Un nemico di mafia e Br finito fra i Gladiatori di Francesco Grignetti

Un nemico di mafia e Br finito fra i Gladiatori Un nemico di mafia e Br finito fra i Gladiatori UNA VITA NEI SERVIZI SEGRETI ROMA. Aveva quarantuno anni, il maresciallo dei carabinieri Vincenzo Li Causi, agente effettivo dei servizi segreti. E forse a questa età James Bond non sarebbe finito in una stradina sterrata della Somalia a fare il suo lavoro. Ma l'agente Li Causi era un uomo di esperienza: attivo già ai tempi del sequestro Dozier, poi «gladiatore», si é occupato del centro Scorpione a Trapani (in chiave soprattutto antimafia) dal 1987 fino allo scioglimento del 1990. A un certo punto della sua carriera di agente segreto, nel 1987, è volato fino in Sud America. A Lima, capitale del Perù, assieme ad altri funzionari del Sismi, Li Causi organizzò la guardia personale del presidente Alan Garcia, socialista, che aveva chiesto e ottenuto dal suo amico Bettino Craxi una discreta assistenza militare. Di Vincenzo Li Causi, carabiniere e gladiatore, si è molto parlato negli anni in cui Gladio sembrava la spiegazione di tutti i mali d'Italia. Lui, si¬ ciliano di Partanna, a ventidue anni, nel 1974, esce dalla scuola sottufficiali dei carabinieri e finisce direttamente al Sismi. E' un esperto di radio. E diventa prezioso prima all'ufficio «R», poi alla Settima divisione. In qualche maniera viene coinvolto nella strategia antiterrorista. Alla fine del 1981, quando le Brigate rosse catturano il generale Dozier, tutti gli uomini dei servizi segreti, anche quelli più lontani, vengono mobilitati per scoprire il covo dove il generale statunitense è imprigionato. «Partecipai anch'io con attività di supporto e d'informazione», spiegò Li Causi a chi lo interrogava. A trentacinque anni, poi, era stato rispedito a casa, nel trapanese, per organizzare, assieme al colonnello Paolo Fornaro, il centro dei gladiatori Scorpione. E' il momento in cui il Sismi, almeno nella parte più fedele a Martini e Inzerilli, converte la sua attenzione alla mafia. Un'attività inedita, per chi fino a quel momento si era occupato soltanto di comunisti, che fossero gli ipotetici invasori dell'Est o i presunti traditori interni. Cominciò così quella che Andreotti definirà una «deviazione» dell'ammiraglio. E che invece gli uomini del servizio segreto militare rivendicano con orgoglio. Scrive la Commissione Antimafia: «Certo è che alla fine degli Anni 80 esisteva un servizi'j segreto parallelo che operava nel campo della criminalità organizzata». In Sicilia, i due si impegnarono. «Andammo in Sicilia con funzioni di contrasto nei confronti della criminalità organizzata», spiegò Fornaro ai giudici che lo interrogavano. E alla Stampa che lo intervistava: «Stavamo selezionando persone che non si sarebbero limitate a esporre lenzuola alle finestre». A partire dal 1987, Li Causi diventa l'unico responsabile del centro Scorpione. Però la strategia antimafia del Sismi accusa dei colpi. Non arrivano i fondi e le direttive previste. Anzi, inizia presto quel sordo confronto tra Martini e Andreotti che sfocia in clamorose accuse del politico contro il militare. Martini è costretto alle dimissioni per via di Gladio e proprio per la funzione antimafia. Seguono le dimissioni forzate di Inzerilli. Si fa terra bruciata attorno ai loro uomini. Nei giorni scorsi, infine, il ministro Fabbri annuncia di aver disciolto la Settima divisione del Sismi, quella di Gladio, che ha un'immagine irrimediabilmente deturpata. Contestualmente annuncia che la base di Capo Marrargiu, in Sardegna, dove si addestravano i gladiatori sarà affidata alle forse armate. Ma non finiscono i guai per quella divisione che era il fiore all'occhiello di Martini e di Inzerilli: filtra la notizia che lì, tra gli agenti della Settima, ci siano i telefonisti della Falange armata. O almeno, così accusava l'ex segretario generale del Cesis, ambasciatore Fulci, di ferree simpatie andreottiane. Vincenzo Li Causi, intanto, era stato sbattuto in Somalia. Si trovava lì da quest'estate perché la sua qualifica di esperto in radiocomunicazioni tornava utile al Sismi, che accompagna l'opera delle nostre truppe. «Stiamo lavorando attivamente in Somalia», disse infatti di recente il generale Pucci, attuale direttore del Sismi. E seguì l'elogio di Fabbri: «Il Sismi era pronto a arrestare Aidid fin dai primi giorni». Ieri l'imboscata. I somali avevano forse scoperto il suo ruolo nel Sismi? Francesco Grignetti Quando Craxi era al governo 10 aveva inviato in Perù come «consigliere» del presidente Alan Garcia 11 ministro della Difesa Fabbri Il maresciallo Li Causi è la settima vittima italiana in Somalia