Non ha successo l'ultima generazione della celebre Volkswagen

Non ha successo l'ultima generazione della celebre Volkswagen Non ha successo l'ultima generazione della celebre Volkswagen Maggiolino, calano i «fans» PER alcuni uomini, a volte, la seconda giovinezza può davvero iniziare a sessant'anni. Per le automobili, invece, è solo l'età della pensione, se non proprio del museo, anche nel caso di un modello tanto rudemente efficiente e carico di storia come il «Maggiolino» Volkswagen. A fare l'amara constatazione sono stati i dirigenti della filiale brasiliana della casa tedesca che, ad agosto, avevano rilanciato in pompa magna la produzione del «Fusca», come era stato ribattezzato quaggiù negli Anni 50. Dei 2500 «Maggiolini» usciti sinora dalla linea di montaggio di Sao José dos Campos, 100 chilometri a Nord di San Paolo, ne sono stati venduti, e con non poche difficoltà, poco più di 1700. Spariti nel nulla, gli oltre 20 mila «fan» brasiliani e stranieri che, a sentire la Volkswagen, stavano già facendo la fila per assicurarsi il privilegio di guidare i primi esemplari della «nuova» vettura, progettata nel 1934 dall'ingegnere Ferdinand Porsche. Le vendite vanno così male che alcune concessionarie hanno iniziato ad offrire un «Maggiolino» in omaggio agli acquirenti di un modello di lusso della stessa marca. Ma se l'alternativa è un generoso sconto del 20-25%, quasi sempre i clienti preferiscono rinunciare al «regalo». I giornali, stupiti, si domandano dove sia andato finire il proverbiale amore dei brasiliani per il «Fusca», per decenni l'auto più diffusa nel Paese (oltre 3 milioni di esemplari prodotti dal '59 all'86, metà dei quali ancora in circolazione). Una passione così radicata che in tanti, agli inizi dell'anno, avevano plaudito alla proposta del presidente della Repubblica Itamar Franco di riprenderne la produzione. «Sarà di nuovo l'auto popolare per eccellenza, alla portata dei lavoratori e della classe media», predisse Franco. Ed il governo, come dimostrazione di buona volontà, ha ridotto le imposte su tutte le vetture di piccola cilindrata. Ne è risultata una iniezione di adrenalina per l'intera industria automobilistica brasiliana che quest'anno, malgrado il Paese attraversi una durissima crisi, si accinge a battere ogni record di produzione (la previsione finale per il 1993 è di 1 milione e 200 mila auto prodotte). Le «auto popolari» a relativamente basso prezzo (sui dieci milioni di lire) si vendono come il pane, a cominciare dalla «Gol» Volkswagen (versione semplificata della «Golf») e dalla «Uno Mille» Fiat. E il «Maggiolino»? E' resistente, è vero, ed anche un ragazzino sa mettere a posto il suo motore a quattro cilindri. Ma è un'auto scomoda, che ha sessant'anni e li dimostra tutti. «Nel mio Paese, questa si chiama nostalgia, ed è qualcosa che nel settore automobilistico non funziona praticamente mai», ha sottolineato due giorni fa in un seminario Lee Iacocca, il manager americano che salvò la Chrysler dal fallimento. In prima fila, i dirigenti della Volkswagen applaudivano a denti stretti. Gianluca Bevilacqua

Persone citate: Campos, Ferdinand Porsche, Fusca, Gianluca Bevilacqua, Itamar Franco, Lee Iacocca

Luoghi citati: San Paolo