Ieri ha festeggiato 50 anni, oggi dà il voto ai suoi eredi dell'area di rigore

Ieri ha festeggiato 50 anni, oggi dà il voto ai suoi eredi dell'area di rigore Ieri ha festeggiato 50 anni, oggi dà il voto ai suoi eredi dell'area di rigore Boninsegna; Silenzi, che rimonta «Si è trasformato, crescerà ancora» E' FESTA PER DUE GRANDI EX TORINO. I bomber. Ma dove sono finiti i bomber dall'aspetto truce, sceriffi d'area che risolvevano le ammucchiate con una spallata e che si facevano rispettare dai difensori con gomitate nei fianchi? E' una razza estinta oppure la loro mancanza è spiegabile con un semplice ricambio generazionale? Un prototipo a cui si fa spesso riferimento è Roberto Boninsegna, attualmente responsabile della Under 21 della serie C. Ieri ha compiuto 50 anni (auguri) e festeggiato un curriculum favoloso: 366 partite in serie A con 163 gol, tre scudetti (uno con l'Inter, due con la Juventus), 22 presenze in Nazionale con 9 reti all'attivo. «Bonimba», che cosa è cambiato dai suoi tempi? «Molto, moltissimo. La palla viaggia impazzita, come dentro un flipper. C'è una frenesia incredibile in campo, talvolta insopportabile». E chi si ferma? «E' perduto. Oggi si raddoppiano e addirittura si triplicano le marcature, e poi ci sono le sovrapposizioni e il pressing. Ai miei tempi ce la prendevamo con più calma. Oggi la palla sembra scottare fra i piedi dei giocatori che la fanno viaggiare a velocità supersonica». E allora? «Allora ci vuole maggiore preparazione fisico-atletica, la esasperazione delle cadenze provoca, ovviamente, più infortuni. E le carriere si accorciano. Si salvano soltanto i fuoriclasse, grazie al talento». E poi c'è lo stress. «Piano, quello fa parte del gioco, oltretutto ben remunerato. So che la fatica è anche mentale, però i buoni guadagni fanno da Alka Seltzer: ti permettono di digerire tutto». E i bomber di oggi? «Non ce ne sono tanti, ma ce ne sono». Ad esempio? «Casiraghi e Silenzi». Non le sembrano pochi? Signori, lo stesso Baggio segnano molto ma sono cannonieri atipici. «Certo non sono parecchi, ma non c'è da preoccuparsi. Torneranno i tempi d'oro per questa categoria. E' solo questione di cicli. Oppure di fatalità». Diceva di Casiraghi e di Silenzi. «Il primo è un grosso attaccante, assieme al granata è l'unico che sappia sfruttare l'evoluzione di un calcio che utilizza sempre più le corsie esterne con ali tornanti e terzini fluidificanti. E' bravo di testa ed è robusto». Però rischia il posto nella Lazio, dove è arrivato il croato Boksic. «Giusto, e infatti si è un po' fermato, quasi cullato sugli allori. Deve perciò darsi una regolata e svegliarsi». Silenzi: non le pare che Sacchi abbia chiuso due occhi davanti all'evidenza? «No, Sacchi sa benissimo chi è Silenzi, solo che in questo momento, fondamentale per il destino azzurro verso Usa '94, il et va sul sicuro, su chi conosce meglio e su chi gli ha fatto, ulti¬ mamente, gol importanti». Ci parli del granata. «Lo ricordo dai tempi della Reggiana, da allora ha compiuto passi da gigante, ha bruciato le tappe in due stagioni dopo essersi attardato nel Napoli. Mi ha stupito il suo miglioramento, soprattutto sotto l'aspetto tecnico e tattico. Al Toro ha trovato in Carbone il trampolino che gli serviva. E credo che gli giovi molto l'atmosfera familiare che si respira al Filadelfia». Adesso parliamo un po' di Boninsegna: un rimpianto, ad esempio. «Non mi è mai piaciuto versare lacrime; però se ci penso bene mi viene rabbia pensando all'opportunità perduta sugli altipiani messicani nel Mondiale del '70. Fummo battuti da un Brasile straordinario, però se non avessimo speso tante energie nei 120' della semifinale con la Germania, chissà... Con un gol, quasi feci venire una sincope ai brasiliani che erano presenti all'Azteca». Metta in fila gli attaccanti che le hanno lasciato le più belle immagini. «Skoglund, Santillana, Muller, Altafini, Bettega, Pelè e, ovviamente, Gigi Riva». E Boninsegna? «Se ci sta bene in quella compagnia dovete dirlo voi». Gigi Riva, fra voi non erano sempre rose e fiori. «Eravamo due amici che però in campo ogni tanto si davano un po' fastidio. Sa, tutti e due mancini». [a. e] *> A fianco, la grinta di Boninsegna che ha disputato 22 partite in Nazionale segnando 9 reti; Capello (sopra) è stato il regista dell'Italia Anni 70; in azzurro *> ha giocato 32 volte con 8 gol (uno lo fece agli inglesi 20 anni fa: era il 14 novembre del 1973)

Luoghi citati: Brasile, Carbone, Filadelfia, Germania, Italia, Lazio, Torino, Usa