Padre del porco perché l'hai fatto? di Stefano Bartezzaghi

20 il caso. La statua con la testa di maiale a Milano: identikit dell'anonimo artista Padre del porco perché l'hai fatto? Fra provocazione antirazzista e arte di strada echi di «cultura materiale»: s'indaghi nelle osterie PMILANO ORCO qua, porco là: nella notte fra martedì e mercoledì qualcuno ha depo sitato una statua di un uomo con mantello e con muso di suino, maiale ovvero cinghiale, in piazza Argentina. A Roma, i marziani; a chissà dove, i marxiani; a Milano, i suini. Sul caso indaga la Digos: forse perché i molti testimoni (l'installazione dell'opera è costata un'ora di lavoro: due fidanzati si son fatti fotografare davanti al gran suino appena posizionato) hanno riferito che il camion che trasportava l'opera era di targa tedesca, e fra le sei persone affaccendate nella faticosa incombenza c'era l'immancabile «biondina» notata da chiunque, ovunque. Il dietrologo tenga anche conto che a pochi isolati di distanza sorge l'abitazione del giudice Curtò. E' però stato accertato che il maialone non conteneva ordigni, e la Falange Annata per ora - tace. L'indagine dovrà essere culturale. Le dimensioni dell'opera sono rispettabili; altezza: due metri e più; peso: tre quintali circa; titolo: «La mia bestia interiore», autore: tale «Cogito» (ergo sus?). Ci si sveglia una mattina, e si trova un maiale di cemento sulla soglia di casa. Da quel che se ne sa, tale uomo-suino dovrebbe testimoniare (monumento, documento) sull'intolleranza che aumenta in Europa: e sono venti le metropoli europee a cui altrettante copie sono destinate. Una è comparsa ad Amsterdam. Scegliere la via monumentale, a Milano, per combattere il razzismo è singolare. Flaubert, nel Dizionario dei luoghi comuni, dedica alle statue una famosa voce: «Erezione: si dice solo parlando di monumenti». Ciò che, in epoca di celodurismo meneghino, lascia pensare. Ma, in generale, una statua dalle proporzioni di un giocatore di pallacanestro, raffigurante un corpo umano sormontato da una testa di cinghiale non può essere un caso di art pour l'art. Per il medium artistico scelto: la scultura (ingombrante, esplicita: le pietre sono parole). Per il luogo di esposizione: non un museo, ma una via cittadina, assai trafficata in un quartiere a forte tasso multietnico: a confermare che la scultura è un monumento (arte civile per definizione). Per il soggetto: scrivere su un muro «i razzisti sono dei porci» non farebbe magari impressione. Scolpire un corpo borghese con testa di cinghiale lascia sospettare che il messaggio ci sia. Il pronto ricovero della statua nei magazzini comunali non consente allo studioso un'adeguata ricognizione. Ma è il significato generale dell'opera che è, come sempre nelle cose d'arte, ambiguo. «La mia bestia interiore» sarà qualcosa come «quello spirto guerrier ch'entro mi grufola»? Il fatto è che la specie suina è più una vittima che un agente del razzismo. A parte l'«01d Major» della Fattoria degli animali di Orwell, i maiali letterati e cinematografici sono miti (plurale di mite, ma anche di mito: in senso positivo). Ci si può documentare al proposito con l'opera di Pelham Grenvill Wodehouse e con il recentissimo Dizionario dei cartoni animati di Marco Giusti (Vallardi). L'opera può essere attribuita a qualche autore? Diciamo che la scultura figurativa, civile, monumentale non è più così in auge; e che l'arte contemporanea non ha, simmetricamente, vocazioni ammonitorie. Ma se l'uomo con testa di maiale fosse preso invece ad emblema della paciosa tolleranza (e non del suo contrario), qualche sospetto lo avremmo. La cultura pacifista ed edonista del maiale è diffusa in vari circoli milanesi di cultura materiale. All'interno di questi, il maiale viene rispettato, e ben cucinato. Come è stato autorevolmente fatto notare da un autore, in Lombardia il maiale viene chiamato nimàl (= «animale», per eccellenza), e nimàl è l'anagramma sia di Milàn (nome dialettale della città) che di Mifan (una delle due squadre calcistiche cittadine: l'altra è l'Inter, ed è suggestivo che il maiale si mangia «per intero»: non ne viene buttato via nulla). Notoriamente la migliore cucina suina è quella sarda del porceddu: e a Milano tale cultura ha i suoi cultori. Fra tale etica e gastronomia del suino e la cultura anti-razzista, tollerante, non-violenta, un'intersezione è possibile. L'indagine andrebbe spostata in templi della gastronomia milanese, come Al Vecchio Porco e l'Osteria del Treno. Lì si incontrerebbero persone abituate a prendere anche pubblicamente la parola: e difendere sia il maiale, la pacifica bestia interiore, sia le sue interiora. Se il mondo fosse davvero più porco, non ci sarebbe bisogno di statue per combattere il razzismo. Stefano Bartezzaghi La statua di un uomo con la testa di maiale «depositata» a Milano da un misterioso artista arrivato con un camion tedesco. Il monumento «abusivo» è rimasto collocato poche ore: poi è finito in un magazzino del Comune

Persone citate: Curtò, Flaubert, Marco Giusti, Orwell, Vallardi

Luoghi citati: Amsterdam, Europa, Lombardia, Milano, Roma