Maupassant, le confessioni di un feticista di Enrico Benedetto

Maupassant, le confessioni di un feticista Parigi, vanno all'asta in dicembre cento lettere inedite dello scrittore alla contessa Emanuela Pignatelli Maupassant, le confessioni di un feticista Corde di impiccati, calzature femminili cinesi e molti narcotici PARIGI DAL NOSTRO CORRISPONDENTE «Possiedo la calzatura d'una piccola cinese morta d'amore per un francese. Questo talismano porta fortuna ai desideri del cuore. Ho anche della corda da impiccato. Ma ciò che possiedo di più singolare sono due estremità di un uomo tradito dalla moglie e morto di dolore». Centodieci lettere inedite che Drouot metterà all'asta il 2 dicembre ci rivelano un Maupassant feticista, ipocondriaco e dedito ai narcotici se non oppiomane. Ma troviamo anche lo spregiatore delle convenzioni borghesi, l'iconoclasta, l'uomo che spinge alla ferocia l'autocritica. Destinataria delle missive la bella contessa Potocka alias Emanuela Pignatelli, principessa romana cui il matrimonio con un diplomatico slavo non impediva la libertà di spirito, ancor meno quella sentimentale o erotica. Rimase celebre, ad esempio, per aver officiato nel suo salotto parigino la «Cena dei maccabei» (i cinque fratelli ebrei che guidarono la ribellione contro Antioco IV non c'entrano, salvo per la loro tragica fine giacché in argot il termine significa «cadavere»): i commensali dovevano mimare un uomo che muore di sfinimento dopo innumerevoli amplessi, mentre lei in zimarra e cravatta ricompensava i migliori con un ciondolo. La fascinosa eccentricità del personaggio non poteva non impressionare il labile Maupassant. Numerosi biografi hanno così inferito che dietro l'amicizia fra lo scrittore e madame la Comtesse potesse celarsi una relazione amorosa. L'epistolario conferma la loro intimità, senza andare tuttavia oltre. Nel marzo 1889 lui le scrive: «Ho rischiato di cadere innamorato di Voi, anzi lo sono stato», ma poi descrive la «vertigine» e la «paura» che tale sudditanza gli ispirava. Per concludere: «Ho saputo vincere» l'attrazione fatale. I due rimarranno in ogni caso complici fino all'ultimo, quando l'appena quarantenne Maupassant intensifica le crisi nervose sino a rendere necessario l'internamento. Morirà in solitudine nel 1893, giusto un secolo fa. Quattro anni prima l'autore di «Bei-Ami» confida alla sua musa: «Lascio il letto zeppo di narcotici, ubriaco di chloral...» (farmaco alla moda, cui lo stesso Marcel Proust ricorreva spesso). «Vi giuro che ho delle emicranie intollerabili e che non posso pranzare né cenare fuori casa senza pagarlo con ore di sofferenza». Oppure: «Eccomi allucinato,... ho sentito rumori tutta la notte, secchi, inesplicabili, insonnia, febbre, allucinazioni ingannatrici, tutto... Credo di essere posseduto!». Ancora: «Ho preso dell'oppio, il che mi lascia farneticante per diversi giorni». L'indugio, sofferto e insieme compiaciuto, sulle proprie patologie ritorna con insistenza nel carteggio, che la nobildonna consegnò a un'a¬ mica ingiungendole di non divulgarlo. Ma affiora pure il disprezzo verso i cliché sociali, il cursus honorum, i valori dominanti. «No Madame, non sono uomo di mondo, protesto e mi ribello». Le invierà persino una dichiarazione ufficiale: «Mi impegno a non presentarmi mai, né a lasciarmi presentare, all'Académie francaise, ove mi sentirei declassato». E dalla Gran Bretagna, lungo uno dei suoi numerosi viaggi che lo portarono ad attraversare anche Italia e Nord Africa, annotava: «Ho trascorso tre giorni (onore supremo) sotto il medesimo tetto dell'erede al trono, che mi fa l'effetto d'un superbo campione del cretinismo cui portano i lignaggi regali». L'indulgenza verso se stes¬ so non era, talora, maggiore. L'incauta amica ha l'ardire di lodare «Mademoiselle Perle»? Guy de Maupassant replica: «Mi avete rivoltato con i vostri complimenti per quel racconto, una porcheria, ne sono sicuro... Come avete potuto giudicare con benevolenza la storia banale quanto inverosimile di una simile famiglia di imbecilli?». Altre volte, il furore la cede all'ironia, e apprendiamo che il «nemico della civiltà mondana» non disdegnava un tranquillo opportunismo. Descrivendo una novella, spiega: «Andrà al "Figaro", a meno che qualche passaggio non lo chocchi, nel qual caso gliene riserverò una più casta e poetica». Enrico Benedetto «L'oppio mi lascia farneticante per diversi giorni» Lo scrittore Guy de Maupassant. Un centinaio di lettere svelano il suo volto segreto

Persone citate: Antioco Iv, Emanuela Pignatelli, Marcel Proust, Maupassant

Luoghi citati: Gran Bretagna, Italia, Nord Africa, Parigi