Poesie religiose piemontesi di Nino Costa

Poesie religiose piemontesi di Nino Costa In libreria Poesie religiose piemontesi di Nino Costa C'è una Torino «miracolosa» che calamita non solo i credenti, ma anche gli scettici e i laici tentati. Dal volterriano Calvino, «scrutatore» nella Piccola Casa, a Giovanni Arpino, che, fissando la «Consolata», folgorò l'odierna cecità, incapace di fare prodigi. Testimonianze del dopoguerra. Altre voci di uno spartito che in Nino Costa riconosce l'interprete forse più fedele e devoto. L'editore Viglongo ripropone del poeta scomparso le Poesie religiose piemontesi (pp. 64, L. 10.000). Nei versi di questo signore che illustrò ogni favilla del focolare subalpino pulsano, con la Consolata, i «santi sociali»: da don Bosco al Cottolengo, al Cafasso. Figure «destinate» ad approdare nell'officina di Costa se è vero che «la gran virtù dij Sant e dij poeta» è «cola 'd brusé '1 sò chuer fin-a a la mòrt» («la grande virtù dei Santi e dei poeti è quella di bruciare il loro cuore fino alla morte»).

Persone citate: Cafasso, Calvino, Giovanni Arpino, Nino Costa, Viglongo