Un reattore nucleare per l'Iran
Scoperto a Venezia Scoperto a Venezia Un reattore nucleare per l'Iran VENEZIA. La Digos e la dogana di Porto Marghera hanno sequestrato ieri materiale destinato all'Iran, utile alla costruzione di reattori nucleari. Si tratta di otto condensatori di vapore per centrali atomiche, prodotti dalla Ansaldo, ufficialmente destinati all'industria civile, ma che potrebbero tranquillamente essere impiegati nel campo militare, come hanno accertato i periti. E nei confronti del Paese degli ayatollah vige da anni l'embargo sul «materiale strategico». Gli otto condensatori, alti 6 metri e lunghi 18, del valore di 20 miliardi, sono arrivati a Marghera a bordo di alcune chiatte partite da Cremona, lungo il fiume Po, e quindi in camion. Da lì dovevano essere imbarcati su un cargo che salpava alla volta di un porto iraniano, forse passando prima per un Paese che avrebbe svolto un ruolo di «triangolazione». Per questo sono stati acquisiti documenti nelle sedi dell'Ansaldo e dell'azienda che aveva effettuato il trasporto, la Fagioli di Reggio Emilia. La storia di questi enormi cilindri metallici è ultradecennale. La commessa originaria è precedente, infatti, al 1980. Era stata affidata alla Breda Termomeccanica di Milano, poi confluita nell'Ansaldo Componenti, dalla Kwu, un'azienda tedesca del gruppo Siemens che aveva ricevuto l'ordinazione da una centrale elettronucleare iraniana. Scoppiata la guerra Iran-Iraq, l'embargo commerciale aveva interrotto ogni consegna. I generatori, quattro completi, altri quattro ancora da ultimare, erano rimasti per anni nei piazzali dello stabilimento milanese che li aveva realizzati. La Kwu pagava per quel deposito un affitto. Un contenzioso si era aperto fra il Paese del Golfo Persico e la società tedesca. La decisione di trasferire il materiale a Marghera è stata, dunque, presa dopo dieci anni, nel 1991. E se i sigilli sulla banchina del molo sono stati posti soltanto ieri, la segnalazione della dogana risale appunto a due anni fa. Il materiale era stato bloccato, ma da allora non era intervenuto alcun ulteriore atto giudiziario. Nei giorni scorsi il fascicolo è finito sul tavolo di un nuovo inquirente, quello che ieri ha firmato l'ordine di sequestro: è il giudice Felice Casson, il magistrato che già negli anni scorsi aveva indagato sul traffico di armi per l'Iran e l'Iraq, nel quale erano rimasti coinvolti la Banca Nazionale del Lavoro e i servizi segreti italiani. Una partita di proiettili da cannone per 250 miliardi, costata nel maggio scorso 21 condanne, fra le quali quella dell'ex direttore centrale Giacomo Pedde, e 16 assoluzioni,' fra cui una all'ex presidente Nerio Nesi. Mario Lollo
Persone citate: Felice Casson, Giacomo Pedde, Mario Lollo, Nerio Nesi
Luoghi citati: Cremona, Iran, Iraq, Milano, Reggio Emilia, Venezia
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