Un gran pozzo di fandonie

Un gran pozzo di fandonie Un gran pozzo di fandonie / servizi segreti di tutto il mondo spedivano da Roma dispacci inventati "il N una stagione fiorente I di spioni italiani, «falsi e I bugiardi», come erano gli 1 antichi dèi pagani, è nor9ù male che tornino a germogliare vecchie storie vaticane del dopoguerra, raccolte ora in abbondanza da questo Ratlines di due autori americani. Roma, a quel tempo, era terra ricercata dagli agenti segreti di tutti i Paesi, soprattutto per la vicinanza del Vaticano, una realtà sempre (e anche ora) ritenuta misteriosa. Gli 007 di ogni nazionalità si davano un gran da fare a scoprire cose segrete e a comunicarle alle loro segretissime agenzie di spionaggio. Gli archivi (segreti), soprattutto americani e inglesi, potevano così riempirsi di una quantità di informazioni (li chiamavano «dispacci»). Che poi dicessero tutti il vero è un altro problema. Ma da quell'imponente materiale nascono i libri come Ratlines, pieni di sigle, di citazioni e soprattutto di deduzioni che coinvolgono il Vaticano in una operazione di salvataggio di nazisti e di ustascia. Per gli americani, si sa, e anche per molti non americani, compresi gli italiani (compresi i mass media italiani), ogni canonica, ogni convento, ogni ecclesiastico (e ogni bene ecclesiastico) è Vaticano. Per gli informatori dei servizi segreti americani, e anche per i ricercatori e gli studiosi delle loro carte, il Papa dirige personalmente tutto quello che è cattolico. Gli autori di Ratlines rivelano che esisteva un «Partito clericale croato». Bene, annotano con disinvolta sicurezza, «il partito clericale era comandato direttamente dal Papa». Come prendevano le informazioni gli americani? Ratlines non lo nomina mai, ma c'è un curioso 007 italiano, che si è sostentato per anni e anni lavorando di fantasia alla macchina da scrivere, fornendo informazioni vaticane alle agenzie di stampa, come la United Press e la Associated Press. Di quelle informazioni, redatte in un bollettino clandestino, Notiziario, si nutrivano poi, oltre i vari servizi segreti, anche quotidiani come il New York Times o il Times di Londra. L'uomo si chiamava Virgilio Scattolini, giornalista, autore indifferentemente di romanzi licenziosi come La signora che non fu mai signorina e di commedie devote come Ave Maria. Prima della guerra era stato agente dell'Ovra, l'organizzazione spionistica fascista. Nel 1948 sono apparsi due volumi intitolati Documenti segreti della di plomazia vaticana, che raccoglievano tutte le informazioni contenute nei vari numeri del Notiziario di Scattolini. Nell'infuocato clima elettorale di allora, l'Unità e YAvanti! ne fecero diverse puntate per i propri lettori, provocando, però, un fiume di smentite. Scattolini andò a finire in tribunale e ammise di essersi inventato tutto. I servizi segreti americani gli passavano 500 dollari al mese. I) tribunale di Roma lo condannò a sette mesi e quattro giorni di carcere. Perché si parla di Scattolini? Perché può essere messo in connessione con uno degli enunciati principali di Ratlines, che so- 1 m stiene la tesi il del ruolo fondamentale di Montini in tutta la rete degli intrighi vaticani del dopoguerra. Il gesuita Robert Graham, uno dei redattori di Civiltà cattolica, già nel febbraio 1992, recensendo l'edizione inglese del libro, scriveva: «Troviamo due resoconti di pretesi colloqui privati tra Pio XII e mons. Montini. "Abbiamo scoperto le prove", dicono gli autori, "che il futuro Papa era un informatore dei servizi segreti americani. Poiché solo Montini era presente quando Pio XII discuteva i suoi piani, solo lui poteva trasmettere questi resoconti agli americani". Ciò può apparire logico agli autori», commenta Graham, «ma purtroppo le udienze da essi citate sono apocrife, inventate come molte altre udienze da quel falsario che fu Scattolini. Infatti, testi identici su quelle udienze si trovano nei volumi Documenti segreti della diplomazia vaticana». Tutto questo non toglie che a Roma ci sia stato, nel dopoguerra, per esempio, un bel via vai soprattutto di ustascia che da Roma prendevano poi la strada per l'Australia o per l'Argentina. Ma ad aiutarli non fu il Vaticano. Venivano nascosti prima in conventi francescani del Lazio, a Frascati, a Pofi (Frosinone), a Terni, a Ponticelli in Sabina. Una specie di comitato che aveva sede nel collegio croato di San Girolamo a Roma li spediva oltre oceano. Evita Perón, che in quel tempo venne a Roma, portando munificamente montagne di pacchi dono (la seguiva una nave carica di stoffa marrone, che distribuì ai francescani perché si confezionassero il saio), elevò al grado di console argentino in Italia un frate croato, affinché potesse distribuire a chiunque volesse visti e passaporti regolarissimi. Domenico Del Rio