Pensione Jannacci, musica e risotto

Pensione Jannocci, musica e risotto Pensione Jannocci, musica e risotto «Lavoro con mio figlio, ma sogno Andreasi, Rossi, Gaber» ROMA. Enzo Jannacci ha deciso di aprire una scuola di cabaret. Veramente i locali li ha già presi in affitto da una società di assicurazioni e da mesi paga la pigione in attesa che i lavori siano finiti. Anche il nome l'ha già scelto, «Il bolgia umano», per sfottere i lombardi che mettono l'articolo maschile dappertutto. Sarà una scuola gratuita per una ottantina di alunni, tanti quanti ne entrano, con accesso privilegiato per i disabili, convinto com'è che l'inserimento in un gruppo dove si fa musica, recita, comicità e altro sia il modo più efficace per loro di sentirsi meglio su questa terra. «Ho preso una cantina a Santa Maria Segreta, a due passi dal Duomo, che poi è in centro. Uno dei locali me lo stanno ristrutturando, l'altro l'ho voluto lasciare com'è perché il cabaret si fa in cantina e allora la cantina si deve vedere che è una can¬ tina. Aprirò i corsi a fine anno, anche da solo se il cuoco si sarà stufato di aspettarmi, tanto un risotto lo so preparare pure io. Lo faccio perché volevo lasciare un segno del mio passaggio e una scuola è un bel modo per passare agli altri quello che hai imparato. Mi ha aiutato Dario Fo che io continuo a chiamare il Maestro. Una volta gli chiesi perché l'avesse fatto. Mi disse che l'aveva promesso a Franco Parenti che è quello che aveva aiutato lui. Mi piace questo passaggio di consegne artigianale». Enzo Jannacci è appena arrivato da Fiumicino. Come sempre al mattino parla mangiandosi metà delle parole e perdendo di continuo il filo del discorso. «Se mi sento tra amici non mi sforzo e tanti anni fa a Roma, a "La Cometa", ebbi il mio primo grande successo. Poi io ho il sonno chimico, ci metto un po' a smaltirlo». Al Teatro Parioli, dal 16 no¬ vembre al 5 dicembre, farà uno spettacolo col figlio Paolo che studia filosofia per acculturarsi, ma suona anche le tastiere e parla l'inglese meglio di lui. Sarà il suo ultimo spettacolo, dice. Il tempo che gli rimane libero dal suo lavoro di medico intende dedicarlo tutto all'insegnamento. L'ha intitolato «Pensione Italia», questo one-manshow che però in scena sono due, fatto senza orchestra per non dover gareggiare contro i suoni, e senza scenografie che tanto confondono. «Chi ci abita in questa pensione? Mah. Intanto è una pensione nel senso di albergo modesto e di quiescenza dal lavoro. Ci abitano assassini, falsi ruffiani e famiglie abbracciate alla tv. E' come il mare, una pensione, dove si va e si viene. Certo ci saranno anche dei pesci noti, ma non troppi. Tampinerò Miglio, Sgarbi, Bossi, che al primo impatto mi sono pure simpatici A Milano in questi giorni Jannacci ha cominciato a fare alcune audizioni per la scuola. Arrivano ragazzi dai venti ai quarantanni, dice. «Ragazze no, forse perché quando son giovani le donne preferiscono esser considerate più belle che brave». Si farà scrittura, recitazione, ballo e musica: il jazz soprattutto che è il vero padre della musica moderna, e poi solfeggio, canto, lirica e classica, perché le basi servono. La sera sarà un locale aperto al pubblico e con l'incasso si finanzieranno i corsi del pomeriggio: otto ore a settimana per due anni. «Vorrei venissero i miei amici ma dopo li ammazzerei. Senza pretendere troppo, però». del Derby a fare spettacolo. Andreasi, Boidi, Toffolo, Abatantuono, Paletti, Porcaro. Mi piacerebbe anche Paolo Rossi, perché ormai è come Re Mida. Tutto quel che tocca diventa oro. E Villaggio, se non sta a Los Angeles a ritirare un Oscar. E Gaber che la critica continua a considerare un cantautore mentre è uno dei migliori interpreti teatrali che abbiamo, ma non se ne vogliono accorgere. E Renato Pozzetto con Cochi che da trentacinque anni ha sempre la stessa bella faccia. Ma come fa, ho chiesto? E' innamorato, mi hanno spiegato. Non è possibile. Noi siamo stati tutti innamorati e guardate come siamo ridotti. Deve essere altro». [si.ro.]

Luoghi citati: Italia, Los Angeles, Milano, Roma