Drammi nostrani dal sequestro Mazzoni a Tangentopoli di Alberto PapuzziCorrado Stajano

Drammi nostrani, dal sequestro Mazzoni a Tangentopoli Drammi nostrani, dal sequestro Mazzoni a Tangentopoli SABA' soltanto perché la vita pubblica italiana è stata attraversata in un breve volgere di tempo da cambiamenti imprevisti e tumultuosi, come se guardassimo le sequenze di un film che gira a velocità doppia del normale, sarà soltanto per l'eccezionalità e inafferrabilità dell'Italia d'oggi, che il nuovo libro di Corrado Stajano, non a caso intitolato semplicemente II disordine, appare al lettore come una indispensabile pausa di riflessione, la boccata d'ossigeno di cui il corridore non può fare a meno se vuole riprendere fiato? Costruito sul filo di una rigorosa cronaca in cui rivivono una serie di frammenti della disgregazione italiana - la battaglia per il sindaco fra Dalla Chiesa e Formentini, la crisi industriale nell'hinterland milanese, il sequestro di Cristina Mazzotti, nella Brianza affluente del 1975, il suicidio di Natalia Berla, comunità di San Patrignano 1989, i cento giorni palermitani di Carlo Alberto Dalla Chiesa, le stragi della mafia, l'inchiesta del giudice Tamburino sull'eversione fascista nel 1974, l'arresto nel 1981 del professor Fenzi, ideologo delle Br, fino a un'intervista con Gherardo Colombo, giudice di Tangentopoli - il libro in realtà ridisegna i nessi fra passato e presente, restituisce ai fatti il senso della storia. Il diario passo passo degli avvenimenti che quotidianamente scandiscono la campagna elettorale di Nando Dalla Chiesa nella ex capitale morale potrebbe apparire soprattutto un puntiglioso modello di giornalismo se non fosse seguito dal viaggio nelle arce dismesse della crisi industriale, sullu tracce di Ubaldo Urso detto Celentano, che minacciò di gettarsi nel novem¬ ROSA Giannetta Alberoni merita un certo rispetto, come tutte le persone che si trovano in situazioni difficili. Rosa Giannetta Alberoni non merita attenuanti, come tutte le persone che godono di certi privilegi. Ora, il paradosso specifico di fronte al quale ci troviamo nel caso di Rosa Giannetta Alberoni è che il privilegio qui coincide con la difficoltà: è moglie di un uomo piuttosto noto (è ovvio, ma forse è utile ricordarlo: Francesco Alberoni, sociologo e autore di una saggistica di larghissimo consumo), e ciò comporta molti rischi, fatiche, malintesi, ma anche un certo numero di vantaggi. Il lettore che conoscendo il caso si disponga a leggere l'ultima fatica di Rosa Giannetta Alberoni, l'imponente volume dal titolo Gli esploratori del tempo, è dunque lacerato da opposti pregiudizi, ed è fastidiosamente portato a scambiare per difetti quelli che forse sono pregi, o viceversa a ostinarsi in una indulgenza che altrove non avrebbe alcuna intenzione di esercitare. L'unica operazione plausibile (anche se, come insegna l'ermeneutica, i pregiudizi oltre ad essere inevitabili sono tutto sommato una buona cosa) è abolire il secondo cognome, e tentare una valutazione per quanto è possibile neutrale. In un volume di circa mille pagine (precisamente: 992), Rosa Giannetta ha compiuto un excursus nella filosofia della storia da Vico a Popper. L'opera ò composta di capitoli monografici su grandissimi nomi: Giovanbattista Vico, Rousseau, Turgot e Condorcet, Ferguson per il Settecento; Hegel, Comte, Marx, Spencer per l'Ottocento; Durkheim, Weber, Freud, Bergson, Spengler, Croce, Popper. Ci sono esclusioni e inclusioni opinabili (perché non Dilthey? bre 1992 da una torre della Maserati, e dalle drammatiche storie di Cristina e Natalia, due donne diversamente vittime della crudeltà della metropoli. E' questa capacità di ridare prospettiva alle vicende che ci bombardano su tv e giornali che fa del libro il vademecum indispensabile per inoltrarsi nei meandri di un Paese che spesso si stenta a riconoscere. La chiave e il fascino del Disordine è la sapienza nel montaggio dei pezzi, che crea l'effetto di un andamento cinemato¬ grafico. D'altronde Stajano ha alle spalle una esperienza televisiva, a cui appartiene il drammatico documentario La forza della democrazia - realizzato in collaborazione con Marco Fini che alla fine degli Anni Settanta portò nelle case degli italiani i segreti e i retroscena delle stragi eversive. Al montaggio è funzionale la scrittura tesa che già conoscono i lettori del Sovversivo (1975) o di Un eroe borghese (1989), per cui molte pagine si leggono come un thriller. Per esempio la rievocazione in presa diretta del rapimento e dell'uccisione di Cristina Mazzotti, con gli spezzoni delle telefonate del «marsigliese» che imprigionano l'ansia e la pena della famiglia in una ineluttabile corsa verso la tragedia. E' difficile dire se questo sia un libro pessimista, come il titolo indurrebbe a credere. Certo l'Italia che qui si racconta è infettata dalla corruzione e dagli intrighi ed è ricattata dalla criminalità organizzata. Sembra spesso non esserci più via di scampo e, ultimata la lettura, si potrebbe dire dell'italiano perbene ciò che l'autore dice del giudice Gherardo Colombo dopo il suicidio di Gabriele Cagliari, presidente dell'Eni: «Lo prende la desolazione, come se una cappa coprisse l'universo». Ma Stajano mette in scena, ancora una volta, i suoi solitari e irriducibili «eroi borghesi»: Gherardo Colombo è uno di essi, con il generale Dalla Chiesa, il giudice Tamburino, i nemici della mafia Falcone e Borsellino, tanti altri. Intorno ruotano i volti anonimi della gente onesta, che però ha sempre meno spazio per far sentire la sua voce, consegnata al ruolo degli spettatori dietro le quinte del marasma. Il problema disseppellito dalle narrazioni che si succedono in queste pagine è se si potrà ricostruire un tessuto di vita civile e democratica attorno all'opera di disinfezione svolta dai moderni paladini della società italiana, soprattutto i giudici. Il disordine è il frutto della crisi della politica e la sfida riguarda la possibilità che si torni a credere nella politica. In fondo la strada è ancora lunga, come dice Colombo nell'intervista che chiude II disordine: «Siamo agli inizi. Finora abbiamo avuto tra le mani solo dei frammenti». Alberto Papuzzi Corrado Stajano Il disordine Einaudi pp. 286. L 20.000

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