietà del signor Pittaluga, nel quale si produssero diversi film tra i quali «Cabiria» e «La Nave» che attualmente ser¬ vono da studio e ammirazione agli attuali produttori non solo italiani. Purtroppo Torino, quando era Torino, viene in continuità obliata. Non me ne voglia; cordialissimi saluti da un torinese di antichissime origini con tanti ricordi e documenti. Carlo Corderò Novara Marcello e Anita non c'erano Ho seguito in televisione i funerali di Federico Fellini, mentre mi sono stupito di vedere molta gente anche non di spettacolo che è stata presente a rendergli omaggio, mi sono rammaricato di non vedere gli attori Marcello Mastroianni, Anita Ekberg ed Alberto Sordi, i quali debbono tutto a Fellini perché è lui che li ha lanciati nel cinema e senza di lui sarebbero rimasti degli sconosciuti eccetto Sordi che era già un personaggio. Questi attori hanno un grande debito di riconoscenza verso Fel lini, eppure hanno brillato per la loro assenza. Che squallore l'animo umano! Renato Graglia Torino Uno spot non ministeriale In un articolo a firma di Luigi Sugliano apparso su «La Stam pa» del giorno 30/10/1993, a pa gina 13, si preannuncia la pros sima diffusione di uno spot tele visivo «del ministero della Sa nità» nel quale un bambino di ot to anni reclamizza l'uso del profilattico per fini di preven zione. Il ministero della Sanità non ha realizzato il predetto spot né ha in alcun modo partecipato al la sua realizzazione. dott. Irinus Serafin direttore generale ministero della Sanità Roma