Maderna nella musica con furore

Il grande compositore moriva 20 anni fa: oggi lo ricordano Beno, Boulez, Petrassi Il grande compositore moriva 20 anni fa: oggi lo ricordano Beno, Boulez, Petrassi Maderna, nella musica con furore Dalla bohème a Santa Cecilia wjlLTIMO romantico e priII mo sperimentatore. Muli sicista di rottura ma anche prosecutore del clas\J Isidsmo novecentesco. Bambino prodigio, fenomeno da baraccone, e instancabile, raffinatissimo topo di biblioteche musicali. Fu preso sotto tutela da un sacerdote (futuro cardinale e poi Papa); ma era cresciuto nei bordelli della Padania fascista. A tre anni suonava il violino, a nove dirigeva Verdi all'Arena di Verona, ma da grande studiava il contrappunto fiammingo. Un monumento alle contraddizioni esistenziali e artistiche, Bruno Maderna. Il compositore e direttore d'orchestra moriva venti anni fa, il 13 novembre del 1973 a Darmastadt: aveva appena cinquantatré anni e lo uccideva un tumore molto probabilmente risultato di una vita vissuta troppo intensamente tra fumo, alcol e donne, ma soprattutto e sommamente sacrificata alla musica. A diciannove anni, ancora molto illetterato, Bruno Maderna scriveva questi versi: «Più saggio è colui che quale ultima meta/ di sua inutile vita, le donne, il jazz/ le "Carnei" considera, e il gin puranco./ Vane cose son l'Arte, la Vita, TAmor/ Iddio stesso, poiché a nulla siamo buoni». E proprio «Le donne, il jazz, il gin» (Le Carnei sono scomparse per ovvi motivi pubblicitari) si intitola il programma che va in onda questa sera su Radiotre dalle 19,45 alle 23,15, ideato e realizzato dal musicologo Sandro Cappelletto. Una non-stop dedicata a Maderna, una maratona musicale di tre ore che vedrà accumularsi materiali sonori, interviste, rare testimonianze, un intervento di Maderna stesso con la voce già affaticata dalla malattia, in una intervista per la radio di Chicago del 1970 recentemente pubblicata in ed dalla Stradivarius. Non ultima, fra le testimonianze, la lettera inedita conservata negli archivi della fondazione Cini di Venezia gentilmente concessa per l'occasione, e che pubblichiamo qui accanto, in cui Maderna nel 1970 scrive a Gian Francesco Malipiero. «Una lettera molto importante - spiega Cappelletto -. Qui Maderna si rivolge al maestro con cui seguì un corso di specializzazione negli Anni 40 e lo ringrazia per "l'opera di salvazione e di contagio" per avergli levato "tutte le indecisioni". Il riconoscimento dunque di una continuazione artistica, mentre sino a oggi Maderna era considerato soprattutto il punto di rottura, la cesura verso la classicità; l'iniziatore della sperimentazione, colui che ha indicato il cammino delle nuove ricerche sonore a Berio e Nono. Insomma, questa lettera forse è l'occasione per rivedere, aggiustare, risistemare i giudizi». Un grande della musica di questo secolo, comunque. Come confermano, nelle interviste raccolte da Cappelletto, Pierre Boulez, Goffredo Petrassi, il grande padre della musica italiana, e Luciano Berio (che con lui lavorò allo studio di Fonologia della Rai di Milano fondato nel 1955 e stolidamente chiuso nel 1983 come ricorda il fonico Marino Zuccheri), Luigi Nono (in una intervista registrata del 1987), il regista Giorgio Pressburger. Una vita forsennata, la sua, ebbe a dire Massimo Mila, che diede di Maderna'questo ritratto: «Sempre di corsa tra un aereo e un treno, sempre trafelato davanti al suo leggio, torturato da una sete inestinguibile, che aveva trasformato la sua snella silhouette di giovane uomo in un fisico alla Falstaff». Un desiderio di bruciare in fretta la vita che gli derivava certamente dall'infanzia •difficile e complicata. Bruno Maderna nasce infatti nel 1920 figlio naturale di una donna del popolo di Venezia e di Umberto Grossato, musicista girovago, che con la sua orchestra batteva le balere della Val Padana e seminava figli in ogni paese. E questo è un figlio come tanti altri; ma diverso dagli altri: a tre anni suona già violino e fisarmonica e il padre se lo prende con sé nella sua band dove si fa anche del jazz perché la musica americana, vietata dal fascismo, è amata da Vittorio Mussolini. Dunque un'infanzia costellata di valzer, jazz e bordelli dove il padre vagabondo e senza fissa dimora passava le notti. A nove anni il regime lo nota e lo fa debuttare sul podio dell'Arena di Verona e della Fenice di Venezia. *Ma finalmente un gruppo di benpensanti veronesi mette insieme la somma necessaria per mandarlo all'Accademia di Santa Cecilia, dove entra grazie all'interessamento e alla raccomandazione di Giovanni Battista Montini, futuro cardinale e futuro papa Paolo VI. Gli anni successivi sono quelli che lo vedono impegnato nella «vita forsennata», al successo di grande direttore d'orchestra e di grande musicista pronto a ogni sperimentazione; sono anni che lo sorprendono a provarsi con tutti i generi, dalla musica di scena per il teatro, alle composizioni radiofoniche, dalla colonna sonora di La morte ìiafato l'uovo (film con Trintignant, Lollobrigida ed Ewa Aulin) alle più raffinate sperimentazioni sul suono. Di queste il programma di stasera darà un'ampia testimonianza trasmettendo «Notturno», primo lavoro elettronico registrato alla Rai di Milano nel 1957, Serenade del 1969 eseguito dall'«Ex novo Ensemble» e dedicato al lancio da Darmstadt del primo satellite europeo e grandi brani da Hyperion nella registrazione della prima alla Fenice di Venezia nel 1964. Sergio Trombetta »" ^ ~r \i V» v~ if"" ■ , u ju.a- , lct- ^ * r* , h*—-f--*~*Z fr.--*-"**•' . . L .^L . t. (U**- * "ir-'. Nell'immagine grande Maderna (a sinistra, con la sigaretta) e Nono. Qui accanto la lettera inedita che inviò a Malipiero (sotto)

Luoghi citati: Chicago, Milano, Venezia, Verona