Siete favorevoli o contrari?

VACCINO ANTI INFLUENZA VACCINO ANTI INFLUENZA Siete favorevoli o contrari? Due scuole di pensiero a confronto OGNI anno, all'inizio dell'autunno, riprende la campagna del vaccino contro l'influenza, con le raccomandazioni sulla sua utilità soprattutto per le persone anziane. E ogni anno ritorna puntuale il dibattito tra i favorevoli e gli scettici. Sappiamo tutti che la medicina non è una scienza esatta, ma dobbiamo anche sapere che la moderna medicina pone i suoi fondamenti sul metodo scientifico e tale deve essere il parametro a cui noi medici dovremmo riferirci quando proponiamo una terapia. In tema di vaccinazioni, il termine di riferimento è il rapporto tra il rischio della malattia e il benefìcio della prevenzione. Riferendoci, ad esempio all'influenza, il rischio di contrarre la malattia nell'età adulta o infantile è reale, ma la sua pericolosità in termini di complicazioni è bassa, per cui il beneficio di un'eventuale prevenzine vaccinale è decisamente limitato. Diverso è il discorso per i soggetti anziani e debilitati, per i quali il rischio di contrarre l'influenza è simile a quello delle altre età, ma la pericolosità delle complicazioni decisamente elevata: in questo caso il beneficio di una prevenzione vaccinale può diventare importante. Nei tempi antichi, il fatto che, periodicamente, in una certa popolazione, molti si ammalassero contemporaneamente, fece pensare a un'«influenza» degli astri. Di qui il suo nome. All'inizio di questo secolo, dopo l'epidemia di «spagnola» del 1918, un'influenza particolarmente grave che provocò più di 20 milioni di morti, venne finalmente identificato l'agente responsabile: un piccolo virus sferico della famiglia degli Orthomixovirus. Per fortuna, da allora, le epidemie che ogni anno, ma con riacutizzazioni circa ogni dieci anni, si ripresentano dappertutto nella stagione invernale, hanno avuto minore gravità. In parte per le migliori condizioni di salute generali e le più potenti armi di difesa che nel frattempo sono state approntate, ma probabilmente anche per una minore virulenza dei ceppi virali responsabili. L'influenza, di solito benigna, può però avere delle complicazioni. La più frequente è l'estendersi dell'infezione virale dalle prime vie aeree ai polmoni, con conseguente polmonite. Altre volte questa è dovuta a batteri che si sovrappongono approfittando delle diminuite difese dell'organismo. In questi casi la febbre, anziché scomparire dopo due o tre giorni, persiste; aumenta la tosse, sempre secca, ma più insistente nella polmonite virale, con catarro purulento in quella batterica. Molto più rare, ma più gravi, sono le complicanze meningo-encefalitiche. Alcuni sottotipi di virus influenzali, come fu quello del 1918, possono attaccare il sistema nervoso con conseguenze anche mortali. Le cosiddette «influenze intestinali» con nausea, vomito, diarrea, sono invece dovute a virus di famiglie diverse da quelle dell'influenza classica e si propagano quindi indipendentemente da essa.