Vaccinatevi Non c'è altro da fare
IL FRONTE DEL SI' IL FRONTE DEL SI' Vaccinatevi! Non c'è altro da fare NON esistono, al momento attuale, farmaci capaci di distruggere il virus influenzale. Gli antibiotici non sono efficaci e il loro uso è giustificato solo in persone che corrono, perché più deboli o già ammalate, il rischio di complicanze batteriche, oppure in caso di polmonite. Utilizzarli indiscriminatamente può al contrario provocare la comparsa di ceppi di batteri resistenti a quegli antibiotici. Per combattere la febbre sono utili i farmaci antifebbrili, come il paracetamolo o i salicilati. Contro la tosse, espettoranti e sedativi della tosse e umidificazione dell'ambiente. La miglior cura è comunque ancora quella dei nostri avi: il riposo a letto. Importante è, soprattutto negli anziani, combattere la disidratazione con abbondanti liquidi e un'alimentazione con cibi leggeri e nutrienti. L'arma più efficace oggi a disposizione contro l'influenza è un'arma preventiva: il vaccino. Efficace sì, ma solo parzialmente. L'iniezione di una dose di vaccino induce infatti, dopo un paio di settimane, una protezione che va dal 60 al 75 per cento. Chi è alla prima vaccinazione, deve fare un'iniezione di richiamo a distanza di un mese. Chi l'ha già fatta in passato, deve ripeterla con il vaccino più attuale all'inizio di ogni inverno. La ragione di questa protezione limitata sta nelle caratteristiche particolari del virus influenzale: piccolo (80-120 millimetri), di forma sferica, con una membrana di lipidi che racchiude al suo interno otto filamenti di Rna (acido ribonucleico) che codificano le caratteristiche di due tipi di protuberanze poste all'esterno. Queste, denominate con le sigle H e N, servono per l'aggancio e la penetrazione del virus nelle cellule dell'organismo che viene infettato. Come tutti i virus, anche quelli dell'infuenza, infatti, non possono replicarsi se non all'interno di una cellula ospite. Veicolati dunque attraverso le goccioline di saliva emesse con il respiro (uno sternuto può generare fino a due milioni di particelle di aerosol, un colpo di tosse novantamila: e bastano dieci particelle virali per provocare infezione!), penetrano nelle vie aeree superiori e con le loro protuberanze H e N ne infettano le cellule. Al loro interno si moltiplicano, le danneggiano provocando i sintomi influenzali e ne fuoriescono per provocare nuove infezioni. Oltre che dell'uomo, possono essere ospiti anche di numerosi volatili e dei suini, che si suppone siano i serbatoi del virus tra un'epidemia e l'altra. In questi numerosi passaggi avvengono spesso delle mutazioni nei filamenti di Rna, che a loro volta provocano cambiamenti nelle caratteristiche delle protuberanze H e N. H e N sono i cosiddetti «antigeni», cioè quelle parti che causano, quando penetrano in un organismo, oltre che l^infezione anche la produzione di sostanze, chiamate anticorpi, capaci di neutralizzare il virus e indurre dopo qualche giorno la guarigione dalla malattia. Il vaccino sfrutta proprio questa proprietà: inoculando virus uccisi, si provoca la produzione di anticorpi che, al momento del contatto con i virus vivi, saranno capaci di neutralizzarli. Poiché però, come abbiamo visto, le caratteristiche del virus sono assai mutevoli, i vaccini possono spesso essere inefficaci. Ogni anno quindi, appena viene segnalata una nuova epidemia, se ne appronta una nuova versione, che in genere contiene tre diversi virus. Le sigle che li contraddistinguono indicano il ceppo (che può essere A, B o C), il luogo dove è stato individuato, e le caratteristiche antigeniche (H e N). Quest'anno abbiamo: A/Pechino/32/92(H3N2), B/Panama/45/90, e A/Singapore/6/86(HlNl), l'unico uguale a quello dell'anno scoiso. I vaccini, prodotti con virus inattivati, sono attualmente molto purificati e causano scarse reazioni: raramente lieve febbre dopo 8-12 ore o scarso arrossamento in sede di puntura. Possono essere somministrati anche a soggetti con un deficit immunitario
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