Duello Montanelli-Formentini di Indro Montanelli
Duello Montaitelli-Formentini Scoppia il «caso Gadda»: ignorato dai leghisti il centenario del grande scrittore ambrosiano Duello Montaitelli-Formentini «Questi lumbard sono ignoranti» LA CULTURA E IL CARROCCIO VMILANO ORRA' dire che ci sfideremo attorno ad un tavolo: Da una parte io e l'Umberto, dall'altra Montanelli e Segni. E lì dibatteremo su Gadda». La mette sullo scherzo Marco Formentini, sindaco leghista di Milano, ma la puntura di Montanelli ha lasciato il segno. Ieri mattina il grande Indro è sceso in campo contro l'amministrazione meneghina, da lui raccomandata, pochi mesi fa, al momento del voto. L'articolo, dal titolo «Gadda chi era costui?», accusava Formentini, l'assessore alla Cultura Philippe Daverio e lo stesso Bossi di aver trascurato il centenario della nascita di Gadda, «il più grande scrittore, dopo Manzoni, che Milano abbia mai avuto». Una lacuna tanto più grave, aggiunge Montanelli, se paragonata al «gran daffare di Milano per Pier Paolo Pasolini, proposto come un simbolo di rinascita culturale». Perché quest'atteggiamento? «Facile, conclude Montanelli. Daverio, assessore alla Cultura, è un gallerista. S'intende soprattutto di mercato e forse ha ragione di pensare che Pasolini, purtroppo, ne abbia più di Gadda». Ma le staffilate dell'ironia Montanelli le riserva a Formentini. «Non chiediamo né a lui - sibila la sferza del gran toscano - né a Bossi di leggere Gadda: è un'impresa più grande di loro. Ma potevano almeno leggere qualche istruzione sull'uso di Gadda. Bastava chiederla ad un qualunque lumbard di media cultura (qualcuno, perdio, ce ne sarà anche tra loro)». Rozzi, ignoranti ed inesperti: le parole, si sa, pesano come pietre, soprattutto se arrivano dal direttore del Giornale, da sempre portavoce di quella Milano borghese che ha aperto una linea di credito all'amministrazione del Carroccio. E Formentini, pur con tutta la sua diplomazia, accusa il colpo. «Stavolta - dice - Montanelli non l'ho capito. Lui, proprio lui, mi sembra che abbia commesso un errore clamoroso». Il sindaco, raggiunto dai parenti in Liguria, replica così. «Io credo - commenta divertito - che l'uomo di cultura si qualifichi innanzitutto per la sua modestia. Anzi, la modestia va usata in sommo modo soprattutto davanti all'ignorante. E invece lui ci aggredisce, me e Bossi, accusandoci di non aver letto Gadda. Addirittura dice di non ritenerci in grado di legger Gadda». E invece? «Io non posso parlare per conto di Bossi. Non conosco le letture dell'Umberto. Ma, per conto mio, posso dire che Gadda lo leggevo già 35,40 anni fa e l'ho riletto di recente». L'accusa, anzi il brutto voto stavolta è immeritato. «Non discuto. Non sarò in grado, e come me non sarà in grado nemmeno l'Umberto, di capire Gadda così bene come Montanelli. Ma ci provo. Ripeto, magari potremmo fare una verifica. Noi due poveretti, io e l'Umberto da una parte, dall'altra Montanelli assieme al diletto Segni». Al di là delle battute, resta il fatto che Gadda è rimasto sotto silenzio. Non è una bella cosa... «Noi siamo a Palazzo Marino da giugno - ribatte l'as¬ sessore Daverio - E Montanelli dovrebbe sapere che una manifestazione culturale non si improvvisa in tre mesi. Lui è soltanto il direttore del Giornale: oggi scrive e domani vede la pagina pronta. Io dirigo un assessorato serio: le celebrazioni di Pasolini sono il risultato dellunghissimo lavoro di Laura Betti, che noi abbiamo solo ospitato. Il discorso di Montanelli mi fa venire un dubbio: o stima troppo la nostra giunta, al punto da crederla capace di fare cose impossibili, oppure non ha lui la giusta stima di Gadda». Ugo Bertone Daverio: «Una manifestazione non si improvvisa» Il sindaco: Indro sbaglia, da 40 anni rileggo spesso questo autore Il giornalista: «L'assessore alla Cultura, è un gallerista, s'intende di mercato» |fj Nella foto grande lo scrittore Carlo Emilio Gadda Sotto, il sindaco di Milano Marco Formentini Qui accanto, il giornalista Indro Montanelli
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