Giannetta Alberoni tra Vico e Popper di Franca D'agostini

Giannetta Alberoni tra Vico e Popper Giannetta Alberoni tra Vico e Popper perché Freud?), ma Giannetta avverte: poiché il metodo del libro consiste nel «far parlare al massimo l'autore», è ovvio che occorreva contenersi, e di qui le esclusioni; la scelta degli autori trattati risponde invece a un preteso e dichiarato criterio di «novità»: sono stati selezionati solo i nuovi (a giudizio dell'autrice) modi di concepire il tempo, senza restrizioni disciplinari, siano essi il concepimento di filosofi, sociologi o psicoanalisti. Il contenuto di ciascun capitolo è per lo più una esposizione analitica del pensiero dell'autore, senza scarti critici, né grandi Rosa Giannetta Alberoni sforzi di rielaborazione sistematica, con scarsi riferimenti alla storia della critica (ciò non sarebbe un male, se non ci fosse una palese predilezione dell'autrice per Croce, l'unico interprete citato in modo insistente e dettagliato). Giannetta spiega: le mie osservazioni si leggono nei capitoli finali di ogni secolo («Osservazioni sul Settecento», «Osservazioni sull'Ottocento», ecc.). E' evidente che si tratta di una gentilezza nei confronti del recensore, o del lettore affrettato, e ne approfittiamo, ma le osservazioni in gioco sembrano una riesposizione diligente, in sintesi, delle informazioni date nei capitoli che precedono; a tratti si riducono all'indicazione di prevedibili nessi tra autori di diverse epoche, o all'esposizione appassionata di tesi notissime (es. sulla natura occultamente «religiosa» del marxismo). In generale, non sembra che ci siano idee originali, o avanzate come tali, e questo è un fatto inquietante, se messo in relazione alla mole dell'opera. Quale urgenza, quale dover dire imprescindibile ha mosso Rosa Gian netta in questo sforzo per lo più espositivo? Perché, comunque la vastità esagerata delle mille pagine? Nel testo non c'è nessun indizio utile per rispondere, ma forse il problema è altrove. Il problema, mutile negarlo, è il cognome (si conferma l'utilità ermeneutica dei pregiudizi). Ro sa Giannetta deve dimostrare credo, due tesi: a) che ha forze culturali e intellettuali autono me rispetto al marito (citato qua e là, moderatamente, nel libro) b) che sotto i capelli biondi (visi bili in una foto di copertina dove appare molto bella) lavora un cervello speculativamente invi dicibile. Purtroppo, nessun metodo pragmatico è in grado di dimostrare tesi di questo tipo, e in ogni caso la via puramente quantitativa è la peggiore: le mille pagine del testo contribuiscono ad aumentare la confusione e il fraintendimento. Nel libro in effetti non mancano alcune pagine interessanti, per esempio, quelle, finali, dove l'autrice mette a confronto Popper e Croce (a tutto vantaggio di quest'ultimo: cosa che Adorno e Horkheimer - non citati - avrebbero sentitamente e con gratitudine approvato), ma, è evidente, nella quantità la qualità si perde. Franca D'Agostini Rosa Giannetta Alberoni Gli esploratori del tempo Rizzo/; pp. 992. L 45.000

Persone citate: Croce, Freud, Giannetta Alberoni, Horkheimer, Popper, Rosa Gian, Rosa Giannetta Alberoni, Vico