«Anche Riina si pentirà» di Aug. Min.

IL TRAMONTO «Anche Riina si pentirà» Formica: la mafia sta traslocando IL TRAMONTO dei padrini CROMA I scommetto la testa. Sarà fra un mese, fra due o tre, ma presto anche Totò Riina si pentirà...». Parola di Rino Formica. Forse a molti questa previsione può apparire azzardata, ma l'exministro delle Finanze la espone con sicurezza, passeggiando in una Montecitorio deserta. Formica non è siciliano, ma è un grande appassionato di «dietrologia», di letteratura gialla, di storie di mafia, in più ha alle spalle una lunga serie di incarichi di governo di rilievo. E in questi giorni il peisonaggio, tra quello che ha letto e quello che ha sentito dire, ha maturato una convinzione: «Secondo me la ma¬ fia sta traslocando. La Sicilia ha perso quella caratteristica, quella "omertà d'ambiente", che l'aveva fatta diventare la sede centrale della mafia internazionale. Adesso non è più così. E la mafia sta emigrando verso Paesi più sicuri, magari verso l'Est, che ne so, in Bulgaria, nell'Uzbekistan. Per questo i mafiosi in galera cominciano a pensare al proprio destino. Vedrete come si moltiplicheranno i pentiti di mafia. Per loro non è difficile: basta accreditare la propria confessione con tre o quattro particolari veri, poi possono aggiungere qualunque cosa». Formica, al solito, nei suoi ragionamenti non va molto per il sottile. Il suo eloquio è torrenziale. Non si ferma un attimo. E qualunque fatto, episodio, connessione è buono per suffragare la sua tesi del momento. Così parla di tutto, anche del rapporto mafia-politica. «Ho letto qualche scritto di Violante sul rapporto tra la mafia e la de in Sicilia. E' lo stesso rapporto che avevano i Gullo e i Mancini in Calabria con l'ndrangheta. La verità è che fino a quando la mafia si occupò di contrabbando, di criminalità locale, di prostituzione, con i politici c'era una sorta di rapporto di "convivenza". Cioè non si pestavano i piedi. I guai sono cominciati con la droga. Con i traffici il potere finanziario della mafia è diventato enorme. La mafia si è trasformata in una vera potenza eco¬ nomica...». E per inquadrare meglio la situazione, l'ex-ministro si lascia andare a qualche esempio. «Mi ricordo - spiega - di aver visto un film in cui in una riunione i capi mafiosi avevano deGiso di acquistare una compagnia di assicurazioni. Guardate che non si trattava solo di fantasie: ad un certo punto le cosche pensarono davvero di comprare le Generali. Proprio questo potere economico accumulato dalla mafia, che poteva e ha cambiato gli equilibri in molti Paesi, ha spinto i governi a combatterla, ad ingaggiare una guerra a livello internazionale. Hanno cominciato gli Stati Uniti e poi è toccato a noi. La legge sulla droga, ad esempio, fu richiesta a Craxi dal governo Usa in un viaggio a Washington...». Altre due frasi, due paragoni e due esempi e Formica torna ai nostri giorni. «Questa guerra - racconta - ha fatto saltare il rapporto di "convivenza" tra mafia e politica. Le cosche, nella loro reazione, ad un certo punto hanno addirittura immaginato di poter subordinare ai propri voleri la politica, non di aiutare questo o quel candidato alle elezioni, ma addirittura di scegliere il proprio candidato. E lo scontro si è fatto ancora più duro. C'è stato l'omicidio di Lima eppoi gli attentati a Falcone e Borsellino, prove di forza verso lo Stato ma anche, credo, tra cosche mafiose rivali. Ecco perché non credo all'ordine venuto da Roma per assassinare Falcone. E se quell'ordine è proprio venuto dalla capitale, allora chi l'ha dato, casomai, era un emissario del governo internazionale, quello che magari la gente conosce solo come un affermato avvocato o commercialista...». Dopo questo lungo «excursus» Formica torna alla previsione iniziale, a quel Totò Riina che lui vede già candidato al «pentimento». «Tutto quello che è successo - conclude Formica - ha fatto capire alla mafia soprattutto una cosa, che la Sicilia non è più affidabile, che la regione è destinata a diventare la sede di una delle tante filiali del crimine organizzato, non più quella della direzione centrale. E questo "trasloco" sta avvenendo tra lotte interne (ancora mi debbono spiegare la cattura di Riina) e ondate di pentitismo dettate dal fatto che i mafiosi sono pronti a raccontare qualunque cosa pur di procurarsi un "salvacondotto". E questo, sentite a me, sarà anche il destino di Riina». [aug. min.]