L'ANALISI

r r L'ANALISI ~1 Gli imperi alla prova della grande crisi LE nomine ai vertici della Fiat e dell'Ifi sono la conseguenza del riassetto della più grande impresa privata italiana deciso a fine settembre; esse precisano e completano, in un certo senso, il quadro che allora era stato abbozzato. Proprio perché sono parte integrante di uno sforzo di rinnovamento del capitalismo italiano di fronte ad una realtà mondiale in piena trasformazione, in cui tramontano ovunque gli «imperi industriali», queste nomine non si prestano certo ad una lettura tradizionale in chiave di potere e di lotta per il potere, personale o di gruppo. L'idea che il potere, o anche il profitto immediato, costituisca la molla dell'azione del capitalista è stata per molti anni alla base di interpretazioni superficiali degli avvenimenti industriali italiani; di fronte alle complessità ed alle difficoltà della situazione mondiale, essa appare oggi addirittura caricaturale. In questa situazione è invece significativo il carattere non conflittuale del nuovo consiglio di amministrazione della Fiat. I capitali italiani e stranieri che vi si trovano rappresentati sono uniti dalla valutazione positiva di un progetto, da una scommessa industriale: che sia possibile garantire un futuro dinamico di lungo periodo al secondo produttore d'auto europeo. Aggregazioni di capitale in qualche misura analoghe su progetti di lungo periodo attorno a un azionista di riferimento sono, del resto, una caratteristica sempre più diffusa in Europa. Anche l'impegno, non più abbinato, di Giovanni e Umberto Agnelli sui due fronti, industriale e finanziario, sembra corrispondere prima di tutto a un'articolazione fisiologica che il momento attuale impone ai grandi gruppi in cui queste due sfere di ir attività acquistano sempre più una fisionomia separata e devono godere di autonomia operativa. La recente caduta del gruppo Ferruzzi può essere fatta risalire proprio all'incapacità di quella compagine familiare a operare una simile separazione, a distinguere le competenze al suo interno. Altri gruppi capitalistici italiani e stranieri mostrano analoghe separazioni operative. Il capitalismo familiare italiano completa cosi un'altra tappa del suo tentativo di aggiustamento alle grandi evoluzioni internazionali, senza rinnegare le particolarità, come l'impegno diretto delle famiglie proprietarie (che viene qui ribadito, oltre che dal lato finanziario, anche con l'inserimento nel Consiglio di amministrazione della Fiat di un rappresentante della generazione più giovane), che l'hanno fortemente connotato in passato, ma riconoscendo un ruolo crescente alle professionalità manageriali. E' appena il caso di rilevare gli intrecci profondi della situazione della Fiat con quella del resto dell'economia italiana e, in modo del tutto speciale, di Torino e del Piemonte. I mutamenti di vertice della Fiat ed i suoi progetti per il futuro assumono pertanto una rilevanza che si potrebbe anche definire istituzionale ed è confortante che attorno a tali mutamenti si realizzi un sostanziale consenso ed una concentrazione di forze finanziarie. Quest'episodio del rinnovamento del Paese avviene in maniera decisamente più lineare e meno drammatica del tormentato rinnovamento politico-istituzionale. Può pertanto costituire un momento di speranza in una situazione tempestosa. Mario Deagli

Persone citate: Mario Deagli, Umberto Agnelli

Luoghi citati: Europa, Piemonte, Torino