Batosta per Soma e Garofano

Batosta per Soma e Garofano Il presidente del gruppo Ferruzzi chiede un maxi-risarcimento Rossi: «Ridateci i miliardi » Batosta per Soma e Garofano MILANO. Guido Rossi alza il tiro e chiede 1000 miliardi di risarcimento danni agli ex manager del gruppo Ferruzzi. Vale a dire Carlo Sama, Giuseppe Garofano, Romano Venturi e Roberto Magnani. Lo anticipa «Il Mondo» che sarà domani in edicola. Ad aver determinato questa mossa sarebbero le gravi irregolarità di gestione che stanno venendo alla luce, e che potrebbero pregiudicare il futuro del gruppo stesso. Le scorribande di Raul Gardini, e non solo le sue, tra back to back, contratti «swap» sui mercati dei cambi eccetera eccetera, destinate sia a tappare perdite sia a finanziare familiari ed amici, costituiscono una pesante ombra per le società coinvolte. Come si ricorderà, ai primi di agosto i vertici Montedison avevano già chiesto 500 miliardi di risarcimento danni, ottenendo il placet dal giudice Baldo Marescotti. Evidentemente, dopo le successive indagini, quella cifra non sembra più sufficiente a Rossi, che ha raddoppiato con questa nuova causa. Nei primi 500 miliardi erano coinvolti, oltre a Sama, Garofano, Venturi e Magnani, anche Arturo Ferruzzi e gli eredi di Raul Gardini. Contro quel primo sequestro, Sama e Arturo hanno ricorso. E proprio pochi giorni or sono il team dei loro legali, coordinato da Francesco Galgano, ha depositato una memoria, nella quale si tenderebbe a dimostrare che quei soldi, transitati attraverso caselle come Exilar e Jisbi, sarebbero poi rientrati nelle società. Entro giovedì prossimo, toc- cherà al legale di Montedison, Giovanni Panzarini, depositare la contromemoria alla sezione ottava. Memoria che potrebbe contenere accuse più gravi rispetto alla precedente. La nuova denuncia di Rossi, infatti, dimostra che le responsabilità emerse negli ultimi mesi sono più pesanti di quanto si potesse immaginare dai primi sospetti. A loro volta, pochi giorni or sono, i fratelli Ferruzzi hanno chiesto alla vedova di Raul e ai figli la restituzione di 3000 miliardi, anche loro come risarcimento. La loro tesi è che Pino Berlini, l'uomo attraverso il quale avvenivano tutti i movimenti di capitali e i dirottamenti di somme dalle società del gruppo verso destinazioni improprie, rispondeva solo agli ordini di Raul Gardini, e di nessun altro. Oltre alla notizia della recente denuncia, «Il Mondo» riporta nuovi particolari sulla vicenda che ha visto Enrico Braggiotti coinvolto nell'indagine del crack Ferruzzi e addirittura oggetto di un mandato di cattura che, tre giorni or sono, la Cassazione ha annullato, secondo il settimanale per «vizio di forma». Come si ricorderà, l'accusa a Braggiotti è di aver ricevuto da Raul Gardini la somma di 50 milioni di dollari a titolo di «riconoscenza». Il settimanale riporta stralci di interrogatori di Sama, Garofano e Berlini che parlano appunto di questo «premio». In particolare Berlini svela che lo stesso Braggiotti, in qualità di presidente della Compagnie Monegasque (di cui anche Gardini era azionista), ha concesso finanziamenti al gruppo Ferfin per 80 milioni di dollari, coperti solo in parte con garanzie reali, prevalentemente in titoli azionari. L'istituto del Principato avrebbe successivamente venduto i titoli depositati, ma vanterebbe tuttora un credito di oltre 15 milioni di dollari (24 miliardi di lire). E, nel tentativo di recuperarlo, avrebbe già promosso un'azione di risarcimento contro lo stesso Berlini. Aggiunge Berlini che egli avrebbe potuto saldare il debito con parte dei 52 miliardi che, viceversa, ha deciso di consegnare al giudice Antonio Di Pietro. Berlini precisa di aver fatto questa scelta, ma di aver fatto presente che, depositando questi quattrini, non sarebbe stato poi in grado di far fronte all'azione giudiziaria della Compagnie Monegasque. Se quanto scrive «Il Mondo» è esatto, ossia se la Cassazione ha respinto la richiesta delle manette a Braggiotti per vizio di forma, non è escluso che la stessa richiesta possa essere riformulata. A meno che, nel frattempo, Braggiotti non riesca a trattare con il giudice Di Pietro un rientro più morbido. [v. s.] Guido Rossi

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