La svolta di Fazio ePizzul di Curzio Maltese

La svolta di Fazio ePizzul La svolta di Fazio ePizzul | E lo sport è ancora il cam"po sperimentale della tv, possiamo per una volta essere ottimisti sul futuro della televisione. Stanno tornando di moda i professionisti. Dopo un decennio abbondante di guitterie, risse combinate e torte in faccia, il pubblico del telecalcio quest'anno premia due programmi ben fatti, civili, molto simili ai rispettivi conduttori. Si tratta di «Quelli che il calcio...» di Fabio Fazio, e della «Domenica Sportiva» versione Pizzul. Fazio è il più riuscito tra gli imitatori di Renzo Arbore. Forse perché lo imita meno degli altri e bada a ricreare lo spirito delle celebri domeniche arboriane. Un difficile cocktail di goliardia e (auto) critica televisiva, buoni sentimenti di sinistra temperati dall'ironia. Soprattutto, l'abilità di suggerire il sorriso piuttosto che stimolare la risata facile e triviale. Arbore ci riusciva chiamando la sua compagnia di talentuosi comici, da Benigni a Marenco, da Bracardi a Ferrini. Fazio appartiene alla generazione di Cuore e di Blob e preferisce le persone ai personaggi, la comicità involontaria al varietà. La suora tifosa, la mamma del centravanti panchinaro, l'ormai celebre extra comunitario Idris che tiene alla Juve e consiglia gli Agnelli sulla campagna acquisti, sono infinitamente più divertenti e meno scontati della duecentesima parodia di Biscardi con la parrucca rossa o delle sgangherate molle della Gialappa's. L'altra rivelazione del programma, lo diciamo con un po' d'orgoglio, è Everardo Dalla Noce. Per anni abbiamo segnalato questo poderoso talento comico inopinatamente confinato a Piazza Affari e utilizzato dal Tg2 per il commento alla Borsa. Ma infine, anche alla Rai, la professionalità trionfa. Lo stesso discorso vale per Bruno Pizzul. Il quale non farà ridere, ma non fa nemmeno piangere come alcuni suoi predecessori. Pizzul è il miglior telecronista italiano. E a giudicare dalla concorrenza lo resterà ancora per un pezzo. Ma anche da conduttore funziona bene. Punta al sodo, evita di molestare le vallette e gli spettatori con battutine da avanspettacolo, si veste come un cristiano, cerca di dare il maggior numero di no :zie e risultati e nelle intervista lascia parlare l'intervistato. Si vede insomma che è contento di fare il giornalista sportivo - bellissimo mestiere - e non aspira come altri «colleghi» a fare la sciantosa, il sociologo, il moralista, il difensore d'ufficio (stampa), il cantante, il lottatore, la maschera regionale e neppure il cretino a gettone di presenza, che poi è il ruolo più diffuso. Pizzul cerca di tirar fuori il meglio dai suoi ospiti. In questo, è l'esatto contrario di Biscardi. A proposito, criptato o no, del Prociesso non si parla più. Altro buon segno. Soltanto Chiambretti, l'altra notte, ha dedicato al mito biscardiano una puntata dei prolissi Servizi Segreti. Spassoso il duetto col padre di tutti i processi pallonari che Chiambretti invano cercava di ridicolizzare. Biscardi è un uomo intelligente, tanto da aver costruito la sua fortuna (anche economica) sfruttando senza scrupoli la monolitica imbecillità dei suoi ospiti fissi e fessi, uomini-cannone felici di sputtanarsi in cambio di una piccola mancia. Liberato dall'angoscia Auditel, Biscardi appare ora come un sereno, distaccato miliardario. Fanno pena piuttosto i suoi orfani, i vecchi clienti del bar sport di Raitre. A volte, giocando col telecomando, li scopri impegnati a fare il giro delle osterie notturne, annusando l'aria di rissa come ubriaconi randagi. Curzio Maltese