Sanremo delle ragazze, e dei replicanti di Marinella Venegoni

Sanremo delle ragazze, e dei replicanti Al Festival dei giovani il gioco della memoria con madrine e padrini «d'epoca». Ma l'audience scende Sanremo delle ragazze, e dei replicanti Qualche voce buona e fresca, ma alla fine c'è poco da salvare SANREMO DAL NOSTRO INVIATO Raccontano che il vecchio Ravera, grande e abile patron sanremese, si sia abbandonato solo una volta ad una confessione compromettente: quando nel 1983 Tiziana Rivale - che ieri sera era fra le madrine del Sanremo Giovani in diretta Raiuno - vinse a sorpresa il Festival con «Sarà quel che sarà» ma la sua stella tramontò quasi all'istante. Ebbene, qualche tempo dopo Ravera avrebbe commentato: «Quella è stata l'unica volta in cui non ho fatto niente per spostare il consenso. E guardate com'è finita». Il tutto per dire che, al di là della sacrosanta condanna di pastette e maneggi, la vittoria pilotata diventava in quel contesto anche un'indicazione professionale di mercato, l'affermazione d'un talento sul quale s'era lavorato e che avrebbe potuto esplodere. Le giurie demoscopiche che dominano questa stagione del Sanremo trasparente hanno nel 72 per cento dei casi fino ai 35 anni di età, sono per lo più acquirenti di dischi ma sfornando in questi giorni il cast giovanile del prossimo Festivalone, hanno anche candidato spesso al successo gente della quale probabilmente non comprerebbero mai i dischi. E questo è il rischio inevitabile della votazione pulita: non si capisce però perché il cinema continui felicemente a premiarsi attraverso i propri professionisti, e non possa invece avvenire lo stesso per la musica. Alla fine, della canzone festivaliera, nel bene e nel male l'unico giudice è il consumo popolare. E anche fra i ragazzi che sono sfilati ieri, non c'è moltissimo da salvare: molte voci buone e fresche certo, ma la zampata non la dà solo il volume, anzi; e non basta un brano che rifà De Gregori o Fossati per sfornare un cantautore. Segnaliamo Valentina Gautier, aggressiva cantautrice della conosciuta «Voglio un angelo»; Silvia Cecchetti che alla scuola di Mogol ha imparato a misurare con eleganza la voce in «Come si cambia» (è passata in finale con la vociante D'Alessio); Toni Menilo troppo sofisticato per un posto come questo, in «Capitolo Due» egregiamente arrangiata ma arrivata ultima; la straordinaria grinta di Giorgia, prima fra in cantautori; la bravura del trio femminile Paideja (secondo), che canta in dialetto calabrese una poesia. Si capisce che poi ogni tanto capita il miracolo che mette insieme popolarità e bravura autentica. E' successo ieri con Giorgia, è successo soprattutto giovedì con Andrea Bocelli, il non vedente toscano che passa disinvoltamente dalla leggera alla lirica e che cantando «Miserare» come Zucchero ma anche come Pavarotti ha fatto scattare in piedi la platea. Le cronache di questo primo Sanremo Giovani registrano ancora: una forte presenza e vincita femminile; una audience in caduta la seconda sera, per via dell'ardua concorrenza, a 4.672.000 spettatori (che però Baudo ha valutato positivamente perché «insieme con gli altri dati Rai segnano un'inversione di tendenza rispetto agli ultimi tempi»). Efficace alla fine è risultato il gioco della memoria con madrine e padrini d'epoca: sensazione ed ilarità ha suscitato l'ingresso di Tajoli in motorino, come su un campo di golf, per scrollarsi di dosso la retorica del bastone. Baudo promette che la manifestazione dovrà cambiare formula di anno in anno, per mantenersi giovane, e fa autocritica perché c'erano troppo pochi interpreti rispetto a gruppi e cantautori. Intanto, dopo le bordate di Vasco Rossi gli sono arrivate quelle di Pasquale Bonamassa, il discografico bolognese che sta digiunando perché la commissione ha escluso tutte e cinque le sue proposte. «Ci denunci, ma non digiuni», gli aveva detto SuperPippo in diretta. Lui si è offeso, e citando Gandhi ha inviato una lettera a Demattè nella quale, definendo il presentatore «vecchia volpe dell'ancien regime», sostiene di esser stato da lui deriso e chiede diritto di replica. Marinella Venegoni Valentina Gautier

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