Lunga vita ai vegliardi «senza Dio» che «bonus»per i nostri 007

Il calcio può ancora essere pulito lettere AL GIORNALE Lunga vita ai vegliardi «senza Dio»; che «bonus»per i nostri 007 L'infinita pazienza del Creatore Dopo aver letto su La Stampa del 17 ottobre l'articolo sui rapporti fra Montanelli e la fede sono stato colpito (e concordo con lui) dall'ammissione che una vita senza fede è, in fondo, una vita disperata. E ancora più d'accordo si può essere quando egli dice che la fede è un dono di Dio, per cui uno non se la può dare se non l'ha ricevuta, come anche ebbe a dire, deluso ed irritato, Schopenhauer in contrasto con Sant'Agostino. Ma tutto il mal non vien per nuocere: essendo il buon Dio oltre che infinitamente buono anche infinitamente paziente, forse in fiduciosa... attesa di conversione egli quasi paradossalmente concede a dubbiosi ed atei lunghissime vite (ed è un sentito augurio a Indro). Qualche recente esempio di vegliardi non credenti? Prezzolini, Bertrand Russell, Cesare Musatti, Pertini. Ebbene, questi uomini che, pur se non credenti altrimenti non saprei definire che «giusti», superarono tutti, ed in ottima salute, la novantina. A Prezzolini mancavano pochi mesi per raggiungere addirittura il secolo. Gabriele Barabino Tortona (Alessandria) La beffa degli Onorevoli Su La Stampa del 9 novembre in prima pagina si legge: «Un milione in più agli onorevoli. L'aumento non alza lo stipendio ma va ad aumentare la pensione». Da notare che la decorrenza è dal 1° luglio '93, altro danno per le disastrate casse dello Stato. La beffa a pagina 27: «Briciole per le pensioni. Da luglio '94 circa 6000 lire al mese in più», con qualche misera mag¬ giorazione per quelle d'annata. Oltre ad evidenziare la disparità della decorrenza, il secondo accordo (la beffa) nella prima mattinata di oggi, 9/11, deve ancora essere votato. Dopo tutti gli scandali e furti di questi ultimi tempi, i nostri signori del Palazzo hanno ancora avuto la sfrontatezza di proporci questa ennesima derisione. Vergogna! Luigi Quaglia, Torino Ripeschiamo i presidi Noto che i giornali, i quali parlano tanto di scuola, si occupano poco dei problemi dei presidi e delle difficoltà a diventarlo. E questo non solo perché sono preside incaricato (anche se in buona parte per quello) la cui nomina, conferitami una decina d'anni dopo il superamento della prova, fui costretto a rifiutare anche perché per una sede di una lontananza irraggiungibile. Comunque sia, il futuro capo d'istituto per dirigere una scuola deve dare molteplici concorsi: uno, non solo per la scuola media, ma per ognuno degli innumerevoli tipi di scuola superiore esistenti. Succede pertanto che un preside che abbia superato un determinato concorso, ma per esiguità di posti non sia entrato tra i vincitori, non entri dove esistono più probabilità di accedere alla carriera direttiva. Non solo, ma nel conferimento degli incarichi di presidenza, possa concorrere per il solo tipo di scuola in cui ha superato i) concorso. Eppure la funzione del preside è una e, anche se diversamente definita, analoga e omogenea a tutti gli indirizzi. Deve indubbiamente possedere una certa cultura, ma ciò gli è garantito dalla laurea conseguita, dal concorso vinto quale docente, da quello superato come preside, dai tanti anni in cui ha insegnato prima di diventare capo istituto e in cui ha tenuto continui contatti con gli insegnanti rielle più diverse materie. Le disposizioni poi sono fatte in maniera tale da non incoraggiare chi ha dimostrato attitudini alla guida degli istituti. Così è successo che chi ha vinto i concorsi di preside, indetti con D.M. 1979 e successive modificazioni (i pri¬ mi banditi dopo tanti anni), sia stato scavalcato dai presidi incaricati inseriti poi nei ruoli con le leggi speciali. Dato