«Adesso tutti in mischia a darci una mano» di Enrico Biondi

«Adesso tutti in mischia a darci una mano» RUGBY Dopo lo storico successo di Treviso sulla Francia parla il tecnico che guida la squadra azzurra «Adesso tutti in mischia a darci una mano» Coste chiede anche l'aiuto delle società per* crescere ancora TREVISO DAL NOSTRO INVIATO Georges Coste, 55 anni, allenatore, ex mediano di mischia della nazionale francese di Al, da soli due mesi alla guida della nazionale italiana di rugby, è un uomo felice: con la vittoria di giovedì sulla Francia (19-6) sa di essersi ritagliato un posto nella storia del rugby azzurro. Pacche sulle spalle, grandi feste, congratulazioni. Complimenti Coste. Un bel record il suo. «Di mio c'è poco, molto poco. Il merito è tutto di Fourcade, il mio predecessore. Hanno fatto tutto lui e il suo staff, io ho solo raccolto i frutti». E adesso che succede? «Succede che è il primo passo. Signori, abbiamo vinto una bat¬ taglia, mica la guerra. Non illudiamoci, la strada è ancora lunga. Oggi ridiamo noi, domani potremmo tornare a piangere». Ma che tipo di Francia era quella che ha perso contro gli azzurri? Squadra vera, tinta, o debolina? «Per favore non ricominciamo. In questi giorni ho letto cose terribili, senza senso, sui giornali italiani. Ho sentito parlare di "terze scelte" in campo a Treviso e allora, poiché mi sembra che tutti abbiano le idee poco chiare, vi dirò che la Francia divide i giocatori in squadra A (gli internazionali, quelli che disputano i grandi tornei), Al, B, Speranze e Juniores. L'altra sera in campo c'era una formazione di Al con 8 elementi della A più un giovane juniores. E questa me la chiamate nazionale di terza scelta?». Allora siamo forti... «Ma perché vi fate del male da soli? Ci provate gusto? L'Italia non è affatto debole, non lo dico perché l'alleno e devo fare certe affermazioni per contratto. Tutt'altro. Sin dall'inizio ho visto che gli elementi ci sono. Si tratta solo di dare alla squadra la mentalità vincente e una migliore organizzazione difensiva. Fourcade ha spinto molto sul primo elemento, io sul secondo. E tutto è filato liscio». I problemi cominciano ora. Vincere piace a tutti. «Figuratevi a me. Però è vero, i problemi ci sono. Ad esempio: in ogni parte del mondo tutte le società di rugby, dalle più piccole alle più grandi, pospongono i loro interessi, il campionato, le proprie necessità a quelle della nazionale e ai suoi programmi. In Italia no e non riesco a capire il perché. Ho accettato di lavorare qui proprio perché credo nel lavoro di gruppo. Le società dovranno darmi un mano. Tutti dobbiamo remare nella stessa direzione. L'Italia è già su buoni livelli: la cosa più difficile è rimanerci, migliorare. Sarà il mio compito». I tifosi sognano a occhi aperti: quando potremo incontrare la Francia A? «Risposta facile. La Francia A incontra solo grandi squadre, non accetta partite di medio valore. Quindi il problema non è loro, ma nostro. Solo diventando grande l'Italia potrà incontrare gli "internazionali", altrimenti sogno è e sogno resterà». Enrico Biondi

Persone citate: Coste, Georges Coste