la guerra tra Procure

lu guerra tra Procure lu guerra tra Procure Fleury: abbiamo le registrazioni «Nessuna domanda su Milano» MILANO DALLA REDAZIONE «Non ci sono veleni e guerre, esistono magari contrasti che vengono appianati quando tutto viene chiarito». Così il ministro della giustizia Giovanni Conso ieri da Napoli tenta di gettare acqua sul fuoco della polemica Milano-Firenze. Tentativo riuscito? Fino a un certo punto perché non è ancora arrivato il momento in cui «tutto viene chiarito». La lettera inviata da Francesco Saverio Borrelli a Piero Luigi Vigna è arrivata, ma è rimasta chiusa sul tavolo del procuratore capo di Firenze. Ieri, infatti, Vigna si era preso un (diplomatico?) giorno di ferie e così non è stato «costretto» a fare alcuna dichiarazione. Neppure il suo sostituto incaricato dell'inchiesta, Nicolosi, ha voluto fare dichiarazioni. Le uniche parole le ha dette il procuratore aggiunto Fleury: «L'interrogatorio del pentito è stato registrato, esistono le bobine». Parole solo in apparenza rassicuranti perché un registratore si può anche spegnere. In sostanza il motivo del contendere sta in una domanda che non ha ancora trovato una definitiva risposta: il famoso «pentito» ha detto la verità, raccontando di domande insinuanti dei magistrati fiorentini sui colleghi milanesi, oppure ha mentito? Nel primo caso si potrebbe aprire un procedimento (a Bologna) su possibili abusi commessi a Firenze; nel secondo caso il pentito rischia un'incriminazione per calunnia. Conclusioni possibili: nel primo caso la procura di Firenze si potrebbe ritrovare con una pesante ipoteca sull'inchiesta che sta conducendo sull'«autoparco della mafia» dove sono coinvolti il vicequestore IacoveUi e alcuni funzionari di polizia. Nel secondo ca¬ so l'ipoteca se la ritroverebbero gli inquirenti milanesi che stanno «gestendo» il pentito e che, in base alle sue parole, hanno avviato un'inchiesta, guidata dai pm Romanelli e Aniello, che già prevede decine di arresti. «Speriamo almeno che il nome di questo pentito non esca sui giornali, sarebbe davvero un grave danno per le indagini», dice Aniello. Visibilmente seccato dal fatto che la notizia sia diventata di dominio pubblico. Ma è possibile trovare una risposta certa sulla credibilità del pentito? Le voci, anziché attenuarsi, sembrano ormai un coro contrastante. A Firenze si ipotizza che la storia sia stata tirata fuori «ad arte» per far «saltare» l'inchiesta sull'autoparco. E si ricorda che esiste già una denuncia «cjontro ignoti» presentata dal Siulp (il sindacato di polizia) che definisce «diffamante» la dichiarazione attribuita a uno degli inquirenti fiorentini. A Milano, invece, si dice che il caso del «pentito» non sarebbe isolato, che ad altri (e sempre fuori verbale) i magistrati fiorentini avrebbero chiesto informazioni sui colleghi. Non solo: immancabile di questi tempi la voce che vede in qualche modo coinvolti i servizi segreti. «Il Sisde ci ha fornito soltanto il materiale per le intercettazioni e le riprese notturne», replicano da Firenze. Dunque, nonostante le dichiarazioni di Conso, il veleno c'è in abbondanza. Anche se lo stesso procuratore Borrelli ipotizza che l'intera storia possa non essere finalizzata (o almeno non soltanto) a screditare la procura di Milano: «Non so se qualcuno vuole colpire il pool - ha detto in un'intervista radiofonica - forse altrettanto giustamente i colleghi fiorentini si sono invece allarmati ipotizzando che qualcuno voglia sabotare la loro indagine».

Persone citate: Borrelli, Conso, Fleury, Francesco Saverio Borrelli, Giovanni Conso, Nicolosi, Piero Luigi Vigna, Romanelli, Vigna