Segni urla in piazza con l'Eiar del Nuovo

Segni, urla in piazza con VEiar del Nuovo IL PALAZZO Segni, urla in piazza con VEiar del Nuovo il O, si io, proprio -JL io, soltanto io, io Mario, io Segni, io il leader referendario, io solo, io penso, io voglio, io faccio, io per primo, io e voi, io e basta, io. Quindi la mia firma, la mia marcia, il mio programma, il mio patto, il mio numero verde, Radio Mariotto che prende a modello il populismo retorico del nemico e trasmette: «Bossi, il re della piazza, l'aizzapopoli, ha da oggi un nuovo rivale: è Mario Segni...», e manca solo il sottofondo del Piave. Stop. Piccola interruzione, appena un attimo per cogliere al volo la metamorfosi del personaggio, quel suo brusco passaggio d'immagine quasi più umano che politico dai sorrisi timidi ai pugni sul tavolo, quella specie di sbandata da una serietà introversa e collegiale alla più rumorosa e variopinta solitudine. Il tutto in nemmeno sei mesi, con i tempi delle frequentazioni che si fanno sempre più ristretti: dalla de ad Ad, poi via pure da Ad, via dagli amici dell'altro ieri (Scoppola), e quindi anctfé'd'a quelli di ièri (Amato). Un'impennata a rotta di collo evidentissima nel linguaggio, nei toni, in un'enfasi troppo caricata per suonare sincera, nei verbi al futuro, mentre i sostantivi neutri dell'antica moderazione cedono il passo, in una situazione sempre «gravissima» e «pericolosissima», agli ansiogeni superlativi del presente di Segni. E davvero non si capisce bene come sia possibile trasfigurare dal grigio genuino di una stagione anche vincente nell'abbagliante policromia personalistica e per forza di cose artificiale. Come se l'ego di Mariotto fosse stato sottoposto a un'energica frizione, a una spazzolata di iper-protagonismo del tipo più strabordante, pannelliano, a una cura di carisma concentrato e a presa rapida, talvolta anche con inevitabili effetti bizzarri. Poiché il «Mariottissimo» che ha appena lanciato «da solo» l'altisonante Patto di Rinascita nazionale, previi come «qualcosa tra me e soio>; 1 Rina I sto c i cittadini», una convenzione di massa capace di abbattere antichi proverbi sull'erba voglio («voglio un milione di firme») ed evocare suggestivi abbandoni («altrimenti mi ritiro, starò a Stimino, andrò a sciare»), l'indispensabile negoziatore di un nuovo contratto sociale personalizzato a partire dalla confezione («in tutte le schede abbiamo stampato solo la mia firma»), ecco, questo inedito e per molti versi sorprendente «Super Segni» lo si può rintracciare «24 ore su 24» addirittura al numero verde 144660900. Ma non va tanto bene perché se davvero si chiama, più che Segni si finisce per ascoltare una specie di strepitosa e sintomatica Eiar del Nuovo, con voci stentoree di giovanotti che proclamano: «E' senza sosta il cammino del Patto di Rinascita nazionale», oppure «s'avverte l'urgenza di contrastare il passo disfattista». E già così sembra uno scherzo goliardico, oppure una parodia fiorita inconsapevolmente sul terreno della personalizzazione artificiale, quando arriva il resoconto di una riunione dei Popolari in cui «avvocati e medici si sono contesi i manifesti, i volantini e i poster con un entusiasmo da ultra che in più occasioni ha fatto temere per l'incolumità di Giuliano Bianucci», che sarebbe il responsabile della comunicazione. Per cui, conclude Radio Mariotto, «i magazzini, le soffitte e le cantine di tutta Italia sono ora stracolme di materiale...». Che sarà degno d'attenzione e perfino ragionevole, come del resto il suo ispiratore. Nonostante corrano il rischio di finir bruciati, sia l'uno che l'altro, sull'altare dell'egotismo spettacolare. Filippo Ceciarelli

Persone citate: Filippo Ceciarelli, Giuliano Bianucci, Mario Segni, Radio Mariotto, Scoppola, Segni

Luoghi citati: Italia