Da Defoe a Tangentopoli un solo grido viva la gogna di Maurizio Assalto

IL CASO IL CASO . Un poemetto del 700 riporta in auge la berlina Da Defoe a Tangentopoli un solo grido: viva la gogna ARTELLI, buonanima, lo aveva detto, in una lettera accorata al presidente della Camera Napolitano, prima di sprofondarsi nel Tartaro dei politici: «Siamo portati alla gogna a carrettate, confusi con gente sconosciuta e talvolta ignobile, con innocenti e colpevoli...». In tutto questo agitarsi di cappi (il leghista Orsenigo in una «memorabile» seduta a Montecitorio), di manette (i missini all'indirizzo degli onorevoli inquisiti), in questo metallico tintinnare (le monetine scagliate addosso ai politici, quando sfidano la strada), nell'ondata di sdegno moralizzatore che monta dalle piazze, ci mancava solo questa. La vecchia berlina è tornata in auge, l'ex Delfino aveva visto giusto. «Salve, geroglifica macchina di Stato» la apostrofa Daniel Defoe, l'autore di Robinson Crusoe, nell'incipit di un ironico Inno alla Gogna scritto nel 1703, che l'editore Liberilibri di Macerata si appresta a mandare in libreria. In anni di Tangentopoli, la coincidenza è suggestiva: e forse non è soltanto una coincidenza. Oggi la messa alla berlina ha perso la fisicità che aveva ai tempi di Defce ed è diventata una metafora, ma la brutalità per chi la subisce rimane la stessa. «E' un supplemento della pena che si ha quando il reato è particolarmente odioso, come lo è il furto di denaro pubblico da parte di chi detiene il potere» teorizza Gianfranco Miglio, spietate maitre-à-penser di quella Lega che minaccia l'epurazione. L'analisi del professore è molto realistica: «Chi commette un atto illecito e viene condannato, si illude se pensa di riacquistare la sua rispettabilità dopo aver scontato la pena. Adesso Craxi non può nemmeno più farsi vedere in giro: questa è pre-gogna, perché non c'è ancora stata la condanna di un giudice. Ma anche dopo dieci anni di carcere, quelli che lo vedessero uscire direbbero: eccolo lì il ladrone. L'illusione di poter recuperare credibilità in parte è alimentata dall'infelice dettato costituziona- le, dove si dice che la pena deve essere volta a recuperare il reo. Ma è anche colpa della concezione cattolica, quella secondo la quale, se sei pentito, torni pulito come un angioletto. Nei fatti non è così, ed è un bene che non sia così. Non è un atto di inciviltà: non sarà molto cristiano, ma è molto logico. La berlina è una forma arcaica che torna continuamente perché ha radici nella forma e nella struttura dello Stato di diritto: il giorno in cui venisse meno l'indignazione da cui nasce la gogna morale, la società si sfalderebbe». Gogna, pre-gogna e vergogna. Un altro che non scherza è Giorgio Forattini: le sue vignette, berlina quotidiana per i potenti, sono popolate da "tutta una serie di inquietanti - e in qualche caso profetiche - gabbie, cappi, catene, ghigliottine. «E' una vita che combatto, adesso finalmente me la godo. La gogna è la pena giusta per questa gente' che ci ha rubato la vita. Per noi guerrieri solitari è la rivincita, dopo anni in cui non si poteva parlare male di questo, bisognava stare attenti a quest'altro...». E adesso? Forattini ci dà l'anteprima di una possibile prossima vignetta: «Adesso li metterei tutti alla gogna sul balcone di piazza Venezia, in quanto dittatori della politica italiana». Chi ci metterebbe? «Grand commis dello Stato, industriali, editori, giornalisti, dirigenti Rai...». Non c'è niente da fare: gogna è bello, parrebbe questo il nuovo slogan che riconcilia gli antichi oppositori di ogni tendenza. Anche Dario Fo e Franca Rame nel loro Settimo non rubare avevano eretto una sorta di berlina iconica in mezzo al palcoscenico: un tabellone che veniva aggiornato ogni sera con le facce degli ultimi tangentisti «pizzicati». «Abbiamo cominciato con un tabellone, alla fine ne avevamo quindici: debordavano fin dietro le quinte» ricordano. Scusate, ma non eravate i campioni del garantismo? «Sì - risponde lui -, ma qui stanno depenalizzando tutto. Si fa strada una nuova morale: "chi ruba per il partito vissuto è assai". Fra un po' verranno anche premiati, altroché. Alla fine l'unica pena che avranno sopportato, questi ladroni, sarà la rappresentazione delle loro facce sui giornali e in tv». «Macché gogna - aggiunge lei -. Siamo noi cittadini che siamo stati messi alla berlina, e lo siamo ancora: dagli sberleffi di questi impuniti». Maurizio Assalto Lrap Una vignetta inedita di Forattini per il recente raduno de di Ceppaloni: De Mita, Martinazzoli e Andreotti «alla berlina». In alto Gianfranco Miglio e Dario Fo. Sotto, la gogna

Luoghi citati: Ceppaloni, Macerata