Somalia ucciso uno 007 del Sismi di E. St.

Settima vittima italiana, era il responsabile dei servizi di sicurezza del nostro contingente Settima vittima italiana, era il responsabile dei servizi di sicurezza del nostro contingente Somalia, ucciso uno 007 del Sismi Assassinato da alcuni miliziani per rubare un camion MOGADISCIO. Un sottufficiale italiano, il maresciallo Vincenzo Li Causi, è stato ucciso ieri in uno scontro a fuoco a Balad, in Somalia, a circa sei chilometri di distanza dalla base del contingente al quale apparteneva. Li Causi era un uomo del Sismi: è la settima vittima italiana in Somalia. Al momento dello scontro si trovava con un collega a bordo di un veicolo militare. Secondo la ricostruzione del ministero della Difesa italiano, alle ore 18 locali, dal lato destro della strada percorsa dai nostri due connazionali, un gruppo di somali ha aperto il fuoco con l'intenzione di rapinare un autocarro di altri somali che procedeva a poca distanza dall'autovettura. I due militari hanno risposto immediatamente al fuoco e Li Causi è stato raggiunto da un proiettile che lo ha colpito al fianco destro. Il maresciallo, che aveva 41 anni, era coniugato e padre di due ragazze, è stato soccorso e trasportato all'infermeria dell'accampamento del contingente italiano dove è deceduto. La notizia è stata diffusa ieri da un comunicato del ministero della Difesa. Il ministro, senatore Fabio Fabbri, appresa la notizia della nuova drammatica vicenda, ha dichiarato: «Un altro militare italiano, in questo caso un dipendente del Sismi, ha perduto la sua vita in Somalia. Mentre partecipiamo commossi al profondo dolore dei familiari, segnaliamo ancora una volta l'alto costo che comportano le missioni di pace. Il maresciallo Li Causi era attivamente impegnato in una difficile attività nel quadro delle misure di sicurezza a salvaguardia del contingente italiano, lavoro che è sempre stato svolto con professionalità e buoni risultati». Come già detto, con l'uccisione di Li Causi, sale a sette il bilancio dei militari italiani che hanno perso la vita nel Paese dallo scorso novembre, quando è stato dato il via all'operazione «Restore hope», trasformatasi il tre maggio in «Unosom II». Il due luglio alcuni soldati del contingente italiano impegnati nella perquisizione di un ex pastificio adibito dalle forze del generale Mohamed Farah Aidid a deposito di armi, erano caduti in un'imboscata tesa dai guerriglieri del più potente «signore della guerra» somalo. Nello scontro a fuoco erano rimasti sul terreno Pasquale Baccaro, Andrea Millevoi e Stefano Paolicchi, mentre altri ventidue loro commilitoni erano stati feriti in modo più o meno grave. Un mese dopo, il tre agosto, era morto accidentalmente, colpito da un colpo partito dal suo stesso fucile mitragliatore, il paracadutista della «Folgore» Gionata Mancinelli. Il giovane para, al momento dell'incidente, era impegnato in un servizio di guardia nel porto vecchio di Mogadiscio. Ancora il 15 settembre, sempre sulle banchine del porto della capitale somala, cecchini rimasti sconosciuti avevano ucciso Giorgio Righetti e Rossano Visioli, mentre stavano facendo ginnastica insieme ad altri militari. Questo episodio, che fino a ieri era l'ultimo a vedere come vittime degli italiani, non è però mai stato del tutto chiarito. Non è escluso infatti che Righetti e Visioli siano stati abbattuti dal cosiddetto «fuoco amico», cioè da proiettili esplosi da altri «caschi blu». Il 15 settembre, mentre stava calando la sera, tutta la zona settentrionale della capitale era diventata teatro di violente sparatorie. Tre quelle principali: contro i check point presidiati dai pachistani, fra gruppi di miliziani di clan rivali e, dopo le 19.15, tra alcuni cecchini e soldati degli Emirati Arabi che controllavano la strada del lungomare. I due italiani sono stati colpiti da proiettili di un calibro usato molto raramente da guerriglieri somali e da tutto il contingente Onu. Dunque, vista la zona, Righetti e Visioli potrebbero essera stati bersagliati, per un tragico errore, dagli arabi. [e. st.]

Luoghi citati: Mogadiscio, Somalia