MARIA FALCONE

r r "i MARIA FALCONE Adesso si sta avverando il testamento di Giovanni TERI ho deciso che dovevo trovare il coraggio. Così ho riunito la mia famiglia, mio marito e i miei figli, e all'ora di pranzo ci siamo messi davanti alla tv. Per la prima volta sono entrate nella mia casa le immagini dell'attentato di Capaci. Mi ero sempre rifiutata di vederle, così come non avevo mai voluto assistere a qualsiasi trasmissione nella quale venissero mandati in onda filmati di mio fratello. Ma ieri ho sentito dentro di me qualcosa che mi diceva: devi «vedere» la morte di Giovanni, perché adesso puoi finalmente sapere chi l'ha organizzata, terrai nei tuoi occhi le loro facce, nella mente i loro nomi. Per giustizia, non per vendetta. Confesso che è stata una esperienza straziante, terribile. Ho capito che il dolore non invecchia, ti galleggia nell'anima senza andare mai sul fondo, dove forse troverebbe un suo posto e farebbe meno male. Ma ho provato, assieme, anche un senso di liberazione. Quello che credo ci può dare la verità, quando la tocchi finalmente da vicino. E per questo tutti noi - io e le famiglie di Francesca Morvillo e degli agenti che sono morti quel 23 maggio - dobbiamo ringraziare i magistrati che hanno condotto l'inchiesta, gli uomini della Dia, i carabinieri e i poliziotti che per mési hanno persino rinunciato a stare con i loro cari per rimanere giorno e notte sulle tracce di quelli che oggi vengono individuati come i presunti mandanti e assassini. A loro voglio dire grazie, perché questa è la dimostrazione dell'affetto che li legava a Giovanni, qualcosa che definirei un atto d'amore. E poi c'è la soddisfazione di scoprire che in questo Paese tanto tormentato non tutto è a pezzi, non tutto va male. C'è ancora chi crede nell'uomo, nella democrazia, nel dovere, nella giustizia. Oggi la mia speranza più grande è quella che i magistrati che in Sicilia combattono la mafia non debbano più essere uccisi. E' il senso stesso del «testamento» di mio fratello e di Borsellino. E' l'ultima sfida che, lasciandoci, hanno lanciato alla criminalità: non è servito ammazzarci, perché dopo di noi verranno altri giudici come noi che mai alzeranno bandiera bianca. Che nessuno potrà fermare. I In queste ore molti mi hanI no chiesto se credo che le inda¬ gini condotte dalla Procura di Caltanissetta abbiano messo la parola fine all'inchiesta sulla strage di Capaci o se si debba andare oltre, a scavare nei sospetti di complicità fra la mano armata della mafia e apparati dello Stato italiano. E' una domanda alla quale non posso rispondere. Non devo rispondere. Non è il mio compito. Dalle parole pronunciate ieri da Tinebra e Boccassini intuisco, però, che le indagini non sono ancora concluse. Mi auguro che possano quindi andare avanti, senza pressioni o condizionamenti esterni. In questo momento, più che mai, so che Giovanni aveva avuto ragione. Anche se aspramente criticato confidava nell'aiuto che poteva derivare da una corretta gestione dei pentiti e sono stati due pentiti ad agevolare l'inchiesta sulla sua morte, ed era fermamente convinto che un'offensiva credibile dello Stato avrebbe potuto dare alla mafia un colpo decisivo. Dopo il suo assassinio è cominciata la stagione del risveglio. Il risveglio della gente, dei palermitani, dei siciliani. Molti di noi hanno aperto gli occhi, hanno scacciato l'ignoranza e la viltà. La favola antica di Cosa Nostra che difende i deboli dall'arroganza dei potenti è andata in frantumi. Non illudiamoci troppo, tuttavia. C'è una faccia di Palermo che resta indifferente, che non cammina verso il riscatto. E' una faccia che s'incontra quasi tutti i giorni, nelle strade di questa città, nelle piccole cose, negli sguardi e nei gesti. Ma la ribellione c'è, sta montando. Io faccio l'insegnante e leggo questa volontà negli occhi di tutti i ragazzi. Stanno cambiando, hanno voglia di nuove conquiste, pulizia. Desiderano una vita diversa. Nei loro volti c'è la speranza. E' come se ogni mattina mi dicessero: questa volta non ci fermeranno. Maria Falcone

Persone citate: Boccassini, Borsellino, Francesca Morvillo, Giovanni Teri, Maria Falcone, Tinebra

Luoghi citati: Caltanissetta, Capaci, Palermo, Sicilia