Un assassino allo stadio

Sospetti sull'uomo che ha ferito la tennista serba Dopo la Seles, minacce di morte all'olimpionica Drechsler Un assassino allo stadio Dilaga la sindrome dell'attentato «Lo sport rischia lo stato d'assedio» Ci sono gli ingredienti per un film di un Fritz Lang dello sport. Ricordate l'accoltellatore tedesco della tennista serba Monica Seles? Potrebbe essere di nuovo lui, tornato in libertà dopo l'arresto immediato e il processo, l'uomo che medita di colpire Heike Drechsler, una delle più grandi atlete di ogni tempo, vincitrice di un titolo olimpico e di uno iridato nel salto in lungo, primatista mondiale dei 200 metri, simbolo forte prima della trucida Ddr, poi della Germania unita. Le coincidenze sono come suol dirsi inquietanti, la polizia è allertata, la famiglia della campionessa è nell'angoscia. La lettera che minaccia di morte la bella Heike è stata spedita da Nordhausen, località della Turingia. E Goersbach, dove risiede l'attentatore della Seles, è a due passi. Ma ci sono concidenze anche più pesanti, più articolate: si potrebbe pensare ad una sfida troppo smaccata per essere vera, se non ci fosse di mezzo la personalità esibizionistica di quel Guenther Perche che il 30 aprile, al torneo di Amburgo, inferse due coltellate nella schiena della Seles, mentre la tennista cambiava campo fra un gioco e l'altro del match contro la bulgare Maleeva. Al processo quel Parche, trentanovenne tornitore disoccupato, si era presentato come un fanatico di Steffi Graf, la tennista tedesca che in questi ultimi anni ha patito l'avvento della Seles. Erano cadute tutte le voci che avevano attribuito al gesto un significato politico: anche se di origini ungheresi e di residenza statunitense, la Seles è serba, e colpirla per vendicare le Bosnia poteva avere un qualche significato, deprecabile rna consistente. No, era soltanto tifo anzi passione anzi amore totale per la Seles, da aiutare in quel modo cruento a rimanere in testa alle classifiche. Al punto che i giudici gli avevano riconosciuto, il 14 ottobre, l'infermità mentale, e si erano limitati ad una condanna mite, due anni con la condizionale e la scarcerazione, fra l'indignazione e le paure del mondo del tennis. La Graf ritorna in questa nuo- va vicenda, nel senso che la lettera alla Drechsler segue di pochi giorni una intervista della stessa saltatrice, in cui lei parla della tennista come di una che guadagna soldi in quantità eccessiva. E la lettera riporta appunto l'accusa di avere danneggiato la reputazione di Stefanie Graf (Stefanie e non Steffi, come la chiamano tutti ma non Guenther Parche, che al processo ha sempre inssitito appunto su Stefanie). Lo scrivente dice che la Graf va rispettata e anzi adorata, perché «ci è stata mandata da Dio». L'allarme dello sport tedesco è allarme anche per tutto lo sport mondiale. La vicenda di Amburgo, quella coltellata che sembra adesso avere altri strascichi che non quelli medici - comunque pesanti: la Seles non è ancora tornata alle gare -, potrebbe significare, se dilatata, se sfruttata, se «gestita» da criminali o da mitomani, l'inizio di una specie di stato di assedio dello sport tutto, di bunkerizzazione piena dei suoi campioni e delle sue manifestazioni. Già qualcosa è stato fatto, anche di ufficiale, al di fuori di eventuali iniziative personali di questo o quel campione, di questo o di quell'organizzatore. Ma l'accessibilità dei grandi personaggi dello sport è grande, almeno per la maggior parte delle loro apparizioni in pubblico, è un tributo da pagare per l'esposizione nelle grandi vetrine dei grandi guadagni. Parche, ha detto le penzia psichiatrica che ha convinto i giudici del processo di Amburgo, «ha un basso quoziente di intelligenza, una personalità fortemente perturbata, e non dovrebbe ripeterte atti di violenza». Nel ricorso degli avvocati della Seles si chiede invece che si consideri il tentato omicidio, non la volontà soltanto di ferire, come da lui subito affermato. Chissà se le nuove minacce peseranno in appello: siano o no di Parche, si tratti di suo folle bis o di contagio, è adesso molto più forte il partito di quelli che volevano una sentenza esemplare e che sono stati delusi dai giudici. Gian Paolo Ormezzano Sospetti sull'uomo che ha ferito la tennista serba Heike Drechsler, una delle più grandi atlete di ogni tempo A sinistra, Monica Seles

Luoghi citati: Amburgo, Ddr, Germania