che si parla di uniformare la scuola superiore, pur nell'opzionalità dei diversi indirizzi professionali, sarà opportuno, pertanto, superare in una visione unitaria la parcel¬ lizzazione dei tanti concorsi a capo istituto e per intanto dare qualche modesto riconoscimento agli idonei che per una ragione o per l'altra non sono diventati titolari. Come? Per esempio ripescandoli dalle graduatorie rifiutate per impossibilità di raggiungimento della sede ed estendendo il diritto della loro precedenza, nel conferimento degli incarichi di presidenza, dal tipo di scuola «vinto» a tutti i tipi di istituti. Zeno Fortini, Urbino «Nessuna ruberia da parte di Sgarbi» Con riferimento alla lettera a firma «Valerio Paolucci, Ivrea», pubblicata su La Stampa dell'I 1 novembre u.s. con il titolo «Sgarbi e Ladri», gravemente lesiva della dignità, dei diritti, dell'onore e del decoro del mio assistito on. dr. Vittorio Sgarbi, e con riserva di ogni azione nelle competenti sedi giudiziarie, mi preme precisare quanto segue. L'on. dr. Sgarbi, nel corso del suo intervento alla trasmissione «Sgarbi quotidiani», attenendosi allo spirito della trasmissione, gradita -... non a caso! - ad un numero piuttosto elevato di telespettatori, ha riferito fatti storicamente documentati e alcune «notizie negative», peraltro di dominio pubblico, che, lo si voglia o no, riguardano personaggi che forse possono anche «aver prodotto fatti e non parole» - come si afferma nella lettera - ma che, indiscutibilmente, e per anni, si sono resi autori di fatti molto gravi, la cui gravità non può essere sminuita o giustificata dai riflessi indiretti (pure negativi) sulle attività imprenditoriali utilizzate come strumento per la perpetrazione degli illeciti, e, in particolare, sull'occupazione. Per quanto riguarda invece l'affermazione relativa alle presunte «documentatissime ruberie proprie», collegate al fatto che lo Sgarbi qualche anno fa, legato da un contratto di lavoro con un ente pubblico, «percepiva regolarmente lo stipendio ma non andava a lavorare in quanto aveva cose più interessanti da fare e giustificava le sue assenze come malattia», ne rilevo la totale infondatezza perché - come già è stato ampiamente chiarito da tempo, anche nelle competenti sedi - l'on. dr. Sgarbi ha beneficiato di un periodo di aspettativa per motivi di famiglia, caratterizzata dall'assenza dello stipendio, di contribuzioni previdenziali ed assistenziali e di qualsiasi altro onere a carico dello Stato. Né va dimenticato che, nel corso dell'aspettativa, pur non avendone l'obbligo, ha continuato la ricerca e portato a termine il lavoro di catalogazione dei Beni artistici e storici di Rovigo e delle Chiese di Lendinara, opere imponenti per la loro corposità e completezza, e per le quali non è stato compensato in alcun modo. Per concludere, non ci resta che sottolineare la malafede di chi - come l'autore della lettera - equipara o quantomeno riscontra analogie tra situazioni nettamente differenziate: ... fatti come quelli di cui purtroppo si sente parlare ricorrentemente sono illeciti e restano sempre tali anche se, quasi casualmente, hanno portato beneficio a soggetti estranei e non possono certo purificarsi con la denigrazione. Avv. Gian Pietro Dall'Ara «Ma io mi accontento di molto meno» Secondo l'ex direttore amministrativo del Sisde Maurizio Broccoletti alcuni suoi collaboratori percepivano, oltre allo stipendio, un bonus che variava dai dodici milioni mensili di una segretaria ai centoventicinque milioni (sempre mensili) di un generale dei carabinieri. Stando così le cose, chiedo formalmente di transitare nei ranghi del servizio segreto. Mi accontenterò di molto meno. Maresciallo Guido Guasconi Bresso (Milano)

Luoghi citati: Alessandria, Ivrea, Lendinara, Milano, Rovigo, Torino