la vecchia ruggine del senatur

UNA TOGA NEL MIRINO la vecchia ruggine del senatur //pm e il segretario, nemici da otto anni UNA TOGA NEL MIRINO Nel 1985 Umberto Bossi era un nessuno e Agostino Abate un giovane sostituto procuratore arrivato a Varese da Cava dei Tirreni, provincia di Salerno, via Cremona. Per Bossi era ancora lontane il 1987 e l'arrivo in Senato, per Abate ancor più lontano l'inizio della Tangentopoli che ha terremotato tutti i partiti di Varese. Ma è da allora, da quel 1985 che si conoscono, diffidano, a volte si scontrano. Quando Abate, un anno fa, arresta ex sindaci democristiani e socialisti, quando arresta il segretario del pds, Bossi si stupisce: «E' stato Abate?». E quando i magistratri sono sugli allori capita che butti lì: «Attenzione ai magistrati di Tangentopoli. Non sono tutti uguali, c'è chi ha perseguitato la Lega...». E si riferisce proprio ad Abate. Tutto comincia da un manifesto disegnato da Bossi: un no alla bandiera italiana, al tricolore, negli anni del lumbardismo esasperato. Racconta Bossi: «L'ex senatore de Rezzonico, quello poi arrestato per tangenti, fa sequestrare dal suo amico pretore di Saronno il manifesto e poi manda una colonna di carabinieri a sequestrare i beni della nostra sezione». In breve: la Lega chiede il dissequestro, il pm si oppone, ma il sequestro è concesso. Chi è il pm? Abate, ovviamente. E chi è il pm che interroga militanti o dirigenti leghisti per affissione abusiva di manifesti? Abate. E chi è il giudice che, letto il libro «Metropolis» di Giorgio Bocca convoca il sindaco leghista Raimondo Fassa «per chiarimenti»? Sempre Abate. Incubo per tutti i politici varesini, dal senatore de Giuseppe Zamberletti (un avviso di garanzia) al deputato psi Andrea Buffoni (più avvisi di ga¬ ranzia), Agostino Abate ora minaccia le notti di Bossi. Tra i leghisti di Varese corre la voce, assai maligna, che vuole un Abate radioso quando apprende dall'imprenditore di discariche Gianluigi Milanese (a proposito, scarcerato ieri sera) che presidente della Società Editoriale Lombarda è il sena¬ tore Giuseppe Leoni. Come tutti i varesini, Bossi e gli altri sanno che Abate, se possibile, è peggio di Antonio Di Pietro. Nessuno lo ferma: nell'87, indagando sull'assassinio di Lidia Macchi, studentessa di Comunione e Liberazione, si era tenuto per una notte quattro sacerdoti in questura. Bossi che alza toni e dito per dire «Guai a te giudice Abate!» ripropone il volto ringhioso della Lega. La minaccia, l'intolleranza. La stessa verbosità violenta che a settembre, quando a Montecitorio girava voce di imminenti inchieste sui finanziamenti alla Lega Nord, aveva portato Bossi a questa dichiarazione: «Se un magistrato vuole coinvolgere la Lega nelle tangenti sappia che siamo veloci di mano e di pallottole, che da noi costano mille e 500 lire ma a me le danno a 300». Polemica e reazioni durate tre giorni e poi dimenticate. Come a giugno, dopo le elezioni a Torino e i sospetti di brogli a svantaggio della Lega: minacce armate ai magistrati del Tar. Poi, anche in quel caso, precisazioni e mezze rettifiche. Stavolta, non si sa. [gio. cer.l

Luoghi citati: Cava Dei Tirreni, Salerno, Saronno, Torino, Varese